Una distesa di verde e acqua infinta. Fiumi, paludi, boschetti ripariali e lo sguardo che si perde all’orizzonte. Il Pantanal, tra Brasile e Bolivia, è la più grande pianura alluvionale del mondo (grande quanto metà delle California), un luogo in cui convivono animali come il Formichiere gigante e l’Anaconda, il Giaguaro e il Capibara. Un luogo che, purtroppo, è talmente accogliente da attirare le mire degli allevatori, i quali, se continueranno a disboscarlo alla velocità attuale (quadruplicata negli ultimi anni, secondo Conservation International), lo porteranno alla scomparsa definitiva entro il 2050.
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Il Pantanal è un oceano verde, una terra ricca d’acqua che per 6 mesi all’anno, da aprile a settembre, si trasforma in un enorme lago, e per altri 6 mesi, dopo il fazante (il reflusso), è coperto da lagune salmastre ed erba, tanta erba. Questo ambiente incredibile ospita ben 3500 specie di piante, e 874 fra uccelli, mammiferi, rettili ed anfibi.
Come nelle grandi savane africane la fanno da padrone Leoni e Iene, nel Pantanal i grandi predatori sono il Caimano ed il Giaguaro, quest’ultimo quasi impossibile da vedere. In effetti, gli allevatori lo hanno sempre considerato un pericolo per le loro mandrie, come accade da noi per il lupo, e la caccia è stata spietata. Se il governo prevedesse il rimborso dei capi uccisi, forse il numero di giaguari potrebbe tornare a crescere.
Le grandi pianure hanno da sempre accolto animali di grandi dimensioni, sia perché più un animale è grande, minori saranno le possibilità che un predatore riesca ad abbatterlo, sia perché, mentre camminare fra gli alberi di una foresta è impossibile se si è grossi, non ci sono limiti di dimensioni negli ambienti aperti. Così, troviamo nel Pantanal animali spettacolari come il Formichiere gigante, che pesa fino a 40 kg, la Lontra gigante, l’Armadillo gigante, il Capibara (un roditore che pesa oltre 60 kg!), il Tapiro brasiliano (che invece raggiunge i 250 Kg), l’Anaconda gialla, lunga fino a 4 metri, ed ovviamente uccelli come il Nandù, lo Jaribù e la Spatola, la cui altezza varia fra il metro ed il metro e mezzo.
Oltre alle dimensioni, gli animali del Pantanal colpiscono per la loro incredibile bellezza. Fra tutti, spicca la meravigliosa Ara giacinto, un pappagallo blu cobalto con un cerchio giallo brillante attorno all’occhio ed al grosso becco nero. Su 6500 individui censiti in tutto il mondo, ben 5000 vivono nel Pantanal, di cui sono il simbolo indiscusso.
Purtroppo, le Are giacinto sono soggette ad un commercio illegale che ne sta drasticamente riducendo il numero. Fra l’altro, la cattura di frodo si rivolge non solo agli adulti, ma anche ai pulcini, di cui il 99% muore durante il trasporto.
Oltre a rappresentare una casa per tutte queste specie animali, il Pantanal è anche un importantissimo corridoio ecologico, perchè funge da collegamento fra il Bacino del Rio delle Amazzoni ed il Bacino delle Plata, e rappresenta un’importante tappa per le migrazioni degli uccelli fra il Canada ed il Cile. La possibilità per le specie di muoversi su grandi distanze permette di mantenere lo scambio genico e quindi di evitare che si moltiplichino le mutazioni dovute all’incrocio fra consanguinei.
Per anni i pantainero, i butteri del Pantanal, hanno vissuto al suo interno in equilibrio con la natura. Vivono nelle fazendas, bellissime fattorie isolate dal resto del mondo che ospitano enormi mandrie di cavalli e zebù. Le continue alluvioni ed il suolo sabbioso, infatti, rendono impossibile l’agricoltura. I pantainero sono gli eredi degli invasori portoghesi, arrivati in Sud America alla ricerca di schiavi ed oro. Molti di loro, delusi dalle false aspettative, non ebbero la forza di tornare in patria e si stabilirono nel Pantanal.
Mentre spesso la pratica dell’'allevamento in zone ritenute “a rischio” diventa fonte, a lungo termine, di gravi disastri ambientali, nel Pantanal la situazione è ben diversa. La disponibilità di spazi immensi per far pascolare le grandi mandrie ha fatto sì che non fossero necessarie forti alterazioni, anzi gli animali fertilizzano il terreno con le feci, lo compattano camminandoci, portano parassiti che vengono mangiati dagli uccelli.
In questo caso l’allevamento era la forma di economia locale più sostenibile che si potesse immaginare.
L’equilibrata convivenza tra vacche, pantainero e la grande pianura alluvionale è continuata fino agli anni ‘70. Le nuove generazioni non ne vogliono sapere di allevare le mandrie dei padri, fuggono verso la città e l’economia, basata sull’allevamento, collassa.
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Le fazendas vengono vendute alle banche ed alle industrie per la costruzione di centrali idroelettriche, mentre le multinazionali della soia cercano di accaparrarsi il diritto di regimentare il corso dei fiumi, in modo da disporre di un corridoio unico di trasporto fra le piantagioni ed il mare.
La perdita di un paradiso quale è il Pantanal, non è soltanto tragica in termini di perdita di biodiversità, ma ha effetti molto più vasti: il bacino del Rio Paraguay e dei suoi affluenti porta acqua potabile alle comunità locali, trasporta sedimenti fertili, fornisce pesce, mantiene il terreno morbido e, a livello globale, dà un forte contributo alla stabilità del clima. Già oggi alcuni degli affluenti del Rio Paraguay si sono seccati: il terreno è andato soggetto ad erosione e molti dei pantainero rimasti hanno perso le loro fazendas.
Per prevenire il disastro, alcune associazioni tra cui l’americana CI - Conservation International, hanno dato il via ad una serie di campagne informative e di ricerca. CI in particolare sta cercando di convincere il governo brasiliano ad aumentare le misure restrittive nei confronti del disboscamento e della lottizzazione dell’area. Solo l’1% del Pantanal, la Riserva di Carà Carà, è oggi area protetta.
La legge attuale prevede che ogni proprietario terriero si adoperi per mantenere inalterate tutte le rive dei fiumi che scorrono nella propria terra, più un 20% circa della proprietà. Se questa legge fosse rispettata, si avrebbe una convivenza perfetta. Tuttavia, le frequenti alluvioni rendono difficile delimitare le terre, per cui gli allevatori si prendono la libertà di cambiare le carte in tavola quando vogliono e deforestano per fare largo al bestiame.
Un tempo ciò non accadeva. Un solo pantainero, infatti, possedeva molti ettari ed aveva una sola grande mandria. Lo smembramento dovuto alla fuga verso le città ha ridotto lo spazio disponibile per tutti, moltiplicando il numero di mandrie a parità di numero di animali. Ogni allevatore vuole avere il suo spazio di pascolamento e per ottenerlo é pronto a ricorrere anche a mezzi poco ortodossi.
Per salvaguardare l’ambiente, CI si è impegnata a premiare con fondi monetari i proprietari terrieri che terranno fede alla legge. In più, prevede corsi di educazione ambientale per i pantainero che ne faranno richiesta, e la possibilità di dedicarsi all’ecoturismo con tempi di licenza più brevi di quelli attuali.
Come spesso accade, quindi, una delle chiavi per salvare l’ambiente è il turismo consapevole.
Le più grandi bellezze naturali si trovano in luoghi in cui il tasso di povertà è talmente elevato da non dare altra scelta agli abitanti che distruggere le foreste per venderne il legno e liberare il terreno per l’agricoltura, oppure darsi al commercio illegale delle specie.
Renderli consapevoli del fatto che la loro maggiore risorsa economica consiste proprio nel mantenere queste bellezze, è una chiave sicura per la conservazione dell’ambiente.
Fonti:
Airone, ottobre 2005
Conservation International www.conservation.org
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