I XX giochi olimpici invernali si sono conclusi con una grande cerimonia domenica 26 febbraio. L’Italia, paese ospitante, ne esce a testa alta. La macchina organizzativa ha funzionato a dovere, i nostri atleti hanno mantenuto alta la nostra bandiera. Ma da oggi Torino è tornata a essere una città come le altre, l’atmosfera olimpica è partita insieme a tutti gli atleti. Qualcuno con una medaglia al collo, altri con cocenti delusioni che si dovranno presto lasciare alle spalle. Ora lo sguardo volge al futuro, verso Calgary.
Eppure, adesso che tutto è finito, è il momento di fare bilanci su quello che le olimpiadi hanno, a sorpresa, rappresentato per l’Italia: un grande evento mediatico e televisivo. Nessuno se lo aspettava. Nemmeno la Rai. Le Olimpiadi hanno superato ogni aspettativa, mantenendo la media di rete sempre ad alti livelli, con una media del 17,5 per cento di share. Tanti, tantissimi quindi gli spettatori, soprattutto nei momenti in cui il pathos è stato maggiore, come durante la gara della coppia di danza Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio. Il pattinaggio e il curling sono stati le grandi sorprese, attirando l’interesse di molta parte del pubblico italiano; per una volta gli sport minori sono stati sotto i riflettori. Il pubblico ha gradito, dunque, non c’è che dire. Fin dalla cerimonia di apertura ha seguito le Olimpiadi con grande attenzione, mantenendo Raidue sempre ad alti livelli di ascolto.
Resta da chiedersi se non sia stata la Rai a non essere del tutto all’altezza delle aspettative. Per chi non possiede la tv satellitare, non c’erano altre alternative e lo spettatore medio ha dovuto necessariamente seguire gli sport olimpici sulla televisione di stato. La televisione pubblica, dal canto suo, ha dedicato all’evento sportivo un’intera rete televisiva. Nonostante ciò, il servizio non è stato all’altezza, del resto la dirigenza Rai non ha mai nascosto di non crederci troppo in queste Olimpiadi e non ha costruito un evento mediatico che affiancasse quello prettamente sportivo. Gli approfondimenti serali e la buona volontà di giornalisti e cronisti non sono bastati. La Rai ha mancato il suo compito di servizio pubblico, sfruttando in maniera pessima quella che avrebbe potuto essere una grande occasione.
Della Torino Olimpica, noi non torinesi non abbiamo vissuto nulla, se non le cerimonie di apertura e chiusura e qualche medaglia assegnata in Medal Plaza. Di tutti gli eventi che sono stati costruiti attorno alle Olimpiadi e dei numerosi concerti tenuti da artisti di statura internazionale non ci è arrivata voce, se non da qualche mezzo alternativo alla televisione di stato. Nessuna trasmissione ha preceduto la messa in onda delle Olimpiadi, nessun approfondimento di preparazione all’evento. Nessun vero interesse a ciò che accadeva in Piemonte a contorno della gare.
Raidue non ha nemmeno voluto rinunciare al suo mercoledì di coppa Uefa per far spazio all’evento sportivo più importante di questo inverno. E mentre il pubblico da casa respirava aria nuova e sentiva finalmente parlare di sport diversi che non fossero il solito sopravvalutato calcio, la Rai preferiva un partita di pallone al curling o allo short track in cui pure si battevano le nostre nazionali.
E più di tutto, ciò che sorprende lo spettatore sono le inopportune interruzioni pubblicitarie. Gli sport sono stati spesso (troppo) interrotti dalle numerosissime pubblicità. Le interruzioni sono avvenute in diverse occasioni all’insaputa del cronista stesso, che quindi non ha potuto nemmeno annunciarle e avvertire lo spettatore. Per concludere con il fatto che tali interruzioni non sempre sono avvenute nei momenti morti delle gare e, talvolta, sono stati lanciati messaggi pubblicitari nel bel mezzo dell’azione sportiva.
Un’occasione persa dal servizio pubblico. Il resto del mondo, probabilmente, trasmetteva ciò che noi italiani non potevamo vedere di casa nostra.
Nel bene e nel male, tuttavia, le Olimpiadi sono finite. Si volta pagina, da oggi incomincia il festival di Sanremo e per organizzare le XXI Olimpiadi dei Giochi invernali c’è tempo. Non ci resta che guardare al futuro con fiducia.
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