Le luci di Cesare Accetta con i disegni di Franco Ferrari rivestono lo spettacolo di un bagliore quasi estatico: all’apparire di Concha si riflettono tutte sul suo variopinto abito rosa, tutto piume e rouches. Risaltano sul fondo dei tendaggi avvolgendo lo spettatore tra lampi di colori forti e magnetici, tra viola e magenta, rosso e blu, verde e arancione. Ad un certo punto cala la luce stroboscopica ed il pubblico viene inondato da piccole e grandi bolle bianche che partono dal palco per raggiungere ogni angolo della sala.
A questo punto lo spettacolo è avviatissimo e la storia di Concha-Alejandra Arano, partita dall’Argentina (e argentina per davvero) giunta a Parigi e diventata donna, si trova ad un giro di volta. Prima, quando era un calciatore, sul palco interpretato da Sinan Bertrand, aveva avuto una breve relazione con una donna, Myriam-Sandra Rumolino e, senza saperlo, una figlia. La figlia Dolly, la straordinaria e flessuosissima Sibilla Malara (che ha studiato alla scuola di Pino Insegno), lo vuole conoscere ma non sa del cambiamento di genere. Da qui una serie di situazioni esilaranti dove il fantasma di Evaavabette alias Gabriella Zanchi, sfodera una voce da opera dileggiando il passato di Concha. Il soprannome di Bonita viene dalla sua eccezionale avvenenza che strega anche il povero Carlo, suo truccatore-parrucchiere, il bravissimo Gennaro Cannavacciuolo, che parte tristemente convinto che il suo amore non sarà mai ricambiato.
Il musical è stracolmo di sketch e soprattutto di balli per tutti i sette attori che compongono la Compagnia della Luna e che, per mettere su questo spettacolo ha chiamato ben tredici elementi musicali. L’Orchestra Aracoeli infatti, suona dalle percussioni al contrabbasso, passando per batteria, clarinetto, tromba, flauti, sax e fisarmonica, oltre che chitarra e violoncello: un mix variegato che riesce ad interpretare la coloritura sincopata della musica e a far risaltare la bellezza delle voci.
Proprio una commedia fantastica in musica questa Concha Bonita tratta dall’originale di Arias e tradotta da Piovani e Cerami per una tournée italiana che sta coprendo da nord a sud e a Roma, appena arrivata, è già diventata un successo che abbraccia tutto il pubblico, in una conclusiva esplosione di applausi ritmati sulle note finali.
Una nota di approvazione per i fantasiosi costumi di Françoise Tournafond, eccellente nel creare quello a tre teste di Evaavabette, connubio di tre anime in fondo: quella nostalgica di Myriam quanto quella nuova e fulgida di Concha, con una vena di Pablo che scorre in superficie.
Interpreti: Raimundo - Mauro Gioia; Carlo – Gennaro Cannavacciuolo; Concha – Alejandra Radano; Pablo – Sinan Bertrand; Evaavabette – Gabriella Zanchi; Myriam – Sandra Rumolino; Dolly – Sibilla Malara. Scene: Francesco Bancheri; costumi: Françoise Tournafond; disegno luci: Franco Ferrari; luci: Cesare Accetta. Libretto di Alfredo Arias e René De Ceccatty; versione italiana di Nicola Piovani e Vincenzo Cerami. Musica di Nicola Piovani e regia di Alfredo Arias. Orchestra Aracoeli.
Al Teatro Politeama Brancaccio – Roma dal 21 febbraio al 12 marzo 2006.
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