Domenica 8 ottobre si è concluso a Torino il convegno Internazionale di Gestalt Therapy, organizzato dall’Associazione Culturale IBTG – Scuola di Gestalt di Torino. Due giorni di confronto tra esponenti europei di varie scuole di Gestalt:
Esperti provenienti da Bordeaux, Amburgo, Scozia e, per l’Italia, l’Istituto Human Information Center di Siracusa e la Scuola di Gestalt di Torino, si sono incontrati con l’obiettivo primario di approfondire temi emergenti nella “pratica” psicoterapeutica della Gestalt.
Dal punto di vista dell’evoluzione storica della Gestalt, negli anni ’50 dello scorso secolo si è assistito al nascere di una prospettiva rivoluzionaria rispetto alla psicoanalisi. Si è passati dall’attuare metodi di intervento centrati sull’integrare l’individuo nella società, partendo dal presupposto che l’adattamento della persona al suo ambiente elimina i disturbi psichici (in tal senso l’essere umano non può mai essere totalmente felice perché deve sublimare i propri impulsi e bisogni), alla prospettiva fenomenologica, grazie alla quale si è posta attenzione alla bellezza delle relazioni umane, all’importanza dell’esperienza, a partire da quella sensoriale, per conoscere, conoscersi ed autorealizzarsi.
L’essere umano è fatto per avere relazioni umane buone, soddisfacenti, creative. Questa prospettiva antropologica è stata rivoluzionaria rispetto alla psicoanalisi. Dall’attenzione al passato ed alla interpretazione dei vissuti presenti in base ad esso, si è passati all’attenzione sul presente, sul cosiddetto “qui e ora”, come unica realtà che crea contatto, relazioni e consapevolezza. E ancor di più, il presente, piuttosto che dal passato, è influenzato dal futuro.
Ossia, ciò che sento o faccio, dipende molto da ciò che sentirò e farò. Ad esempio se io sento rabbia perché ho subito una frustrazione, la prospettiva psicoanalitica porterebbe ad analizzare l’evento scatenante per comprendere fino in fondo i meccanismi interiori che fanno scatenare l’emozione, una prospettiva come quella gestaltica esplorerebbe invece i sensi connessi all’esperienza emozionale per sperimentare nel presente come l’energia della rabbia può essere utilizzata, direzionata e diventare un’azione creativa che porta alla soddisfazione nel momento successivo a quello presente.
Si tratta senz’altro di una prospettiva “attiva”; che dà alla persona l’opportunità di sperimentare immediatamente l’affidarsi alle proprie capacità di risposta,che a volte sono sconosciute, inconsapevoli, totalmente nuove, non automatiche e quindi creative!
Durante il Convegno è stata sottolineata la prospettiva del vedere ciò in cui si crede, contrapposta a quella del credere ciò che si vede. In effetti la nostra mente ha una notevole capacità di apprendimento, come anche di selezione degli stimoli e delle informazioni che arrivano attraverso i nostri sensi.
In ambito psicoterapeutico, un compito, che è anche una sfida dello psicoterapeuta è entrare in contatto con la reale intenzionalità e i reali bisogni del cliente e fornire degli strumenti esperienziali per permettere la loro espressione nel presente. Un’intenzionalità che fondamentalmente è collegata, in svariati modi, all’espressione della propria realizzazione che inevitabilmente segue il principio del piacere e della vita e non del dolore e della morte, che andrebbero considerati come campanelli d’allarme che portino al cambiamento piuttosto che come status a cui l’essere umano inevitabilmente debba tendere.
Questa è la grande sfida del terapeuta o, comunque, di chi, anche in altri modi è impegnato in relazioni d’aiuto: credere in questo perché il magico che è insito in ogni individuo possa emergere!
Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt
e-mail: greco.mariarosa@libero.it
tel. 338/7255800
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