Il blues è un vero e proprio viaggio che ha come guida principale l’amore per la musica calda. Quella musica che nelle grandi stagioni del blues assume il sapore degli opposti: “il black e il white”, dove si alternano interpreti di colore a bianchi volti con la medesima passione.
Il blues si spinge ovunque, arriva dappertutto è sufficiente amarlo e richiamarlo. A questo richiamo risponde la “House Blues Band” con un nuovo cd Live at B.O.A. presentato il 4 maggio 2006 al BOA (Birrificio Ostiense Artigianale - ore 22.00 – Ostia Lido-RM) riproposto per sabato 20 maggio p.v. ore 21,30 presso il Teatro Nino Manfredi (Via dei Pallottini Ostia Lido).
La Band ormai nota tra i cultori del blues vanta componenti di spessore come il capogruppo Remo Silvestro (chitarra voce) e Direttore Artistico del locale, Mario Donadone (piano e voce), Fabio Penna (contrabbasso) e il giovanissimo astro nascente Milo Silvestro (batteria e percussioni). Il CD racchiude una raccolta di successi che nell’arco dei sei mesi di concerti al BOA, sono diventati appuntamenti irrinunciabili per un pubblico sempre più vasto dove la Band accoglie puntualmente artisti italiani eccellenti come Angelo Adamo, grande armonicista cromatico e leggendari stranieri quali Harold Bradley Totem carismatico evergreen, Herbie Going, King James Johnson, Eric Daniel ed altri professionisti di elevata natura musicale, presenti nel cd.
Ad arricchire il gruppo le vocalistes Giò Bosco artista completa e Lucy Campeti. I brani all’interno del “Live” ripropongono i classici del blues, del soul e del iazz, rivisti e arrangiati sapientemente dalla Band.
BLACK WHITE and BLUES
Il blues è il cuore della cultura di un popolo che non ha più terra. Radici di uomini, donne e bambini strappate e gettate nelle fauci del colonialismo dell’Ottocento. Dal dolore nasce una nuova cultura con un suo linguaggio che diviene espressione, canto di vita e speranza recondita di libertà …
Gli “schiavi” africani apprendono un inglese definito nigger english o american english e lo associano ad una religione cristiana intrisa di panteismo, tentando di ritrovare in tali elementi qualcosa che li riconduca alla loro identità perduta. È dalla nostalgia che emerge il canto blues, un modo inedito d’intendere la musica che lega i negri d’America di epoche lontane, in un’unica nascente comunità di cui il delta del Mississippi ne diviene culla e patria.
Raccogliere le balle di cotone accomuna le sorti e origina i canti di lavoro nelle piantagioni di cotone, di canna da zucchero o sulle banchine dei porti fluviali. Nessuno schiavo si aspetta di poter migliorare la sua vita e con quello stato d’animo genera la tristezza che esprime attraverso la voce, sottolineandola col battito delle mani. Nella quotidianità la nigger voice e l’innocente natura primitiva fanno rivivere la magia e i rituali religiosi che a loro appartengono, definendo con l’esistenza stessa, uno stile musicale e la sua anima immortale.
Il blues traduce sentimenti etnici ed accorati appelli che diventano opera di denuncia, di disagio collettivo e in breve tempo si trasformano in canale informativo in codice per esprimere la rabbia ed il dissenso. Successivamente si assumerà la paternità della musica moderna. Il rock, il jazz ed altri generi musicali emergono dalle sonorità del blues originario, incontrandosi con la tradizione africana e gli strumenti musicali europei. Viene per questo connubio utilizzato un blues più evoluto fatto di numerosi accordi interpretati da virtuosi come Charlie Parker, B.B. King, John Lee Hooker, Muddy Waters, Bo Diddley, Melvin Taylor, Bernard Allison, Bessie Smith, Robert Johnson, Eric Claptone tanti altri. In Italia arriverà verso la metà degli anni ’50 introdotto dal celebre Ghigo Agosti.
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