IL CLIENTE HA SEMPRE RAGIONE? MAL - COSTUMI DEGLI ESERCIZI COMMERCIALI
Essere guardati dall'alto al basso entrando in un negozio e pensare che forse qualcosa è cambiato...
di Daniela Mazzoli
Iniziare la frase con l’espressione c’era una volta non è sempre l’indizio che una favola sta per cominciare. In questo caso, appunto, il fantastico riferimento temporale sta ad indicare che un certo modo di fare, una maniera di comportarsi, una forma di buona educazione sta diventando fenomeno sempre più raro. Non so se ci avete fatto caso… ma i bravi commessi non esistono più. Una volta, non tanto tempo fa, una signora che entrasse in un negozio –specie del centro città- era accolta con cortesia e seguita con attenzione, era assecondata nelle sue richieste e ascoltata.

Non la si costringeva a far altro che ad esporre le proprie necessità e sperare che nel negozio suddetto avessero i mezzi per soddisfarle.
Oggi, nonostante l’aumento del costo della vita e la difficoltà sempre più tangibile del ceto medio al consumo disinvolto, il cliente –quello che aveva davvero sempre ragione- viene maltrattato e reso vittima di persone che senza alcun motivo e giustificazione si comportano nei suoi confronti in maniera pregiudiziale e spesso ineducata.
Intanto bisogna stare bene attenti, quando si entra in un negozio, a come si è vestiti e pettinati, perché i commessi e gli stessi esercenti si faranno un’idea su di voi, e su quello che siete disposti e in grado di spendere, dagli abiti che indossate e dal senso generale di ricchezza che trasmette il vostro aspetto.

Se avete addosso una cosa messa al volo nella fretta di fare spese o nell’urgenza di un acquisto imprevisto, o se semplicemente quella mattina proprio non vi andava di mettervi in lungo e non siete nemmeno freschi di parrucchiere non dubitate: non solo nessuno vi si ‘filerà’, ma verrete scoraggiati a perder tempo e a farlo perdere, e sollecitati in vari modi a cercare altrove quel che vi occorre. Ho sentito io stessa dire, dalla responsabile “pettuta” di un noto negozio in Via Cola di Rienzo, a una giovane taglia 44 che lì non c’erano camicette della sua misura! E ho visto troppe volte commesse senza alcuna capacità, non azzardo, ‘psicologica’ ma nemmeno di civile comportamento, guardare con disprezzo persone indecise di fronte all’acquisto di un capo di nessun valore reale. Trascuro, per non essere ingenua, il malcostume alla frode continua, insistente, sfiancante, dal quale ci si difende solo in due modi: vivendo sempre sul filo di un perenne braccio di ferro col commerciante o infine rinunciando all’acquisto tout court.

Combattere ogni giorno con il tentativo di vedersi vendere, in assoluto e scandaloso sovrapprezzo, merci fabbricate in lontani paesi dell’est o del sud del mondo oppure cessare il confronto con lo sciacallaggio diffuso degli ultimi anni: queste sono le alternative.

Il mio televisore, mandato in riparazione (secondo garanzia) per un banale ricambio-pezzo è fermo in assistenza da oltre un mese. L’artigiano che confeziona scarpe su misura mi ha fatto tornare in negozio cinque volte per non aver mai segnato il modello scelto nonostante ripetute raccomandazioni. Il parrucchiere a cui ho pagato molti euro per dei colpi di sole mi vuole convincere che essi sono color nocciola e non rossi, come evidenza vuole. Un paio di commesse in un negozio d’intimo alle quali ho chiesto uno sconto su un reggiseno molto comune del costo di cinquanta euro si sono risentite moltissimo e –oltre ad avermi guardata con disgusto- hanno protestato dicendo che non potevano proprio, perché si trattava di un articolo valido tutto l’anno, non stagionale!

La cosa più atroce è percepire sempre più chiaramente che non solo il danaro determina la rispettabilità sociale ma che la valutazione su chi ne possiede è in mano a persone che spesso –pur avendone assunto la spocchia- non ne comprendono i veri vantaggi.


(05/07/2006)