Le donne cipriote del 2000 a.C. per accrescere il loro fascino usavano essenze a base di rosmarino, origano, alloro, mirto, lavanda, cinnamo, coriandolo, prezzemolo, mandorla amara, camomilla e anice. La più antica fabbrica di profumi del Mediterraneo è stata scoperta a Cipro, l’isola di Afrodite, da un team di archeologi dell’Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali (Itabc) del Cnr, diretto da Maria Rosaria Belgiorno.
La “profumeria”, trovata nel sito di Pyrgos Mavroraki, era annessa ad un grande frantoio; l’olio, infatti, prodotto a Cipro in quantità industriali, era largamente usato per la produzione di belletti ed unguenti ricavati dalla macerazione di erbe e piante.
A questa scoperta Trevi (Perugina) dedica la mostra “I profumi di Cipro. Olio d’oliva e fascino dall’isola di Afrodite nel 2000. a.C”, presso il Museo della Civiltà dell’Ulivo, che durerà fino al 12 novembre 2006.
Presenti in mostra anche ampolle, attingitoi, alambicchi e vasi utilizzati nell’antico “laboratorio”. Sulla base delle ricette originali i ricercatori del Cnr sono riusciti a ricostruire le preistoriche essenze grazie al ritrovamento nei manufatti di tracce microscopiche degli antichi flavori.
«A testimoniare il funzionamento della lavorazione presso Pyrgos – spiega Maria Rosa Belgiorno – sono cinque macine di andesite, quattro grandi bacili per la preparazione delle essenze e 14 fosse intonacate ancora colme di cenere e carboni dove si sono trovate altrettante brocche che contenevano l’olio d’oliva e le essenze in infusione. All’esterno eleganti portaprofumi attendevano di essere riempiti con imbuti di terracotta e piccoli attingitoi per il dosaggio, mentre altri vasi di pregiata fattura già contenevano le essenze di base. Del corredo fanno parte anche grandi vasi forniti di un lungo becco laterale, la cui forma ricalca e precorre perfettamente quella della testa degli alambicchi utilizzati in periodo storico in Grecia e nel mondo arabo per l’estrazione degli olii profumati. La stessa tipologia di utensile richiama il famoso distillatore conservato nel Museo di Taxila in Pakistan, (proveniente dai primi scavi di Mohendjio Daro) e datato al III millennio a.C. Tale oggetto, riconosciuto dal professor Paolo Rovesti nel 1975, è ritenuto il più antico sistema distillatorio nel mondo».
Dalla preparazione si passava poi alla vendita al dettaglio dei profumi nel cortile adiacente, sotto una grande tettoia sostenuta da colonne.
«La presenza di askoi, decine di vasi, bacili, tazze, portaprofumi, attingitoi, una giara e tre grandi contenitori anforoidi – continua la dottoressa Belgiorno – fanno pensare ad una sorta di negozio o luogo di scambio».
|
|