Chi ha seguito il reality “La Pupa e il Secchione” ha assistito ad una rappresentazione ormai superata dello stereotipo di studente secchione. Infatti, se gli autori del programma si fossero documentati, avrebbero dovuto tenere in considerazione i dati di una ricerca tutta italiana presentata nel 2005 al Congresso annuale dell’European Society for Population Economics, svoltosi a Verona. Infatti, secondo lo studio intitolato «Bellezza e Esami», condotto su 885 studenti di economia di diverse università italiane, le persone che superano più facilmente gli esami (i secchioni) e che nella vita riescono a raggiungere i migliori risultati sono quelle belle e attraenti.
Lo studio dimostra che «i belli e le belle» raggiungono risultati migliori sia agli esami orali sia in quelli scritti, non tanto per l’influenza che la bellezza potrebbe esercitare sull’esaminatore (il professore) quanto per quella che i ricercatori definiscono «la superiorità naturale» delle persone attraenti traducibile in “autostima”. Gli studiosi hanno sottoposto gli studenti ad una commissione di 5 docenti che doveva valutare il loro grado di bellezza: i voti andavano da 1 (corrispondente al giudizio «brutto») a 5 (corrispondente al giudizio «bello e attraente»).
Esaminando i giudizi ottenuti nei test orali e scritti dagli stessi studenti, i ricercatori hanno potuto notare che i migliori risultati erano stati ottenuti per lo più da coloro che erano stati classificati come attraenti. «L'alta produttività e le migliori performance scolastiche e lavorative delle persone attraenti – affermano gli autori dello studio guidato dai professori Cipriani e Zago, docenti di Economia all'Università di Verona – potrebbe essere il frutto di una pura discriminazione portata avanti sia dai genitori sia dagli insegnanti che producono nei bambini attraenti forte stima di sé stessi e una stimolante voglia di emergere».
I dati di questa ricerca, che confermano i risultati di altri studi condotti in passato, confermano l’addio allo stereotipo dello studente geniale, tutto brufoli e occhiali, senza muscoli e impacciato; e, finalmente, addio anche allo stereotipo che vuole le ragazze intelligenti bruttine e poco curate. Un ruolo importante in questa inversione culturale è da attribuire ad una maggiore e più consapevole cura del corpo che ha democraticamente colmato le distanze tra i naturalmente brutti e i naturalmente belli.
Oggi è difficile incontrare per strada e nelle scuole ragazzi e giovani palesemente brutti: l’abitudine ormai consolidata di frequentare parrucchiere ed estetiste, l’uso del trucco naturale, l’abitudine a frequentare negozi di abbigliamento alla moda spesso alla portata anche di portafogli under 14, aiuta a garantire un minimo di cura estetica per tutti.
Apparire, a 14 anni e forse oggi anche prima, è importante per affermare il proprio essere, definire la propria identità all’interno del gruppo dei coetanei, confrontandosi e spesso specchiandosi negli amici e compagni di scuola. Il rischio è che la cura dell’apparire sovrasti l’attenzione verso l’essere, creando quei mostri televisivi che neppure la bellezza del corpo è in grado di rendere belli. Ma questo non sembra essere il caso dei giovani studenti italiani delle facoltà di economia.
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