ORGOGLIO E PREGIUDIZIO
UN ROMANZO ATTUALE?

JANE AUSTEN

Quella dei Bennet è una famiglia tipica dell’Inghilterra di due secoli fa: principale occupazione è la ricerca del buon partito, del matrimonio conveniente. Ma tra le cinque figlie emerge Elizabeth, spirito indipendente e curioso. L’incontro con Darcy, uomo nobile e chiuso, libera passioni contrastate che la società pre-vittoriana non conosce. E’ capace questo romanzo dal gusto quasi antico di parlare anche a noi?

di Stefano Zoja
Nel discorso critico sembra spesso che ogni classico sia condannato a dimostrare la sua attualità. Un testo che ha fatto la storia non può non avere qualcosa da dire ai lettori dei secoli successivi: si cerca dentro il testo il messaggio moderno, una morale attualizzabile, che giustifichi il suo essere classico. A volte finendo col far dire all’opera qualcosa che non c’è, o che comunque non ha più a che fare col suo nucleo tematico profondo.

L’operazione, quando non sconfina in una fastidiosa forzatura, ha comunque un senso: ogni testo a cui ci avviciniamo ci coinvolge o ci annoia a seconda della sua capacità di colpire la nostra sensibilità di uomini nati duecento o duemila anni dopo l’autore. Questo è comprensibile e, per fortuna, inevitabile. Ma probabilmente è altrettanto importante, soprattutto con certi romanzi, saperci calare in un’epoca diversa dalla nostra. Si crea un’atmosfera quasi fiabesca, di abbandono, quando riusciamo a sentire il sapore di un tempo distante, di un mondo in cui valevano regole diverse e parole inconsuete per descriverlo. “Orgoglio e pregiudizio” è uno di questi romanzi.

Qui si racconta di matrimoni combinati, di nobiltà e di dialoghi affettati, in un’Inghilterra fine-settecentesca di inchini, corpetti, carrozze e candele. “Orgoglio e pregiudizio” è un libro romantico, leggero, addirittura delicato. Forse ingenuo, se lo leggiamo con gli occhi invadenti della modernità e dell’impegno, ma sognante e giocoso se ne accettiamo l’epoca. Beninteso, il mondo asfissiante delle convenzioni sociali, che passano dalla buona creanza e arrivano a rovinare le vite, è odioso a Jane Austen. Ma la critica ha le forme dell’ironia leggera, quasi conciliante. Dappertutto aleggia un’intelligenza sottile ma inoffensiva: conta la poesia, non la durezza etica.

E’ un mondo tutto sommato semplice e leggibile, che contrappone ai formalismi e alle rigidità sociali quei pochi spiriti mossi dall’indipendenza e dalla spontaneità. Elizabeth Bennet e Darcy sono gli eroi del romanzo: sono liberi di muoversi nel teatrino che è la società, alle convenzioni contrappongono le convinzioni. Naturalmente non sono eroi perfetti: l’orgoglio del titolo è quello di Darcy, mentre Elizabeth, abbagliata, incappa nel pregiudizio. Rischiano di non incontrarsi, di scivolarsi addosso, addirittura di odiarsi, ma diversamente da chi si lascia trasportare dagli schemi sociali sono capaci di capire e correggersi.

Il romanzo è principalmente qui, nella celebrazione pacata e partecipe dell’individuo emancipato e presente a se stesso. Jane Austen aveva ventun’anni quando l'ha scritto. Era il 1797 (il libro fu pubblicato nel 1813), il clima del Romanticismo ancora non era diffuso, ma le figure di Elizabeth e Darcy ne anticipano qualcosa. “Orgoglio e pregiudizio” è diventato un classico. Una storia romantica in tutti i sensi, dal tono leggero, dalla prosa elegante. Può essere letto come una fiaba strutturata e intelligente, anzi conviene che sia così. Con abbandono e leggerezza, con la stessa giocosità che deve averci messo Jane Austen nello scriverlo. Allora l’attualità del romanzo, per chi è capace di questo spirito, emergerà da sé.


(15/03/2006)