I presupposti sono abbastanza seri: pare che in Rai abbiano verificato un calo di ascolti nel norditalia per quanto riguarda le fiction, in particolare a Milano, e che abbiano voluto riprendersi questa fetta di ascoltatori ideando un prodotto nuovo.
Ecco quindi l'idea di prendere spunto da una realtà viva e immediata, con cui fanno i conti, due volte al dì, migliaia e migliaia di persone costrette a recarsi, per studio o per lavoro nella metropoli lombarda: la dura vita del pendolare che prende il treno, contenuto certamente nuovo per il mondo della fiction.
Ugualmente nuova è la forma scelta per questo prodotto: l'instant-comedy, come la definiscono in Rai, ovvero una fiction (con un vagone ricostruito in studio, attori professionisti, testi prestabiliti) che però affonda le sue radici negli argomenti di più stretta attualità, e proprio per mantenere la sua freschezza viene scritta e girata giorno per giorno.
Nasce così Andata e ritorno, striscia quotidiana in onda alle 18.50 (notoriamente orario in cui tutti i pendolari sono davanti alla tv) su Rai2. Protagonisti, nei dieci minuti di ogni puntata, sono sei personaggi, di diverse età e professioni, che ogni giorno si ritrovano nello stesso vagone di ritorno dal lavoro, e lì scambiano chiacchiere e opinioni su argomenti di ogni tipo, da quelli personali a quelli di attualità: finora abbiamo visto che si parla di calcio, di satira sul Papa, di calendari, di Briatore, di vallette della televisione...
E già a questo punto cominciano ad apparire le prime crepe in quello che vorrebbe essere un prodotto televisivo in cui una precisa categoria di utenti dovrebbe rispecchiarsi: chi frequenta i treni pendolari in orario di punta sa che le persone presenti si trovano solitamente in uno stato semi-comatoso, comprensibilmente stanche dopo otto ore di lavoro, poco inclini a chiacchierare amabilmente e ancor meno a volteggiare di qua e di là fra un sedile e l'altro per cambiare interlocutore – anche perché si aggiungono proprio impedimenti fisici, dovuti al sovraffollamento dei vagoni nelle ore di punta.
Nelle prime due puntate della fiction, inoltre, scopriamo che i sei protagonisti sono anche tutti amici e affiatati, al punto che festeggiano insieme il compleanno di una di loro (con tanto di pasticcini e spumante) e vengono invitati alle nozze dei figli di altri due componenti della “compagnia”.
Non serve rimarcare che è più facile, nella vita reale, trovarsi in carrozza con dei perfetti estranei che non incrociare per caso un collega o addirittura un amico... trovarsi addirittura con gli stessi cinque o sei compari ogni giorno è qualcosa che sfida ogni calcolo probabilistico.
Anche la caratterizzazione dei personaggi non sembra andare molto oltre i luoghi comuni: la Professoressa è ovviamente pignola e piuttosto acida; il Vicedirettore di Banca non perde mai l'aplomb; l'Agente Immobiliare è un simpatico cafone sempre attaccato al telefonino; la Studentessa ha un metro di gambe, parla come un'oca ma in fondo è tanto cara...
Ma il punto dolente, quello che più che l'identificazione dei pendolari suscita in loro irritazione, è un altro, macroscopico: i Nostri viaggiano ogni giorno in un treno disegnato da Giugiaro, l'avveniristico Minuetto, capolavoro di design e tecnologia i cui avvistamenti sulle tratte ferroviarie che interessano Milano sono più rari di quelli di un panda.
In più, nonostante l'orario presunto in cui è ambientata la fiction sia quello di punta, il treno è inspiegabilmente semivuoto, al punto che è possibile caricarci perfino delle biciclette.
Sporcizia? Sovraffollamento? Porte che non si aprono? Finestrini bloccati? Riscaldamento rotto? Locomotori e vagoni risalenti alla fine degli anni Sessanta? Sembra che per gli autori Rai queste cose non abbiano mai fatto parte della vita del pendolare.
Per non parlare dei ritardi, delle soppressioni, delle fermate immotivate in mezzo alla nebbia, dei “guasti al materiale rotabile” che sono la routine quotidiana degli sventurati utenti delle nostre ferrovie.
Forse dovrebbero proiettare alcune puntate di Andata e ritorno a bordo di ogni carrozza, in modo che i pendolari abbandonino finalmente quell'aria abbattuta e corrucciata e la smettano con lamentele senza senso. E si convincano una volta per tutte che le nostre Ferrovie sull'orlo del fallimento offrono loro il paradiso in terra.
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