LA GRANDE ILLUSIONE DI STARE MALE
Quale è quella parte di noi che sta male, che chiede aiuto? Quale la parte che il psicoterapeuta ha bisogno di ascoltare?
di Dott. Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e Psicoterapeuta della Gestalt

Nel panorama attuale delle terapie cosiddette alternative, è possibile trovare dei metodi che permettono di affrontare i propri problemi psico-fisici da un punto di vista globale.

Per questo sono considerati percorsi “alternativi” rispetto ad un approccio di tipo esclusivamente mentale o fisico, solo psicoterapeutico o solo medico. Personalmente sto sperimentando da anni, con il cliente che lo desidera, una nuova modalità di aiuto che permette di vedere e lavorare con la totalità dell’individuo, considerandolo nelle sue tre manifestazioni di corpo, spirito/coscienza e mente.

Pongo, non a caso, la coscienza tra il corpo e la mente perché mi piace immaginare questa nostra dimensione come anello di congiunzione, e nello stesso di espressione, di quella che è la nostra fisicità, con tutte le sue sensazioni e la sua storia, e la nostra psiche con le sue emozioni, i suoi sentimenti, i suoi condizionamenti, i suoi ricordi e le sue elaborazioni.

Quando incontro una persona nuova, ed in ogni incontro (perché cambia poco: siamo sempre persone nuove ogni giorno), mi domando sempre chi viene a chiedere aiuto, quale parte della persona si sta presentando a me. Il suo corpo che soffre per una crisi d’ansia, o la sua mente che lamenta di soffrire, di non comprendere cosa accade, o ancora una parte della sua personalità che dice di non star bene con se stessa e con gli altri?
Mi affascina altrettanto chiedermi: chi sta dietro tutte queste parti?

Non scopro nulla di nuovo pensando che dietro ad ogni nostra manifestazione umana c’è una coscienza che comprende tutte quelle parti.
La volontà vera, quella sfrondata dai molteplici condizionamenti che appannano in genere la libera espressione di noi stessi, non ha bisogno della sofferenza e dei problemi per scegliere in quale direzione andare, cosa fare.

Non ha neanche bisogno di tempo per decidere, perché lo fa in ogni momento, e non esiste una decisione presa in più momenti, ma semmai esistono più decisioni prese in un solo momento, nel momento presente.

In realtà, quando incontro una persona nuova mi chiedo: quale parte della persona sta usando la coscienza per creare un movimento ed uscire dalla stasi e dalla passività?
Questo mi aiuta a non credere più di tanto ai vari sintomi che il cliente può lamentare, ma a guardare, vedere, contattare quell’altra parte sana che si sta servendo di quei sintomi per creare un’azione, una relazione terapeutica nel mio caso, comunque un movimento.

Tale atto di volontà che spinge a chiedere aiuto, è molto più potente, in direzione del cambiamento, di quanto si possa credere. Non è un eufemismo dire alla persona che “essersi portata” fino all’appuntamento, la prima volta, è l’atto attraverso cui è evidente che ha già innescato il processo di trasformazione che le permetterà di stare bene.

Alla luce di quanto detto, serve alla persona rimanere troppo tempo a crogiolarsi sulle sue sofferenze? E, nell’ipotesi che servisse, a quale parte serve, a quella vincente o piuttosto al suo lato perdente?

Nel prossimo articolo, vedremo insieme un vero e proprio percorso terapeutico per consentire di guarire dal pensiero o dall’idea di essere malati (o di avere problemi).

Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt
e-mail: greco.mariarosa@libero.it
tel. 338/7255800



(06/02/2007)