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IL PIACERE NEL FEMMINILE TRA SEGRETI E OVVIETA'
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Cosa non sanno le donne del loro mondo del piacere sessuale, e cosa non sanno gli uomini circa quel mondo? Vi propongo di percorrere insieme strade ovvie e vicoli meno conosciuti di quella metà, e più, di mondo che rappresenta il femminile.
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di Dott. Maria Rosa Greco. Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt
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La donna è stata per tanto tempo condizionata a considerare normale lo status di essere umano, secondo cui la dimensione del piacere sessuale è un optional, come dire “provare piacere sessuale non è necessario”, quindi non provare piacere è normale.
Nella migliore delle ipotesi, è stato da sempre più facile sperimentare l’orgasmo clitorideo che quello vaginale, considerato quasi impossibile.
Addirittura, quest’anno, nel corso di un congresso di sessuologia mi è capitato personalmente di sentir parlare un medico che, con l’ausilio di documentazione estratta da manuali di medicina dei secoli scorsi, tentava di diffondere la sua tesi con molta eccitazione: nella donna non esiste l’orgasmo vaginale.
L’orgasmo è solo clitorideo, e la verosimiglianza tra organo sessuale maschile e clitoride comprova ulteriormente la unidirezionalità del “fenomeno”!
Voglio astenermi qui da commenti specifici su questa tesi.
Ricordo solo, anche a me stessa, che non c’è peggior nemico dell’aspettativa o della credenza, per trovare le prove e le conferme di una propria ipotesi, qualunque essa sia.
Ho voluto riportare questa tesi, però, perché purtroppo esprime chiaramente un tipo di mentalità ancora alquanto dominante: il piacere della donna è ad immagine e somiglianza di quello dell’uomo.
In realtà, gli esperti in sessuologia, e le conoscenze provenienti dalle culture più antiche, progenitrici dell’illuminismo, sanno bene che la donna è capace di sentire e vivere il piacere orgasmico in maniera molto più globale rispetto all’uomo perché è diverso il suo corpo, compreso il suo cervello, ed è diverso il suo approccio alla vita.
L’orgasmo clitorideo e quello vaginale spesso diventano un tutt’uno, concorrendo a quel sentire globale di cui ho accennato.
L’approccio “riduzionistico” alla realtà è frutto di quegli stessi condizionamenti che imprigionano anche l’essere umano di sesso maschile (es. si è scoperto da un po’ di tempo che neanche per l’uomo il piacere sessuale è tutto concentrato nella parte esterna del pene…ma del piacere maschile tratterrò in un prossimo articolo).
Altro elemento molto spesso trascurato è che al piacere sessuale femminile concorre necessariamente la parte attiva della donna.
Ossia, fino a quando ci si percepisce esseri passivi che attendono immobili il piacere dall’esterno sarà più complicato sentirlo.
Come il bambino, che grazie ai suoi movimenti nello spazio esplora, conosce e si trova i suoi piaceri, così è anche quando si incontra un altro essere umano nella sfera del piacere sessuale.
Essere in movimento non vuol dire necessariamente prendere sempre l’iniziativa, ma seguire ed accompagnare l’altro nella ricerca della sintonia e del piacere.
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Per fare un esempio, quando si va in canoa in due, fino a quando è uno solo a remare o si fanno movimenti diversi il risultato è solo fatica fisica e perdita del piacere, ma quando si trova sintonia e sincronia nei movimenti tutto diventa piacevole!
Sapete voi donne e voi uomini com’è il piacere nella donna durante il suo ciclo mestruale?
In ambito psicoterapeutico ho modo di osservare come in genere, ci siano coloro che “sfruttano” quel periodo per avere rapporti sessuali senza rischi di gravidanza, e ci siano coloro, maschi e femmine, che erigono reciprocamente barriere per evitarsi.
Nella mia esperienza clinica mi capita spesso di osservare quanta reticenza e quanta scarsa curiosità si mostri per questi aspetti.
Dall’altra parte è magico assistere, in donne con disagi nell’area sessuale e a conclusione della terapia, alle varie modalità di riappropriazione della dimensione del piacere corporeo e al conseguente cambiamento nel rapporto col proprio corpo e con la propria vita.
Partecipo con piacere, in quei casi, a cambiamenti anche nella sfera dell’autostima.
La persona sperimenta che non serve neanche più tanto controllare e programmare, ma piuttosto vivere assecondando proprio ciò che è piacevole, dalle relazioni umane, al cibo verso cui si è attratti, ecc ecc...
Immaginate come può essere nella vita un essere umano che nega la dimensione del suo piacere, con conseguenti stati di frustrazione e insoddisfazione, di contro ad uno, maschio o femmina che sia, che, nella propria sfera personale, vive pienamente il contatto col proprio piacere corporeo di cui quello sessuale è solo una parte.
In quest’ultima ipotesi, in genere, è più naturale sperimentare il piacere di piacersi e di piacere al mondo (narcisismi e business a parte!)…condizione sana ed evolutiva che contribuisce a mantenere attivi, in movimento ed interessati alla vita.
Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt
e-mail: greco.mariarosa@libero.it
tel. 338/7255800
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(13/11/2006)
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