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CHE FINE HA FATTO LA TV DEI PICCOLI? ZAPPING SATELLITARE
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Quello che succede quando si fa un viaggio fra i canali satellitari dedicati ai bambini...
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di Miriam Giudici
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Succede spesso e volentieri, quando si torna a casa stanchi dopo il lavoro, di lasciarsi cadere sul divano e fare quel gesto automatico di accendere il sacro elettrodomestico televisivo.
Così ho fatto anche ieri sera intorno alle 20.30. Forse un po' troppo esausta per la consueta dose di cattive notizie debordanti dai tg, con un mal di testa decisamente troppo forte per sorbirmi le grida di Insinna alle prese con i pacchi di Rai Uno, ma non ancora così irrecuperabile da dovermi arrendere a Un Posto al Sole, per una volta ho optato per un ritorno all'infanzia: ho cercato un tuffo nella serenità facendo un giro fra i canali satellitari dedicati ai bambini.
Chissà, mi sono detta: troverò qualcosa di vagamente rassomigliante ai miei ricordi infantili fatti di Bim Bum Bam, pupazzi parlanti, cartoni animati giapponesi e alberi azzurri? Oppure scoprirò programmi per piccoli mostri, iperattivi, ipertecnologizzati e ipermaleducati? Oppure troverò un nuovo paradiso, dove l'alta qualità e l'estrema varietà dei programmi satellitari si sono riprodotte anche nei palinsesti dedicati ai bambini?
Il primo canale a cui approdo è Rai Sat YoYo, dedicato ai più piccoli: ed ecco la prima gradita sorpresa, cioè la comparsa della mia vecchia conoscenza Dodò, l'uccellino dell'Albero Azzurro. Un programma che mi è sempre rimasto nel cuore e che seguivo avidamente ai tempi, ma anche un programma che certamente tranquillizzava i miei genitori per la qualità dei contenuti, rasserenanti e stimolanti. Ovviamente i conduttori non sono più quelli di una volta, ma scopro con piacere che ancora si fanno quei lavoretti creativi che mi piacevano tanto, con carta, cartone, colla e le immancabili forbici dalla punta arrotondata... mi spiace abbandonare questa oasi, ma il programma è finito e stanno per cominciare gli inquietanti Teletubbies, i pupazzoni inglesi che ogni giorno ripetono con esasperante lentezza gli stessi giochi e le stesse filastrocche... è tempo di cambiare canale.
Salto da Jim Jam, un altro canale dedicato a bambini piuttosto piccoli, a Nickelodeon, il cui target è decisamente un po' più cresciuto: ecco un telefilm americano ambientato sotto il sole della California. Ragazzini di età indefinibile (sono bambini e bambine truccati troppo da grandi, o sono effettivamente dei grandi chiamati a interpretare parti di bambini?) fanno sfoggio di capelli colorati, vestiti sgargianti in improbabili sovrapposizioni, denti sbiancati chimicamente, gloss luccicanti eccetera eccetera. Apprendo dai titoli di coda che la protagonista è Jamie Lee Spears, la sorella di Britney: altra piccola diva prefabbricata con un futuro in clinica di disintossicazione? A parte tutto ciò le storie sembrano innocue e infarcite di buoni sentimenti. Troppa melassa anche per me.
Passo a Cartoon Network ed ecco che mi imbatto in un must della “cultura” preadolescenziale: le Super Chicche. Per chi non le conoscesse, si tratta di tre supereroine formato cartoon, che più che per le loro gesta sono famose come gadget da esibire in varie forme: spille, quaderni, borsette. Devo dire che la serie animata mi disturba un po': tratti spigolosi e duri, protagoniste dall'aria perennemente arrabbiata, pupillone dilatate, strilli ed esplosioni a non finire. Neanche mezzo sorriso (o, quando il sorriso c'è, sembra un po' satanico...). Forse la melassa del programma precedente era eccessiva, ma questi cinque minuti in compagnia delle Super Chicche non mi lasciano certo una sensazione rilassante...
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Finalmente approdo a qualcosa che mi ricorda l'infanzia: su Boomerang si fanno tutte le serie (non giapponesi) che mi ricordo anch'io! I Jetsons, l'Orso Yoghi, Napo Orso Capo, i Peanuts. In un flusso ininterrotto.
L'acidità provocatami dal mal di testa che aumenta mi fa anche dire che si tratta di una bella sfilata di fondi di magazzino.
Bene, so che potrò tornarci quando voglio per abbandonarmi ai ricordi, quindi passo ad Animal Planet, dedicato interamente ai documentari sugli animali, ma con un taglio decisamente adatto ai più piccoli. Insomma, qualcosa di diverso dalla voce un po' paludata che da decenni commenta i documentari di Quark.
Entriamo poi nel regno incontrastato di Disney: ben quattro canali appartengono a Topolino & Co. Che appunto per occupare tanto spazio hanno inglobato nella loro famiglia tanti altri nuovi personaggi, sia disegnati che in carne e ossa: questi ultimi appartengono sempre al filone “preadolescente americano alla moda” che ho già visto. Soprattutto si tratta dei primi canali dove mi capita di sorbirmi un bel po' di pubblicità...
Infine, chiudo con un paio di canali che ripropongono cose vecchie come le Tartarughe Ninja (ma rivisitate con un nuovo stile grafico, ancora più duro, come va di moda), Spiderman, e altre serie che non conosco.
Non è passata nemmeno un'ora e mi sono già annoiata.
Perché mi sono annoiata? A parte l'essere io evidentemente parecchio fuori target per questi programmi, credo che la noia possa essere un problema anche per un bambino o per un ragazzino, davanti a questo flusso ininterrotto di prodotti che tendono ad assomigliarsi tutti.
Se si fa eccezione per i canali specificamente dedicati ai bambini molto piccoli, dove è chiaro anche un intento didattico e si sente la “mano” di esperti e pedagogisti nella cura con cui vengono scelti i programmi, tutto il resto, a prima vista, risulta un marasma indistinto, dove l'attenzione per lo spettatore, appena un po' cresciuto, sparisce.
Se i “vecchi” cartoni animati hanno ancora un significato per chi li ha visti da piccolo, quelli nuovi appaiono terribilmente uniformi: per stile, con le linee spigolose, nere e spesse, i colori sgargianti e le colonne sonore martellanti; e anche per contenuti: in genere si tratta di supereroi di vario tipo, spesso supereroi-ragazzini, che combattono i cattivi di turno e danno sfoggio di “durezza” anche con i loro sguardi sempre corrucciati.
Quando invece abbiamo serie televisive con protagonisti umani, si tratta perlopiù di ragazzine che sembrano scambiare i corridoi della loro scuola per una passerella su cui sfoggiare mises abbastanza improbabili – quando quegli stessi corridoi non diventano invece un palcoscenico su cui cantare e ballare la hit del momento.
Se fortunatamente il ragazzino che capita su questi canali non viene sottoposto a un bombardamento pubblicitario eccessivo, certamente vi si trova un po' abbandonato: i palinsesti sono generalmente concepiti come un flusso unico di programmi della durata di mezz'ora, che si susseguono senza soluzione di continuità. E soprattutto senza un intervento umano, senza nemmeno la cornice data da un “contenitore” come quelli a cui era abituato – da piccolo – chi ora ha un po' più di vent'anni: i vecchi Bim Bum Bam, Big!, e compagnia ci regalavano una presenza umana (o in forma di pupazzo), comunque qualcuno che ci parlava, che legava i diversi momenti del pomeriggio e che, importante, a una certa ora ci salutava e ci dava l'appuntamento al giorno dopo.
Avevamo uno spazio definito e strutturato, con le sigle cantate dalla rassicurante Cristina D'Avena (che in questi giorni festeggia tra l'altro i venticinque anni di carriera), con momenti fissi, giochi e una certa interazione da casa.
Era una televisione non priva di pecche, che certamente ha allevato una delle prime generazioni di bambini teledipendenti e martellati di pubblicità; ma che tutto sommato ancora conservava la consapevolezza che un bambino stava guardando, che era necessario inventarsi cose nuove per tenerne alta l'attenzione, che bisognava mantenere un minimo di scambio, che servivano delle figure-guida reali e rassicuranti per accompagnarlo tra un programma e l'altro.
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Qui invece il flusso continua inesorabile, magmatico, ventiquattro ore su ventiquattro: importa forse a qualcuno che a notte fonda sia molto improbabile trovare un bambino davanti alla televisione?
O, cosa inquietante, invece i bambini che guardano la tv di notte – magari perché i solerti genitori gliel'hanno piazzata in cameretta – esistono veramente?
Io però riesco a essere ottimista: se da questo giro sui canali per ragazzi sono uscita con il mal di testa aumentato e una sensazione di noia tremenda, figuriamoci come potranno annoiarsi dei bambini, sicuramente più vispi e svegli di noi adulti.
L'importante (e il difficile) è però far loro conoscere un'alternativa a questo piattume: se si troveranno per loro orizzonti più stimolanti (e non ci vuole molto visto il punto di partenza) sono certa che abbandoneranno allegramente il telecomando.
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(13/04/2007)
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