Può’ sembrare strano che il Reiki, sistema di guarigione e crescita su cui ho avuto più’ volte occasione di soffermarmi e che é caratterizzato tra le altre cose dall’assoluta assenza di un codice esteriore di regole da seguire, invitando invece a scoprire come vero Maestro il proprio cuore, preveda alcuni principi con cui confrontarsi.
Quelli che vengono definiti come “Principi del Reiki”, codificati da Mikao Usui, come stimolo e provocazione per un rapporto diverso con la propria esistenza.
Come molto spesso accade, esse possono essere lette su molti livelli diversi: uno, più esteriore e superficiale, ove ci appaiono come precetti moralistici legati alla cultura giapponese (contesto del resto nel quale Usui si muoveva ed a cui si rivolgeva), ed un altro, più profondo, possono realmente costituire uno stimolo per un lavoro di crescita.
Non sono e non vogliono assolutamente essere regole esterne di comportamento a cui conformarsi od alle quali adeguarsi, ma occasioni per una riflessione interiore.
Non ho intenzione di stendere un commentario a tali principi, soprattutto perché toglierebbe la possibilità ad ognuno di trovarvi ciò che è pronto e disposto a leggervi, ma solo di indicare un paio di spunti che per ogni principio vogliono suggerire la possibilità di una lettura diversa da quella più immediata e stereotipata, spunti nati dalla mia esperienza ormai quasi ventennale con il Reiki stesso.
Per oggi non ti preoccupare
Questo principio si riferisce alla fiducia nella Realtà, nell’Energia Universale, e nel nostro ruolo in essa. Ci suggerisce, per esempio, di non opporre resistenza agli eventi della vita, ma di cercare invece di comprenderne il significato, di “seguire il flusso degli eventi”.
Il fatto che la Realtà è la nostra miglior maestra, vuole anche dire che ogni evento della nostra esistenza, perfino quello apparentemente più banale, contiene un messaggio ed una lezione ben precisa.
Ogni processo di guarigione e di crescita comporta inevitabilmente un rapporto diverso con la Realtà, meno conflittuale, nel quale invece di rimanere arroccati nelle nostre paure, abbiamo la possibilità di imparare a leggere negli eventi tutte le lezioni che prima di nascere abbiamo scelto di affrontare.
Per oggi non ti arrabbiare
Nel giapponese classico, il kanji, il termine per “arrabbiarsi” e per “preoccuparsi” è lo stesso. Del resto, se scaviamo in profondità, scopriamo che la rabbia deriva generalmente dal fatto di sentirsi minacciati, di doversi difendere da qualcosa, quindi, in ultima analisi, dalla mancanza di fiducia nell’esistenza.
Ovviamente, anche qui, non si tratta di cercare di seguire questo principio come regola morale: se una situazione od una persona provoca in noi un momento di collera, reprimerla non servirebbe ad altro che a somatizzarla; quello che possiamo fare è cercare di scaricarla in un modo che non crei ulteriori conflittualità (per esempio prendendo a botte un cuscino, con il Bonding o con sistemi analoghi), dopodiché potremo cercare di lavorare per comprenderne la fonte, fino ad affrontare le vere cause della rabbia presente dentro di noi, ed a scoprire che - magari - non era affatto legata alla causa esterna, che non era altro che un pretesto per far affiorare un problema interiore.
Onora i maestri, i genitori, gli anziani
Non significa certo subire le ingiustizie o creare una dipendenza nei confronti di qualcuno, ma sviluppare un senso di rispetto per quanto possa averci insegnato, rispetto che non deve indurci a tacere di fronte ai suoi errori, ma anzi a fungergli da specchio: possiamo guarire la nostra relazione con i genitori o con altre figure di potere, per esempio, cercando di sciogliere i nodi che ci portiamo dentro e di dir loro con amore quello che non abbiamo mai saputo od osato dire, guarendo in questo modo la nostra relazione con chi ha avuto in qualche modo un ruolo nei nostri confronti.
Onorarli può anche significare ritenerli degni ed in grado di comprendere una nostra apertura nei loro confronti.
Guadagna la vita onestamente
Al di là degli aspetti più evidenti legati all’onestà, al non sfruttamento altrui per il proprio beneficio, con il concetto di “guadagnarsi” la vita si intende riconoscere, per cominciare, che è un bene prezioso, e che va “meritato”, usando della propria energia e dei propri talenti per contribuire, al meglio delle nostre capacità (“onestamente”), al piano di evoluzione universale di cui ognuno è un tassello.
Su un piano più legato alla sfera del lavoro, è anche un invito a fare sempre del nostro meglio, senza però essere attaccati al risultato delle nostre azioni: quando abbiamo fatto tutto ciò che ci è possibile, il risultato ultimo è comunque in mano alla Realtà.
Quello che ci compete è la qualità della nostra azione, non i risultati che essa può dare. Spesso invece viviamo nella prospettiva opposta, giudicando il nostro lavoro solo in base al risultato concreto che esso ci porta (“Il fine giustifica i mezzi): si tratta pur sempre di un atteggiamento legato al nostro ego, al concetto di ”successo personale”. Questo principio ci invita invece ad imparare ad agire nel modo migliore, più equilibrato ed armonioso, avendo come giudice implacabile il nostro cuore e non l’accettazione sociale oppure le gratificazioni da parte del nostro prossimo.
La stessa cosa vale nelle terapie di Reiki: non siamo mai responsabili della guarigione o della non-guarigione di una persona da noi trattata, ma solo di aver proposto il trattamento nel modo migliore.
Vuol dire anche trovare un giusto equilibrio tra il tempo da dedicare al proprio lavoro e quello da dedicare a se stessi, senza mai eccedere in una delle due direzioni.
Rispetta tutti gli esseri viventi
Rispettare tutti gli esseri viventi può voler dire ricordarci che facciamo parte di una stessa globalità, che la stessa energia scorre in tutte le forme di vita; riscoprire un senso di fratellanza e di condivisione verso le altre manifestazioni della vita, diverse ma non per questo inferiori alla nostra. Ciò può indubbiamente sembrare fantascientifico per un animale come l’uomo che non riesce nemmeno a sperimentare l’uguaglianza con chi ha la pelle di un altro colore o la pensa diversamente da lui, ma è pur sempre una premessa indispensabile per chiunque voglia intraprendere un cammino di crescita e di armonizzazione con la Realtà.
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