L'ARTE DEL SOGNO
TITOLO ORIGINALE: The science of sleep REGIA: Michel Gondry CON: Gael Garcia Bernal, Charlotte Gainsbourg, Jean-Michel Bernard, Emma De Caunes, Alain Chabat, Miou-Miou, Aurelia Petit, Pierre Vaneck FRANCIA/ITALIA 2006 DURATA: 105 minuti GENERE: drammatico VOTO: 7,5 DATA DI USCITA: 19 Gennaio 2007
di Giancarlo Simone Destrero
A causa della morte del padre, Stéphane, un ragazzo dotato di una fervida immaginazione, giunge a Parigi dal Messico. Qui, grazie all’intercessione della madre, il ragazzo riesce a trovare un lavoro che, però, risulta essere diverso da quello dell’illustratore grafico che la stessa madre gli aveva prospettato. Per reagire a questa frustrazione, Stéphane continua a sognare ad occhi aperti di riuscire a soddisfare la propria creatività inespressa. Intanto fa la conoscenza della sua vicina di casa, Stéphanie.

Il tempo dell’anima è diverso dal tempo cronologico;il tempo dell’anima di un sognatore, poi, prende spesso il sopravvento sul tempo reale, quello che è al di fuori della propria mente. Quando poi, come nel film di Gondry – ma forse mai c’è sognatore senza fanciullino - accade che il soggetto in questione mantenga la purezza sentimentale di un incanto perenne e disinteressato, tipica dell’infanzia, la una meravigliosa realtà che si vive purtroppo deve fare i conti con la più mediocre realtà condivisa.

Questo il senso del film, manifestato nella delicatezza e nella giusta misura inventiva del protagonista Stéphane. Un ragazzo che non è un genio e che certo non stupisce con dichiarazioni eclatanti o con scoperte illuminanti, ma che si ostina a non cedere al ricatto di un mondo che agisce diversamente dalle sue immagini private.

Un individuo che, nonostante l’apparente debolezza, continua ad essere sé stesso nelle emozioni positive ed in quelle negative, continuando a barcamenarsi tra stupore e sofferenza, senza avere neanche il minimo dubbio sul proprio mondo interiore. Un comportamento che lungi dall’essere sciocchezza, e tanto meno immaturità, è il sintomo sostanziale di una inconcussa forza interiore.

Il suo mondo riesce, infatti, a diventare migliore anche grazie all’ironia con il quale Stéphane presenta le sue presunte invenzioni; le quali hanno bisogno di un innocente scatto di fantasia giocosa per essere apprezzate, come nel caso della macchina del tempo da lui costruita per Stéphanie, la donna di cui egli si innamorerà.

Il film è anche un’intelligente storia d’amore, una relazione anomala che non cede alla tentazione di una sua mera risoluzione, ma che anzi consente al protagonista di suffragare la propria capacità onirica fino alla fine. Così come è apprezzabile il contesto scenografico in cui si sviluppa la trama. Un sognatore vive necessariamente immerso nel suo spazio ambientale circoscritto. La sua solitudine e la necessità di sfruttare oniricamente alcune abitudini lo portano a delimitarsi un contesto abituale nel quale fantasticare.

Così il film è tutto girato in ambienti interni e ben riconoscibili: il pianerottolo delle scale dove sono prospicienti gli appartamenti di Stéphane e Stéphanie, le camere degli stessi appartamenti e l’ufficio dove il ragazzo è costretto a guadagnarsi da vivere come non vorrebbe.

La sua istanza creativa è difatti mortificata dal necessario lavoro di impaginazione e copisteria. Stilisticamente, questa compenetrazione tra realtà ed immaginazione, viene resa con delle inquadrature da moderno videoclip, con fotogrammi pieni di colori e di ornamentazioni plastiche in movimento, che tradiscono le origini registiche di Gondry. Il mondo onirico, quindi, non ricorda certo le visioni di Bunuel dove il sogno perveniva sofisticatamente nell’altero fluire filmico, sfumando invece senza la nettezza dell’opera in questione, che tende ad enfatizzare lo spettacolare contrasto dimensionale visivo tra questi momenti ed il resto del film.

Una volta tollerato questo peccato originale, però, l’opera del regista appare ottimamente costruita, capace di parlare al cuore di qualunque spettatore senza sprofondare troppo nel genere e nella maniera dei film intimisti.


(22/01/2007)