TRA ORIENTE E OCCIDENTE. LA TURCHIA
C’è una terra che sia trova a metà strada tra l’equatore e il polo Nord, una terra immensa che unisce fisicamente, e anche simbolicamente, Europa, Asia e Medio Oriente: è la Turchia. Puntata 1: Istanbul.
di Andrea Boretti
Il nostro viaggio percorre gran parte della Turchia, così detta, Occidentale e quindi, in un certo senso, turistica. In realtà il turismo, ovvero il passaggio dello straniero per le terre turche, è qualcosa a cui gli abitanti del luogo sono abituati ormai da millenni e questo perché la posizione geografica che vi abbiamo descritto poco fa ne ha fatto da sempre la principale rotta commerciale dall’Asia verso l’Europa, e i numerosi caravanserragli (locande) dispersi in tutto il territorio turco stanno a dimostrarlo.

Ovviamente questo incontro di culture non poteva che prodursi in un individuo umano e un ambiente circostante decisamente unico e particolare: il turco e la Turchia, con tutti i loro difetti, ma anche con alcune peculiarità decisamente sorprendenti soprattutto se vi si pensa con quello scetticismo e quella paura tipicamente occidentali. Il nostro è un viaggio alla scoperta di queste particolarità.

Cominciamo quindi da Istanbul, metropoli moderna, classico esempio delle contraddizioni tipiche della nazione turca. Costruita sul Bosforo, lo stretto canale che collega il Mar di Marmara al Mar Nero, e che allo stesso tempo divide l’Europa dall’Asia, Istanbul è caotica e rumorosa come tutte le grandi città. Già Bisanzio, già Constantinopoli, la metropoli turca però è, ed è stata, molto di più. È stata la capitale dell’impero romano d’oriente e successivamente anche di quello musulmano. Per decenni i sultani vissero nel sontuoso palazzo Topkapi in cima al cosiddetto Corno d’Oro, e il nome basti per darvi un’idea della bellezza che si può trovare tra le quattro corti immense, l’harem della famiglia imperiale, diversi bagni turchi, cucine e stanze ricoperte di mosaici.

Ad Istanbul la storia, le culture e soprattutto le religioni si intrecciano e si incontrano in un’atmosfera di reciproco rispetto che in pochi altri luoghi si può ritrovare, e tutto ciò nonostante il 95% dei turchi sia mussulmano. A testimonianza di ciò, la Moschea blu, la più bella tra le moschee di Istanbul, sorge proprio di fronte ad Haghia Sophia, detta “la chiesa della santa sapienza” e una tra le più grandi opere architettoniche del mondo, in segno di sfida ma anche di grande rispetto.

Haghia Sophia, infatti, nata come basilica cristiana nel VI secolo e trasformata 9 secoli più tardi in moschea, era considerata la più bella chiesa dell’epoca e la costruzione di una moschea della bellezza e della sontuosità della Moschea blu voleva significare proprio questo, riconoscere un’eccellenza e voler dimostrare di essere alla stessa altezza. Rispetto ma non sottomissione quindi.

La religione a Istanbul è qualcosa di decisamente particolare, è ovunque e in nessun luogo, e personalmente non riesco a parlare di Istanbul come di una città religiosa. Sì, camminando per strada si possono trovare mussulmani tra più estremisti che girano con le mogli vestite con l’ormai noto burka nero, ma è altrettanto facile inbattersi in numerosi altri turchi che affermano con orgoglio e consapevolezza la propria laicità, il proprio non andare alla moschea.

La religione, l’Islam è ovunque, ma è una scelta non un’imposizione, ed è per questo che camminando per la città non si può che pensare ai recenti fatti di terrorismo come a qualcosa di decisamente lontano da questa realtà.


L’impressione è che la vera natura del popolo turco non sia quella religiosa, ne tanto meno quella guerrafondaia, ma quella del commerciante. Per strada, infatti, chiunque cercherà di fare la vostra conoscenza, di aiutarvi, spesso è solo la tipica e sorprendente cortesia turca, altre volte è la ricerca di un affare, di un buon affare, soprattutto se siete straniero.

Solo una visita al Gran Bazar può permettere di capire veramente cosa tutto ciò significhi. Il Gran Bazar è una città nella città, nel cui dedalo di strade e stradine è facile perdersi; al suo interno si trovano più di 4000 negozi di ogni genere, dai bar, ai ristoranti, ai negozi di tappeti, di ottone, di gioielli, pietre, di vestiti nuovi e usati, di stoffe e via dicendo. Non si può essere preparati ad una visita al Gran Bazar, appena entrati, infatti, si è subito assaliti da venditori di ogni sorta che provando ad attacare bottone nella tua lingua madre o in inglese, che conoscono benissimo, cercano di vendere merci di ogni tipo.

Stupefacente è la loro capacità di riconoscere con un colpo d’occhio la nazionalità del turista occidentale. L’atmosfera è piacevole e i venditori sempre simpatici e affabili, quasi mai insistenti, parlare (e trattare) con loro è veramente soddisfacente, il problema è cercare di non farsi prendere la mano, perché per quanto i prezzi per un occidentale siano veramente bassi, il raggiro è comunque sempre dietro l’angolo. Altrettanto interessante è il cosiddetto Bazar delle spezie dove si possono trovare spezie, sapori e dolci di ogni tipo, e anche qui, ovviamente, il prezzo non è mai indicato.

Ma come dicevamo Istanbul è una metropoli decisamente moderna in cui gli affari d’oggi si sviluppano ormai lontano dal vecchio Sultanhamet (la zona adiacente al Bazar dove troviamo il Corno d’oro e la Moschea blu). Il cuore economico della città si trova nel Beyoglu al di là del ponte di Galata e quindi sulla sponda occidentale del Bosforo. Qui si trovano i palazzi delle multinazionali, gli alberghi più moderni e i locali alla moda, o almeno così sembra….

Sì, così sembra, perché anche qui, dove tutto pare proiettato verso l’occidente, troviamo i carretti che vendono cozze e frutta dolcissima lungo la strada, mele, meloni, pesche e via dicendo. Basta girare in qualche piccola traversa per fare un salto indietro di trent’anni o più. Le viette del Beyoglu sono infatti un susseguirsi di robivecchi, di negozi di pezzi di ricambio, di aste lungo la strada e ovviamente di carretti trascinati da qualche ragazzetto che pare debba cadere da un momento all’altro e invece continua a correre imperterrito.

Istanbul sintesi di culture e religione antiche e Istanbul moderna, ma con un’anima fatta di tradizione e di commercio quindi, ma Istanbul, pare incredibile dirlo, è ancora di più. È anche una grossa sede universitaria, ve ne sono dieci, simbolo di una ricerca di cultura e una volontà di sapienza difficilmente egualiabili, è l’accoglienza della gente sempre predisposta ad un sorriso, è il caos, quello che trovi all’Otogar, la stazione degli autobus, dove centinaia di persone si accalcano e decine di autobus sono intenti in manovre che non capirai mai come potranno andare tutte a buon fine.

Infine, Istanbul, è anche i suoi tramonti, splendidi, ognuno diverso dagli altri, con una skyline non fatta di grattacieli, ma dei minareti delle moschee, dieci, cento, mille minareti che bruciano dell’ultimo sole della giornata…Instanbul è questa, la città dei mille minareti e dei mille tramonti.


(02/10/2006)