SALI SUL TRENO E VAI!
La ricerca del mezzo attraverso cui conoscersi e capire il proprio mal di vivere è fondamentale. Seconda parte.
di Dott. Maria Rosa Greco. Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt
Riprendiamo il nostro viaggio nel percorso psicoterapeutico: la scelta della meta che si vuole raggiungere.
Nel precedente articolo, eravamo rimasti ad alcuni esempi sulle “stazioni di partenza” per comprendere il proprio disagio nei confronti della vita.
Ora proseguiamo il percorso introducendo alcuni esempi di mete o obiettivi di una terapia.
La soluzione di difficoltà e problemi personali e relazioni ai quali non si riesce a far fronte da tempo; la scomparsa di sintomi spiacevoli che impediscono di vivere in maniera fluida e piena (es. attacchi di panico, stati depressivi, ecc.); il sostegno specialistico in importanti e significativi fasi di passaggio della propria vita che si sente di non poter affrontare da soli; la comprensione e trasformazione dei propri disagi esistenziali che non si ritengono “malattie”, ma che comunque tolgono serenità ed energia vitale.

Al di sotto di tutti questi esempi di possibili mete di una psicoterapia si trova un binario comune: il cambiamento interiore.
Ossia, il disagio psicologico in genere parte dall’ostinarsi nell’utilizzare sempre gli stessi schemi mentali che non possono essere efficaci per tutte le situazioni di vita, per tutte le relazioni sociali, per tutte le relazioni personali più intime, per tutti i contesti e per tutte le fasi della vita.
Pertanto, il cambiamento delle modalità conosciute crea un movimento travolgente che spazza via ciò che intenzionalmente e consapevolmente si è deciso di affrontare.

Il gioco ingannevole della mente consiste nel resistere al cambiamento, alle novità perché esse spesso portano scompiglio, confusione, eccitazione (strano ma vero: l’eccitazione, lo sfrigolio della vita il più delle volte suscita paura, dunque scatta l’opposizione e relativo combattimento!).
E’ questa la sfida più grande, sia per il terapeuta che per chi gli chiede aiuto.
Non resta che scegliere con quale tipo di treno partire: Regionale, Intercity, Eurostar.
Questa scelta non è semplice, né è consigliabile salire sul primo treno che arrivi in stazione.
E’ possibile che, anche se è stato scelto consapevolmente un tipo di treno, alla fine l’eurostar, ad esempio, arrivi alla meta con molto più ritardo del Regionale!
Oppure che il Regionale ci impieghi così tanto tempo che si finisca con il sentire quella lentezza dormiente dentro, si rimane a dipendere da quel treno perché si è ormai saliti, ma nel frattempo si è, metaforicamente, morti, risorti, scesi dal treno con la fantasia, risaliti, ecc ecc…

La psicoterapia gestaltica (per saperne di più su questo approccio leggete in questa stessa rubrica miei precedenti articoli esplicativi in merito) può rientrare nella categoria dei treni Intercity.
Ma quali sono gli accessori che caratterizzano questa tipologia di treno?
Consapevolezza e contatto tra Sé del terapeuta e Sé della persona che ha chiesto aiuto.
Il Sé, in questo contesto, non coincide con il solo aspetto mentale, o la personalità, ma con la totalità della persona che è in ogni istante un connubio di corpo, mente ed energia che nel momento in cui entrano in sintonia ed in contatto contemporaneamente permettono al magico di accadere, come spesso mi piace definire questo processo.
Ossia, quando si permette l’accensione di questa fiamma si dà la possibilità al cambiamento di avvenire.
Dopodiché il terapeuta torna in fondo al treno per arare il nuovo terreno, con l’ausilio di esperienze ed esercizi che coinvolgono anche il corpo e l’azione, e per fare emergere ed acquisire la prossima consapevolezza: un ulteriore apprendimento utile per proseguire nel percorso di trait d’union tra sensazioni e sentimenti interiori ed espressione e soddisfazione esteriori.


(17/07/2006)