Una realtà di disagio e sofferenza, circondati dalle solite squallide mura, dove le “ore d’aria” sono poche al giorno, dove tutte le finestre hanno le sbarre, le porte sono sempre chiuse. In questa situazione sono costretti a vivere i bambini delle mamme detenute in Italia. Vivono in carcere, scontando colpe non commesse, accanto alle madri fino al compimento del terzo anno d’età, successivamente affidati a sconosciuti o, nel migliore dei casi, a qualche parente.
Una vita spezzata proprio nella fase formativa più importante e delicata. Da un lato questa legge italiana n. 663 del 1986 (legge Gozzini), ha voluto salvaguardare il diritto alla maternità, attraverso un difficile compromesso per la libertà dei bambini, però è necessario rendersi conto del danno psicologico che tutto ciò comporta.
Come spiegare loro che questa non è la dimensione della vita reale, che ad una certa ora devono rimanere chiusi dentro… che non sono colpevoli? Quali danni arrecano su di loro i ritmi della detenzione?
Sono necessarie strutture alternative, più consone alle esigenze dei bambini, senza con questo sminuire il senso della pena inflitta a chi commette reato. Per lo più sono giovani donne straniere, quelle che popolano le anguste celle delle carceri femminili di Rebibbia e della Giudecca, condannate per furto o reati minori, che non sono tutelate da nessuno e spesso sono abbandonate, dai compagni o mariti, al loro destino. Attualmente, dopo l’indulto, la presenza di bambini al di sotto dei tre anni si è ridotta ad una cinquantina.
“L’essere umano, per fortuna, trova sempre risorse inaspettate dentro di sé – ha commentato Giuseppe Aliprandi – fotografare questi bambini che stanno vivendo una situazione ingiusta, in una convivenza forzata e difficile, è stata un’esperienza incredibile; sono riusciti comunque a creare uno spirito di comunità, li ho trovati abbastanza aperti.” Ed ha concluso: “Un paese che tiene i bambini in carcere non è degno di definirsi tale.”
Il progetto “Bambini e madri nelle carceri italiane” nasce dall’incontro e la collaborazione tra Giuseppe Aliprandi ed i volontari dell’associazione “A Roma, insieme”, che da 12 anni s’impegnano a “liberare” i bambini ogni sabato dell’anno, per una giornata diversa di libertà nei parchi, in campagna o al mare, secondo la stagione, per consentire loro di spaziare con lo sguardo.
“Giuseppe Aliprandi. Sabati di libertà”
Mostra promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Spettacolo – Centro Nazionale di Fotografia e il Liceo Classico “Tito Livio”.
a cura di Enrico Gusella.
Direzione della mostra: Alessandra De Lucia.
Padova, Aula Magna del Liceo “Tito Livio” (Riviera Tito Livio, 9)
17 febbraio – 17 marzo 2007
Orario: da lunedì a venerdì 09.00/17.00; sabato 09.00/13.00
Chiuso la domenica.
Info: Segreteria Liceo Tito Livio 049 8757324 – 049 8752095
Sabato 3 marzo 2007: convegno sul tema madri e bambini, ore 10.00, aula Magna Liceo Classico Tito Livio
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