Ci stiamo abituando ai messaggi della cosmesi e della medicina estetica che ci vogliono eternamente giovani, belli, senza rughe e senza tempo. Una vera e propria dichiarazione di guerra alla vecchiaia! Il fatto è che gli anziani, quelli che hanno superato il 65esimo anno di età, rappresentano il 19,5% della popolazione italiana che diventerà il 34% nel 2050 (dati e previsioni Istat 2005). I dati parlano di una società che invecchia al ritmo del 147% dal 1970 al 2000.
Le numerose ricerche effettuate in questi anni sulla popolazione degli over 60 mettono in luce un fenomeno prima mai riscontrato: l’aumento nella popolazione degli over non è proporzionale all’aumentare delle malattie e delle invalidità solitamente correlate ad un’età così avanzata. La tendenza sembra indicarci che la vecchiaia potrebbe non essere più l’età della malattia e che, forse, potremmo sperare in una società lungamente giovane.
Possiamo quindi dire di aver vinto la guerra contro il tempo? No, e speriamo non accada mai. Certo è che la battaglia importante, quella che vale la pena di essere condotta, non è contro il tempo (battaglia assai vana!); il focus dell’impegno sociale, individuale e della scienza medica, ma non solo, è di lottare per aggiungere qualità agli anni di vita che abbiamo conquistato.
Dalla ricerca dell’Istat presentata nell’aprile di quest’anno, emerge che circa il 47% degli 80enni affermano di non sentirsi vecchi, di godere di buona salute e di essere felici. Dedicano tempo alla cura di sé, agli affetti, alle cose che non hanno potuto o non hanno avuto il tempo di fare in gioventù, senza obblighi e godendo del tempo di vita conquistato.
I “vecchi” ci stanno insegnando ad avere una visione positiva del tempo che passa ed un’immagine ecologica della salute che coniuga nella ricerca del Benessere l’obiettivo di un’intera società, giovani e anziani! Tanto è cambiato da ventenni fa ad oggi, se pensiamo che negli anni ottanta un 55enne che andava in pensione era vecchio, senza progetti per il futuro e in attesa di qualche infermità inevitabile.
Stili di vita, opportunità per la gestione del tempo libero, medicina preventiva oltre alla cultura della salute e del benessere hanno radicalmente mutato non soltanto il modo in cui gli anziani pensano se stessi, ma anche il modo in cui ogni fascia d’età vive il proprio quotidiano.
Tradotto in termini pratici, l’esperienza dei longevi dimostra che le basi di una “vecchiaia di successo” (come la definiscono gli americani) è il frutto di un’educazione al ben-essere che inizia in giovane età. Non è un caso che i giovani, così come gli anziani, considerino fondamentali per condurre una vita di buona salute, uno stile di vita sano, l’impegno in attività che consentano di mantenere la forma e l’efficienza fisica, comportamenti finalizzati non all’efficientismo ma a favorire le relazioni con gli altri e con l’ambiente il più a lungo possibile. La battaglia persa in partenza è quella di chi cerca la giovinezza pur avendo un’età avanzata.
Non si tratta infatti di far diventare giovani i vecchi e saggi i giovani (se mai fosse possibile); ciò che unisce e raccoglie i consensi di ogni età è la conquista di un nuovo equilibrio tra Benessere e Bellessere, gli ingredienti di una vita che valga la pena di essere vissuta ogni giorno, a tutte le età, in ogni paese.
Quale sarà la società di domani?
A chi ci chiede di fare previsioni sentiamo di rispondere che, avendo grande fiducia nell’intelligenza dei giovani che già stanno dimostrando di saper imparare dai vecchi, la prossima società sarà quella del ben-essere. Lungi dall’essere la società dell’efficienza dai ritmi innaturali (la cosidetta società fast), le future generazioni che si troveranno a convivere con nonni, bisnonni e talvolta trisavoli, saprà riconquistare lo spazio e il tempo per la cura degli affetti, la cura di sé, del proprio tempo e del proprio corpo.
Cambieranno di segno molti valori di questa nostra società: la bellezza avrà il significato dell’esperienza soggettiva del sentirsi belli piuttosto che dell’essere belli in confromità a canoni estetici e mode; l’essere in forma inizierà a dipendere sempre meno dalle lezioni in palestra così come la cura del corpo si acquisterà sempre meno dal chirurgo plastico valicando il significato estetico per diventare uno degli aspetti fondamentali del ben-essere. La cura del corpo avrà come fine la salute ma anche la crescita personale, la vita di relazione, l’autostima a tutte le età. Corpo come mezzo per poter vivere a lungo una vita di relazione felice e soddisfacente.
Ma non fraintendiamo: non si tratta dell’elogio della cultura narcisistica del corpo ma della diffusione di una nuova dimensione della bellezza in cui il ben-essere sarà il motore per ridurre la distanza tra cura della mente e del corpo, bellezza dell’anima e delle forme. Troppo ottimismo? Forse, ma come tutte le previsioni aspettano soltanto di essere confermate o smentite…e noi speriamo davvero di non essere smentiti.
|
|