IL REIKI MASTER: ESSERE REIKI E NON MAESTRI
Parliamo ancora una volta di Reiki. Speculazioni diffuse intorno alla materia hanno confuso le idee riguardo a questo potente strumento di crescita.
di Giancarlo Tarozzi
Torno ad occuparmi di Reiki in questa rubrica dopo un bel po’ di tempo, perché purtroppo le speculazioni fin troppo diffuse intorno a questa tecnica hanno allontanato molte persone dalla sincera ricerca di uno strumento di crescita e guarigione semplice e quanto mai potente.

Tale speculazione si é basata molto sulla diffusione di falsi Master attirati solo dal facile guadagno, che hanno troppo spesso proposto per inesperienza ed impreparazione cose che con il Reiki hanno ben poco a che vedere.

La figura del Reiki Master, infatti, è quella che forse genera le maggiori perplessità in chi ne sente parlare per la prima volta. Infatti, generalmente la condizione di terapeuta viene abbastanza ben compresa, mentre il termine stesso “Maestro” richiama alla mente, per associazione di idee, ruoli e competenze che non hanno molto a che vedere con ciò che propone il terzo livello, e ciò viene purtroppo a volte suffragato da coloro che non vivono tale esperienza nella sua purezza originaria.

La primissima cosa da chiarire è che un Reiki Master non è, e non si propone assolutamente di essere, un “Maestro”, una guida spirituale, un guru; non è necessariamente una persona realizzata che guidi dall’alto della sua esperienza gli altri.

Potremmo paragonarlo forse ad una guida turistica: se io conosco bene Roma, posso suggerire a chi viene a visitare la città una serie di percorsi ottimali, indicare le cose più interessanti da vedere, i luoghi poco raccomandabili...

E’ chiaro che poi ognuno sarà libero di stabilire il proprio percorso, ma a questo punto non rischierà di perdersi qualora “sbagliasse strada”. La stessa cosa avviene nel Reiki: chi ha vissuto e vive a fondo l’esperienza del terzo livello ha la possibilità di vedere le cose da una prospettiva globale, e quindi può stimolare per esempio l’integrazione delle prospettive mancanti (inviterà alcuni a lavorare maggiormente sull’aspetto terapeutico, altri su quello spirituale, etc.).

Il tutto in assoluta libertà, senza dipendenza o transfert.
Nel Reiki non esistono modelli da imitare, per il semplicissimo motivo che ogni essere umano ha una sua specificità, ha esperienze ed esigenze diverse da quelle di chiunque altro, per cui riceverà senz’altro da tale esperienza cose diverse: cercare di misurare su modelli esterni ciò che bisogna fare potrebbe condurci a vivere magari situazioni che già abbiamo perfettamente acquisito, trascurandone altre molto più preziose per noi.

Il Reiki Master non è assolutamente una scuola professionale, non ha il fine di insegnare un lavoro. E’ la scelta di dedicare la propria esistenza al Servizio ed alla guarigione.

Tutto questo senza alimentare il proprio ego, perché il primo e più grande servizio lo si dedica a se stessi, scegliendo di voler uscire da un’esistenza vissuta passivamente, schiavi degli eventi e delle proprie emozioni, per instaurare un rapporto diverso con la Realtà, la sola vera maestra all’esterno di noi che il Reiki ci proponga.

In questo livello, infatti, non esistono trattamenti specifici: la guarigione avviene nel nostro rapporto con la vita quotidiana, imparando gradualmente a scoprire il messaggio celato anche nell’evento più insignificante.

L’acquisizione stessa del Master non significa esserci riusciti una volta per tutte, ma indica che siamo sulla buona strada. Non è il coronamento dell’evoluzione, ma un nuovo punto di partenza contraddistinto da una grande autodeterminazione e dall’integrazione in atto.

Chi ha letto gli articoli precedenti dedicati all’argomento sa bene che il termine “Reiki” indica l’unione dell’energia universale con quella personale: questo concetto viene qui ripreso nella sua accezione più elevata, in quanto è la nostra stessa esistenza che inizia a riarmonizzarsi con il piano evolutivo universale.


Man mano che cominciano a dissolversi gli ostacoli frapposti dal nostro egocentrismo, che impariamo ad ascoltare la voce che ci parla incessantemente dall’interno del nostro cuore, possiamo ritrovare il nostro posto di uomini posti a vivere tra cielo e terra, ponti tra il piano fisico e quello spirituale.

Diventa realmente un impegno a tempo pieno: nella scelta di lavorare attivamente su se stessi non sembrano esserci vacanze, né piani di pensionamento. Non c’è spazio per sentirsi missionari (né per rincorrere facili guadagni).

Non importa quanto si possa razionalizzare la propria scelta, l’energia della crescita spirituale è presente e non è possibile sfuggirla. E’ possibile deciderne il ritmo... a volte.

Il Reiki propone di imparare a vivere la vita scoprendo la bellezza e la meraviglia che c’è in ognuno di noi, a spostare l’attenzione dal circolo vizioso dei rancori e delle frustrazioni per iniziare a nutrire e stimolare le nostre parti più positive, innaffiandole amorevolmente fino a farle sbocciare in tutta la loro vitalità.

Nel momento in cui, un secolo e mezzo fa, Mikao Usui ha ribadito l’importanza dello scambio energetico come presupposto di qualsiasi trasmissione di Reiki, ha gettato le premesse per una grande prova di crescita nel contesto dell’esperienza di terzo livello: l’avidità per alcuni, la mania di grandezza per altri, tutto rientra fino in fondo nel processo di guarigione proposto, in quanto l’individuo viene messo davanti a tutti i suoi limiti ed alle sue manie di potenza.

Può capitare di incontrare sedicenti “Reiki Master”, per fortuna una sparuta minoranza, che hanno creato un vero e proprio business intorno al fenomeno del Reiki, mirato all’acquisizione di soldi, alla creazione di una vera e propria “corte dei discepoli” e così via, come abbiamo accennato nell’introduzione: si tratta evidentemente di persone che al momento presente hanno ceduto alla loro “tentazione del deserto” (il momento in cui Satana ha invitato Cristo a chiamare i suoi angeli e farsi portare tutto ciò che desiderava).

Nel momento in cui il Reiki offre la possibilità di ottenere successi materiali o personali, chi ha scelto di vivere il terzo livello emerge per quello che realmente è.

Proprio qui sta l’estrema difficoltà di quella che possiamo definire una vera e propria prova iniziatica: trovare l’equilibrio nella realtà di tutti i giorni, superare l’attaccamento morboso alle cose quotidiane senza dover necessariamente effettuare una scelta di tipo ascetico.

Per informazioni sui seminari di One Experience© e le altre attività dell'Associazione Pachamama consultare il sito www.sciamanesimo.eu, scrivere a segreteria@sciamanesimo.eu o telefonare al 069032785 o al 3387255800.


(10/11/2006)