SCOPRIAMO LE VIRTU' DELL’ERBA MATE
Dal Sudamerica arriva una pianta dalle proprietà depurative, stimolanti e antiossidanti: sorseggiarne l’infuso caldo è un rito antichissimo che oggi possiamo provare anche noi.
di Miriam Giudici
Il suo nome scientifico è Ilex paraguariensis, ma viene soprannominata anche “oro verde”: e l’erba mate è davvero un tesoro che arriva dal Sudamerica.
Un tesoro che per le popolazioni di quelle terre è un po’ come il pane quotidiano: bere l’infuso di questa pianta è una pratica che per le tribù di Paraguay, Uruguay e Argentina risale alla notte dei tempi. Lungi dall’essere eliminato dalla Chiesa, che vedeva nei bevitori di mate dei fannulloni, l’uso di sorseggiare questa bevanda è radicato oggi presso tutte le popolazioni di queste terre: un po’ come per gli italiani è irrinunciabile il rito del caffè.

E con il caffè l’erba mate ha in comune le proprietà stimolanti: contiene infatti mateina, una molecola che è parente stretta della caffeina e che favorisce la concentrazione e dà energia.
Ma le proprietà di questa erba delle meraviglie non finiscono qui: favorendo la diuresi permette di depurare l’organismo; contiene sali minerali e vitamine; è una miniera di polifenoli, che con la loro azione antiossidante prevengono l’invecchiamento. Il mate è una bevanda dal grande potere tonificante, e non a caso gli indios la usavano anche per combattere la fatica, specialmente ad alta quota, perché ha anche la capacità di ridurre il senso della fame.

Come tutte le bevande che contengono sostanze stimolanti del sistema nervoso centrale, bisogna però tenere presente che il mate può dare qualche problema: può alterare il ritmo cardiaco, può provocare irritabilità e favorire la cefalea. E soprattutto è nemica del sonno.

Ma se meravigliosi sono i benefici dell’Ilex paraguanensis, ancora più suggestivo è il rito con cui la bevanda viene preparata: la parola quechua mati significa zucca, e proprio da una zucca scavata (a volte rivestita d’argento) si ricava il recipiente, il matero, usato per l’infusione delle foglie. Queste vengono sminuzzate e coperte di acqua quasi bollente; quindi si sorseggia la tisana con una cannuccia di metallo, la bombilla, che all’estremità ha un filtro. Bere il mate è una piccola cerimonia quotidiana che consente di staccare dalla routine, e soprattutto è un momento da passare in compagnia: è un rito collettivo che riunisce e che fa sentire gli ospiti subito a casa.
Il suo gusto è inconfondibile: amarognolo (a causa dei tannini), con un sentore di legno, noi diremmo simile a quello del tè verde.

Da qualche anno ormai l’erba mate ha attraversato l’oceano ed è sbarcata anche da noi: si trova nei grandi supermercati, nelle erboristerie e nei negozi equo-solidali sia nella sua forma originale, in sacchetti pieni di quello che potremmo scambiare per tè, che in bustine monodose da usare con le nostre normali tazze. Ma non è difficile, nei negozi specializzati in tè e tisane, trovare matero e bombilla.
E poi ci si può sbizzarrire: oltre che come tisana bollente, il mate si può bere mescolato ad altre erbe (camomilla, tiglio), addolcito con zucchero o miele, reso insolito da un pizzico di cannella o di zenzero, allungato con il latte; freddo, con aggiunta di cubetti di ghiaccio e limone, diventa una bibita rinfrescante.
Un rito che si aggiorna, si rinnova e continua a tramandarsi.


(14/06/2006)