IL CARNEVALE: UN MONDO A PARTE
ORIGINI E MISTERI DI UNA FESTA ANTICA

In questi giorni, in molti paesi si festeggia il carnevale. I bambini si mascherano, gli adulti conducono i carri, i brasiliani ballano, i locali si arricchiscono. Ma cosa si nasconde dietro il carnevale? Quali sono le sue origini e quale il suo significato autentico?
di Azzurra De Paola
Par che ognun di carnevale
A suo modo possa far,
Par che adesso non sia male
Anche pazzo diventar


Le origini
La verità e l’origine di certe feste si perde nella notte dei tempi, quando la cultura si tramandava oralmente e le festività non si onoravano per convenzione.

Sembra che il carnevale fosse un insieme di feste pagane comprese tra il 17 dicembre- i Saturnali in onore al dio Saturno nel mondo greco- e il 15 febbraio- i Lupercali in onore a Dio Padre, nella Roma antica. Taluni studiosi affermano che le stesse feste pagane siano l’eco di riti orgiastici che si svolgevano nelle tribù primitive in onore dell’arrivo della primavera. Culti, quindi, legati alla fecondità. Al propiziare la rinascita della Terra. In alcuni rituali risalenti a diecimila anni prima di Cristo, uomini e donne dipingevano le loro facce ed i loro corpi, abbandonandosi alle danze ed alle libagioni. Altri ritengono, invece, che la festività del carnevale risalga alla civiltà egizia, alle feste in onore di Iside duemila anni prima di Cristo.

Nella civiltà romana presero piede le feste in onore del dio Padre, figura che, per analogia, richiama il ruolo del padre come fecondatore. All’inizio dell’era cristiana, la Chiesa punì severamente ogni riferimento a miti pagani e mutò l’apparenza delle feste senza mutarne però il significato: fissò l’inizio del calendario religioso durante il carnevale perché quest’ultimo precede la Quaresima. Una festa pagana che culminasse nel dolore e nella penitenza del mercoledì delle ceneri; i primi cristiani cominciavano i festeggiamenti del carnevale il 25 dicembre fino all’Epifania.

A partire dalla società romana si poteva assistere a forme di spettacolo rudimentali quali corse di cavalli, sfilate di carri allegorici, lanci di uova e altri divertimenti. Mentre nel xv secolo la Commedia dell’Arte introdusse l’elemento del ballo in maschera.

L’etimologia
Come le origini anche l’etimologia del termine è discussa: per alcuni, il vocabolo deriva dall’espressione latina carrum novalis, cioè carro navale, un carro allegorico a forma di barca mediante il quale i romani inauguravano i festeggiamenti- per dovere di cronaca va precisato che questa etimologia non ha nessun fondamento storico. Per altri, la parola deriva dall’espressione latina carnem levare, che l’uso linguistico ha trasformato in carne, vale!, cioè addio, carne!- l’espressione ha origine tra i secoli XI e XII ed indicava il mercoledi delle ceneri in quanto inizio dell’assenza di carne nei pasti in vista della Quaresima. Per antitesi viene probabilmente i giorni grassi, quelli del carnevale appunto, durante i quali si poteva trasgredire l’ordine e dedicarsi ai festeggiamenti.

Il carnevale brasiliano e quello europeo
Il tanto emulato carnevale brasiliano ha origine dalla fusione tra elementi del carnevale portoghese ed elementi del carnevale italiano, importati nelle Americhe con la colonizzazione di quelle terre: nel 1641 sbarcò a Rio de Janeiro il carnevale. A differenza dell’Europa, qui il carnevale- chiamato entrudo in portoghese dal latino introitus, cioè l’inizio della Quaresima- aveva i caratteri di una festa di strada, in nulla sobria e contenuta; non era insolito vedere schiavi che si gettavano uova e farina e arance mentre le famiglie ricche lanciavano ai loro schiavi secchi d’acqua sporca. Con gli anni ed in seguito ad insistenti proteste, il carnevale acquistò le fattezze di festa divertente e gradevole ed all’uso dei cosiddetti limoes de cheiro, piccole sfere di cera ricolme di acqua profumata, subentrarono ad esempio le stelle filanti, di origine francese, giunte in Brasile nel 1892 assieme ai coriandoli, di origine spagnola. Nel 1834 il gusto per il travestimento si accentuò. Le maschere, anch’esse di origine francese, erano fabbricate di cera oppure di carta e simulavano i volti degli animali.


Il Carnevale in Europa è stato per secoli una festa di inizio dell'anno: i suoi riti rappresentavano la fine dell'anno vecchio e l'inizio del nuovo. Era una festa d'origine contadina durante la quale, nella metà di febbraio, si festeggiava la morte dell'inverno e la nascita della primavera. L’eterno ruotare della ruota dell’anno. Il corteo di maschere rappresentava i fantasmi o le anime di morti che offrivano la protezione ai vivi e al raccolto. Impressionanti i punti di contatto con la festa dio Halloween: anche la notte di Ognissanti è la fine di qualcosa di vecchio e l’inizio di qualcosa di nuovo- è infatti il capodanno celtico o festa di Samhain durante il quale il popolo celtico si riuniva attorno al Fuoco Sacro e festeggiava con danze e canti- il tempo raccolto era ormai concluso e si poteva godere dei doni degli dèi; la storia vuole perciò che le porte dell’oltremondo si aprissero e che i morti tornassero sulla terra per festeggiare assieme ai vivi. La Chiesa si impadronì di questa ricorrenza di origini goliardiche per onorare tutti i santi, donde il nome.

Sembra che la prima festa in maschera si svolse all’Hotel Italia di Rio do Rocio a Rio de Janeiro nel 1840, per iniziativa dei proprietari italiani dell’albergo, influenzati dal successo dei grandi balli in maschera che si tenevano in Europa.

Le maschere, il nostro vero volto
Quello che noi crediamo di sapere sulle maschere è fasullo. O, per lo meno, scorretto. La maschera è qualcosa che non nasconde il nostro viso. Ci mostra per quello che siamo. E’ la parte di noi che emerge quando non abbiamo il coraggio di fare qualcosa. Quando c’è bisogno di nasconderci per essere più veri. Una maschera che siamo noi, nel modo più autentico. Una maschera che rispecchi il nostro vissuto e le nostre tradizioni, con tutto il corteo di ideali che si trascinano dietro. Sembra, a tal proposito, che il gioviale Arlecchino fosse inizialmente una creatura infernale: un monaco inglese del XI secolo raccontò di averlo visto camminare durante la notte con il suo corteo di demoni; fu solo nel 1600 che Arlecchino divenne un personaggio da commedia che recitò le parti di servo sbadato e da questo, tutti i colori del suo costume, sono le distrazioni che commette.

La maschera di Pulcinella, così chiamato perché lui stesso diceva di essere stato covato da una chioccia, è una maschera tipicamente napoletana vestita di bianco con una maschera nera; descritto come personaggio complesso, ambivalente, intelligente e ridicolo, abile ed incapace, che si può spiegare citando ciò che lui stesso ripete fatto strummolo sono del mio destino, cioè non solo le condizioni della vita ma anche il carattere dell’uomo è un dettame del destino.

Balanzone è la maschera di Bologna, dottore saccente, un personaggio burbero che fa credere di essere un gran sapiente ma spesso, e soprattutto volentieri, truffaldino. La leggenda lo vuole avvocato e professore che ha studiato all'Università di Bologna; la sua maschera è una presa in giro per tutti coloro che si vantano del loro sapere appena si presenta l'occasione.
Pantalone è un vecchio mercante veneziano avaro che crede solo nel denaro e nel commercio, è immaginato dalla cultura popolare come autoritario e bizzarro ma facilmente raggirato dalla moglie e dalle figlie.

Ed eccoci alla maschera di Bergamo conosciuta come Brighella, un giovane servo attaccabrighe che proprio per questa sua inclinazione caratteriale viene chiamato così.
L'unica maschera femminile è Colombina, furba servetta dai modi vivaci e graziosi, bugiarda e civettuola.


(26/02/2007)