Cinque anni fa: piazza Alimonda. G8 di Genova. Un ragazzo di vent’anni alza un estintore contro una camionetta blindata dei carabinieri. Ammesso e non concesso che questo potesse comportare un rischio effettivo per i carabinieri a bordo del veicolo, uno di questi spara e il proiettile colpisce il giovane Carlo Giuliani. Vent’anni. Morto.
Quanto meno si dovrebbe parlare di scarsa professionalità per un uomo in divisa che, in preda ad un terrore (ingiustificato?), ha sparato contro un manifestante. Cinque anni fa, il carabiniere fu considerato non idoneo all’esercizio. Dopo cinque anni, nel corso dei quali il carabiniere Mario Placanica si è candidato per le liste di AN a Catanzaro, egli si ritiene parte lesa e chiede alla famiglia Giuliani un risarcimento.
Un risarcimento perché quel giorno, spiega Placanica, lui ha difeso i suoi compagni e l’Arma. Ha difeso anche il nome, omertosamente taciuto, del conducente della camionetta che non esitò a passare sul corpo già morto di Carlo Giuliani.
Le accuse contro Mario Placanica furono archiviate dalla Procura e poi dal GIP, dopo una lunga inchiesta, con la motivazione che aveva agito per legittima difesa: "in presenza di causa di giustificazione che esclude la punibilità del fatto" (come recitano le motivazioni). La perizia realizzata durante l'istruttoria, basata su un filmato, ha concluso che il colpo che ha ucciso Carlo Giuliani fosse stato sparato verso l'alto e fosse rimbalzato su un sasso scagliato da un altro manifestante.
Il 3 ottobre 2005, in un altro procedimento riguardante le tragiche giornate del G8 di Genova, Marco Salvi – medico legale della Procura - ha dichiarato che il colpo non venne deviato da alcun corpo esterno. Secondo la perizia presentata dagli avvocati della famiglia Giuliani, la distanza tra il manifestante e il mezzo era di 6,50 m, troppi perché l'estintore potesse avere qualche esito.
In seguito agli eventi accaduti a Genova tra il 19 e il 21 luglio 2001, il Parlamento Europeo ha approvato che sono deplorate “le sospensioni dei diritti fondamentali avvenute durante le manifestazioni pubbliche, ed in particolare in occasione della riunione del G8 a Genova, come la libertà di espressione, la libertà di circolazione, il diritto alla difesa, il diritto all'integrità fisica" ed "esprime grande preoccupazione per il clima di impunità che sta sorgendo in alcuni Stati membri dell'Unione europea (Austria, Belgio, Francia, Italia, Portogallo, Svezia e Regno Unito), in cui gli atti illeciti e l'abuso della violenza da parte degli agenti di polizia e del personale carcerario, soprattutto nei confronti dei richiedenti asilo, dei profughi e delle persone appartenenti alle minoranze etniche, non vengono adeguatamente sanzionati ed esorta gli Stati membri in questione a privilegiare maggiormente tale questione nell'ambito della loro politica penale e giudiziaria".
Amnesty International, nel suo rapporto sul G8 di Genova, ha parlato di "una violazione dei diritti umani di proporzioni mai viste in Europa nella storia recente".
Valutazioni dello stesso tenore sono state espresse in un documento emesso dalla sezione USA di Amnesty a cinque anni dall'accaduto, sottolineando le inadempienze italiane in termini di rispetto dei diritti umani.
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