A Tokyo, lo scorso anni, si sono suicidate 91 persone in 34 suicidi di gruppo organizzati da siti internet. C’è stato un incremento del 65% rispetto al 2004. Il fenomeno, che preoccupa la polizia locale, è iniziato nel 2003 con 34 morti volontarie e 55 nel 2004. Le intenzioni di suicidio erano state, dai volontari, annunciate su appositi siti web con la speranza di trovare qualcuno con cui condividere l’esperienza. Nel dicembre 2005 tre uomini ed una donna si sono lasciati morire asfissiati con l’ossido di carbonio in un’automobile.
Perché?
La polizia ha imposto ai gestori di siti internet di pubblicare nome e cognome delle persone che annunciano di volersi suicidare o di coloro che reclutano aspiranti suicidi. Grazie alla direttiva entrata in vigore lo scorso ottobre 2005, sono stati bloccati dodici casi di suicidio collettivo. "Il provvedimento ha dato frutti e pensiamo di rafforzare la cooperazione con i gestori dei siti" ha detto un portavoce della polizia.
Nonostante sia sempre stato un paese ad alto tasso di suicidi (30.000 persone ogni anno), il Giappone dei più giovani ha scoperto l’attrazione per la morte come fenomeno di massa. Non più, quindi, un’esperienza personale, altrettanto discutibile. Ma un esperienza collettiva. Sarà forse mal comune mezzo gaudio?
L’11 febbraio 2003, ad inaugurare la pratica, furono due ragazzi di 24 anni ed una ragazza di 22 che si lasciarono asfissiare in auto nella prefettura di Saitama, una serie interminabile di città satelliti-dormitorio della metropoli di Tokyo.
Perché?
Ne è stato scritto perfino un libro (Suicide Manual di Osamu Fukutani) e, come ogni fenomeno tanto discusso ha creato una serie di sottoprodotti e di emuli. Forse è solo un’altra moda. L’ennesima. La moda dei giovani che giocano a rialzo. Forse è un tentativo, l’ultimo, di chiedere aiuto alla generazione dei padri.
Un appello oppure un gioco con la morte? Da stabilirsi è complicato e, se si trovasse la risposta, probabilmente avremmo la soluzione a questa morte collettiva. Prendere coscienza della propria vita ed assumersene le responsabilità non è mai stato facile. Senza voler cadere nel falso moralismo e constatare quanto sia povero (spiritualmente) il mondo, possiamo in compenso constatare come il suicidio sia un fenomeno degli ultimi secoli.
Tutta la letteratura sulla decadenza del mondo contemporaneo potrebbe fornire un’adeguata chiave di lettura. Un confluire di più componenti, insomma, potrebbero spiegare un (altrimenti) inspiegabile pratica della morte.
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