CHI DECIDE COS'E' REALE?
La nostra mente è fortemente condizionata ed abituata a considerare come normale il modo in cui percepiamo quotidianamente la realtà in cui viviamo, con i nostri sentimenti ed emozioni. In realtà si tratta solo di una delle tante modalità di percepire la realtà.
di Giancarlo Tarozzi
Nelle mie esperienze con le tecniche meditative, le piante maestre, e... a volte anche solo un bicchiere di buona birra, mi sono trovato più volte a confrontare l'atteggiamento che in quei momenti avevo nei confronti delle difficoltà quotidiane con quello "ordinario". Ma chi ha detto che sia più "giusto" ciò che siamo abituati a percepire, e che determina le nostre priorità quotidiane, solo perché siamo abituati a viverlo?

Generalmente, nei cosiddetti "stati alterati di coscienza", ci si ritrova a percepire e vivere maggiormente il momento presente, il "qui e ora".

Purtroppo, questo porta poi alcune persone a illudersi di poter sfuggire alle lezioni che la realtà ha in serbo per loro, rifugiandosi nei cosiddetti "paradisi artificiali".

In molte tradizioni, il ricorso a piante (non a caso definita Maestre), serve solo ad indicare una strada, a far assaggiare una modalità diversa per poi stimolare la persona a intraprendere un lavoro interiore e consolidare le proprie esperienze senza bisogno di far ricorso a nessun tipo di sostanza, e quando parlo di piante maestre, mi riferisco anche al tabacco ed alla vite; per i nativi americani il tabacco è una pianta estremamente sacra. Fumare ritualmente il calumet non ha niente a che vedere con l'intossicarsi di sigarette. Per altre popolazioni che hanno mantenuto un rapporto sacrale con la natura, dall'alcol si ricavano bevande utilizzabili in rituali sacri; e questo non ha niente a che vedere con l'ubriacarsi o diventare alcolizzati.

Esperienze come l'Ayahuasca, che ho vissuto ritualmente con gli indios dell'Amazzonia peruviana, portano ad un contatto diretto con l'energia della Dea; e questo non ha niente a che vedere con il drogarsi, il bucarsi lo sfuggire alla realtà... affidandosi a qualcosa di esterno. E’ sufficiente, generalmente, utilizzarle una sola volta per ricevere quei messaggi e quelle indicazioni che in quel momento servono al proprio percorso interiore.

Ma non a caso, nelle culture dominate dalle religioni patriarcali, tutte queste sostanze hanno completamente perso il loro significato più sacro e profondo: l'individuo è sempre più convinto di non valere abbastanza, diventa facilmente vittima o si sente fallito e si rassegna, si lascia vivere immerso in un sonno profondo perfettamente manipolabile e influenzabile dal potere di turno.

Solo ripartire da una connessione profonda con se stessi, lavorare per la propria consapevolezza e risvegliarsi alla percezione del momento presente può condurre in parallelo alla libertà interiore e a quella esteriore, cioè a svincolarsi dai condizionamenti imposti dalla cultura dominante e sfuggire alla fin troppo comoda condizione di vittima che, sentendosi manipolata, trova perfettamente giustificabile manipolare a sua volta coloro che ha intorno alimentando una reazione a catena che conviene solo a chi gestisce tutto il gioco


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(28/02/2006)