Assistere a un concerto come quello organizzato dal Fai a Villa Panza (Va) ieri sera (06/07/06) nell’ambito della rassegna “Mozart sotto le stelle” è sempre un evento di grande piacere emotivo, artistico e intellettuale.
Diluviava, quindi, anziché nel bellissimo cortile interno della Villa, come era stato previsto, il concerto del duo Clerici (violoncello) - Cattarossi (pianoforte) è stato spostato all’interno di una sala di un’altra magnifico edificio del Fai, Villa Ponti, a soli cinque minuti di cammino.
Ho avuto la fortuna di conoscere il solista, Umberto Clerici, alcuni anni fa, durante un corso di perfezionamento per violoncellisti presso l’Accademia Chigiana con Mario Brunello. All’epoca Umberto aveva forse neppure diciotto anni (oggi ne ha 24) e non era ancora diplomato. Già, però, il suo talento si era manifestato senza indugi. Quello che mi ha sempre colpito di questo giovane grande musicista è il suo gusto per la sfida, che non diventa mai competizione, ma si destreggia tra gioco e divertimento, una sorta di scherno intelligente, senza prendersi mai troppo sul serio, ma che sa quando è il momento di cambiare registro. E così è stato ieri sera, durante l’interpretazione di alcuni tra i pezzi più difficili della letteratura per violoncello, sia a livello tecnico che interpretativo.
Dalle Variazioni sul tema “Ein Madchen oder Weibchen” dal Flauto Magico di Mozart, di L. van Beethoven, ai Cinque pezzi in stile popolare op. 102 di R. Schumann, alla Introduction et Polonnaise Brillante op.3 in do maggiore di F. Chopin, fino alla celeberrima Sonata in fa maggiore op.99 di Johannes Brahms, Clerici è come se ci avesse raccontato e descritto delle storie, degli umori, delle immagini di quadri. Ma per raccontare bene ci vuole fantasia, creatività, ci vogliono mezzi espressivi, duttilità, ironia e saggezza, non basta una tecnica perfetta, e proprio in questo il giovane violoncellista si distingue, grazie alla sua capacità di sfruttare al meglio l’infinita gamma di mezzi espressivi che ha a disposizione. Difficile trovare simili qualità in giovani interpreti, sebbene di alto livello, e se una delle più grandi doti di un artista è quello di creare un vero dialogo con il proprio pubblico, facendolo divertire, suscitando empatia, entusiasmo e attenzione, allora Clerici è un grande artista. E non è un caso se la famiglia Janigro ha affidato al suo talento il violoncello Guadagnini (1769) appartenuto al grande violoncellista Antonio Janigro (1918 – 1989).
Mi sono concentrata a torto solo sulla figura del violoncellista, ma chiaramente il merito è anche della brava pianista Monica Cattarossi.
Alla fine del concerto, il Fai ha offerto un rinfresco nei saloni di Villa Panza, in cui antico e contemporaneo dialogano in un atmosfera irreale, quasi da sogno, grazie alla presenza di una delle più importanti collezioni di arte contemporanea.
Una serata da rivivere più spesso, con o senza temporale.
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