E’ solo di ieri, ma ha già fatto il giro del mondo, la notizia che il Parlamento spagnolo ha deciso di dibattere una Carta dei Diritti per gli Ominidi non umani, ovvero Gorilla, Oranghi, Scimpanzè e Bonobo.
La proposta ha radici socialiste ed è stata accettata ieri in Parlamento fra mille polemiche. Contraddicendo il suo spirito di amore e rispetto per la vita, persino la Chiesa si è scagliata contro la proposta, affermando che “si scade nel ridicolo concedendo agli animali diritti che non vengono riconosciuti nemmeno agli embrioni”. Insomma, si stava meglio prima perché “Mal comune mezzo gaudio”. In un primo tempo anche Amnesty International si è schierata contro la legge con motivazioni simili, ma poi ha cambiato idea: “In fondo noi ci occupiamo di altri problemi”, ha detto un portavoce.
Sebbene quindi l’opposizione alla legge sia piuttosto forte, Joaquin Araujo, presidente spagnolo del Progetto internazionale Grande Scimmia, sorride soddisfatto di fronte a coloro che parlano di marcia indietro, ora che la proposta è finalmente giunta in Parlamento.
Il GAP (Great Ape project) nasce dall’idea di un gruppo di scienziati (Jane Goodall, ad esempio), filosofi (Peter Singer), giuristi ed attivisti, ed ha lo scopo di estendere anche agli Ominidi non umani appartenenti alla sottofamiglia Homininae (Gorilla, Scimpanzè, Bonobo e Oranghi) i diritti che vengono riconosciuti per ora solo alla nostra specie. Si tratta di includerli nella cosiddetta Comunità dei pari, ovvero la nostra, e come scopo finale di far approvare all’ONU una Carta dei Diritti Fondamentali delle Grandi Scimmie.
Il Progetto si basa sul fatto che gli umani condividono con gli Homininae ben il 98% del DNA e che diversi studi etologici hanno dimostrato la capacità di questi animali di provare compassione, dolore, felicità, o di mostrarsi ironici o contrariati. Esattamente come noi.
La Dichiarazione del Progetto estende agli Homininae tre diritti fondamentali della nostra comunità:
1.Diritto alla vita: si chiede che ne diventi illegale l’uccisione se non per legittima difesa.
2.Difesa della libertà individuale: il GAP sostiene che sia illegale imprigionare un membro della Comunità dei pari, a meno che non sia necessario per il suo bene o per l’incolumità pubblica.
3.Proibizione della tortura: in cui si vieta qualsiasi forma di tortura nei confronti delle Grandi Scimmie Antropomorfe, anche se fosse per trarne un vero o presunto beneficio per gli umani.
Si tratta quindi di una dichiarazione la cui accettazione impone limiti molto forti: la cessazione di qualsiasi forma di vivisezione nei confronti di questi animali, la liberazione dai circhi, dagli zoo, l’impossibilità di commerciare le specie o parti di esse. Quest’ultimo è ovviamente un provvedimento già in vigore, ma dopo l’approvazione della Dichiarazione, chiunque contrabbandi una Grande Scimmia Antropomorfa dovrà subire pene ben più severe.
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Insomma, il Progetto colma un vuoto (un GAP, appunto) burocratico a cui finora ben pochi si erano interessati. Contemporaneamente, il Parlamento britannico ha posto l’attenzione su un altro problema fondamentale: QUANTO soffrono gli animali? Sebbene al confronto del GAP questo progetto possa apparire meno significativo, in realtà apre la strada per la liberazione di milioni di animali dalla tortura della vivisezione. Un progetto forse più pratico, ma esteso a tutte le specie ed anch’esso fondamentale.
Il concetto di “dolore” viene applicato infatti solo all’essere umano, in quanto è l’unico animale in grado di esprimerlo. Si stenta a crederlo, ma solo il 4 aprile di quest’anno lo University College di Londra ha pubblicato uno studio che conferma la possibilità dei neonati di provare dolore: fino ad un mese fa, i neonati venivano operati senza anestesia e le loro reazioni interpretate come semplici riflessi…
Le attuali norme britanniche in materia di esperimenti sugli animali impediscono di effettuare esperimenti senza anestesia nel caso in cui questi provocherebbero sofferenze eccessive.
Il concetto di sofferenza però non è mai stato misurato e quindi è facilissimo aggirare l’ostacolo.
Anche in Italia il problema è simile. L’articolo 6 della legge 116/92, infatti, stabilisce che "gli esperimenti devono essere effettuati in modo da evitare angoscia e sofferenza o dolore inutili agli animali", ma anche in questo caso non vengono date le definizioni di sofferenza e angoscia animale.
Da pochi giorni, un gruppo di scienziati si occupa di “valutare le sofferenze” degli animali in nove laboratori di vivisezione britannici. I risultati dello studio purtroppo non serviranno per impedire che cani, gatti, conigli, scimmie e cavie (solo per citare i più famosi) siano uccisi a milioni nei laboratori, però consente di limitarne incredibilmente le sofferenze. Si passa dalla tortura vera e propria, ad una forma di studio almeno un minimo più rispettosa.
La presa di posizione della Spagna nei confronti del GAP, che segue a quella della Nuova Zelanda diversi anni fa, e la ricerca sul dolore britannica sono il segnale di un fortissimo cambiamento portato avanti dalle nuove generazioni, ben più sensibili delle precedenti in campo ecologico e di rispetto della vita.
Progetti come questi aprono la via della speranza per un mondo migliore. E non vuole essere una frase sentita mille volte. Almeno nell’ottica dei diritti degli animali, stavolta leggetela con una consapevolezza diversa.
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