Sandro Lanza, padre e attore di soap opera ormai in declino, perde il suo ruolo in una serie tv dopo essersi sottoposto ad un intervento di chirurgia estetica. Disperato, per attirare l’attenzione, decide di mettere in atto un finto suicidio che si rivela quasi fatale.
Scritto e diretto da Pupi Avati, esponente di spicco del cinema d’autore italiano, La cena per farli conoscere è un film sulla precarietà della vita di tutti i giorni, una pellicola esistenziale sui sentimenti e sulla delicata natura dei rapporti umani. Nato dal cinema avatiano del passato, quello immerso nella complessità dell’incontro affettivo, il film narra le vicende di Sandro, un attore squattrinato che tenta il suicidio per attirare l’attenzione della stampa. Ricoverato in ospedale, l’uomo viene raggiunto dalle sue tre figlie.
Nel film di Avati un vibrante poker di donne è affidato ad alcune delle attrici più promettenti del nostro cinema: Vanessa Incontrada, Inès Sastre, Violante Placido e la produttrice Francesca Neri. L’aspetto femminile viene sistematicamente esaltato in ogni scena e l’estrema bellezza delle interpreti produce un’atmosfera carismatica e sensuale. Con uno sguardo suggestivo e profondo, La cena per farli conoscere è una commedia corale che si impone al pubblico per il suo carattere irriverente, un inusuale intrico familiare che miscela disagio e divertimento, sarcasmo e rancore. La visione femminile, particolarmente presente nella gestione della macchina da presa, così magicamente persa nei lineamenti e nelle sfumature dei volti femminili, suggerisce emotività e sentimentalismo, sottolineando l’esistenza di quella parte umana che sfugge alla ragione e alla sua limitata circospezione.
Un film per volti versi brillante ma non sempre equilibrato nella narrazione. L’assetto comunicativo non riesce a mantenere un percorso abbastanza convincente, rimanendo incapace di assumere carattere e personalità. Se dal punto di vista scenografico la pellicola si impone con buone probabilità di riuscita, in quello più propriamente narrativo mostra una sorta di handicap di fondo. Tornato per raccontare l’amore e quella complessità appassionate dei sentimenti umani, Pupi Avati, nella fase di passaggio alla riscoperta del vecchio cinema, non rivitalizza la leggerezza della “sua” commedia, sconfinando nella classica storia collettiva e nel rimpianto.
La cena per farli conoscere si presenta allora come un breviario sulla rieducazione sentimentale senza avere quell’approccio innovativo di cui tanto si è parlato. Un film comunque sul contatto e sull’incontro, un momento di comunanza che si avvale del sostegno della recitazione degli attori, in particolare del personaggio maschile interpretato da un intenso Diego Abatantuono. Quello di Avati è un cinema difficile da definire, un cinema che vuole raccontare l’amore nelle sue forme più naif. Questa volta l’intento non è stato del tutto raggiunto.
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