SINAPSI CEREBRALI E SCHIAVITU' DALLE ABITUDINI
Essere consapevoli dei propri meccanismi mentali può aiutare a non dire mai più “non ci riesco” o “è più forte di me”.
di Giancarlo Tarozzi
Capita spesso nella vita di sentirsi in grande difficoltà quando ci si propone di cambiare qualcosa. "È più forte di me", "non ci riesco proprio", sono frasi tipiche con le quali si confessa la propria impotenza, la propria distanza dal potere personale, dalla capacità di gestire consapevolmente il proprio corpo e la propria mente per utilizzarli nel vivere pienamente le esperienze che si sono scelte.

Timidezza, aggressività, dipendenza dalla droga di turno, che sia alcol, fumo, cocaina o televisione: abitudini che sembrano aver preso il sopravvento sul libero arbitrio delle persone. Comprendere quello che avviene all'interno del proprio cervello, a livello fisiologico, può anche aiutare a comprendere come agire per contrastare tutto ciò che non si vuole più essere.

Detto in maniera semplicistica, i neuroni sono le cellule fondamentali dell'elaborazione mentale, un po' come la memoria di un computer. Essi comunicano tra di loro utilizzando le sinapsi, innescate da cariche elettriche. Via via che l'essere umano cresce, fa esperienze, e soprattutto (spesso purtroppo) sviluppa una quantità crescente di abitudini, quello che avviene è che tra i neuroni si creano delle connessioni privilegiate, che il cervello tende a ripercorrere con sempre maggior frequenza.

Per fare un esempio, osserviamo quello che succede in un terreno quando piove: inizialmente, l'acqua si distribuisce in maniera uniforme in tutte le direzioni; con il passare del tempo, iniziano a crearsi piccoli solchi, che poi diventano canali privilegiati per il passaggio dell'acqua stessa. Ecco che via via diventano veri e propri fiumi e, nelle piogge successive, l'acqua inevitabilmente tenderà a ripercorrere i sentieri già tracciati. All'interno del cervello, avviene esattamente la stessa cosa: in un comportamento ripetitivo, positivo o negativo che sia, si crea un percorso privilegiato di sinapsi che fa sì che la tendenza a ripetere diventi sempre più forte.

Questo, di per sé, non è un fenomeno negativo: è l'esistenza delle abitudini che ci permette, ogni giorno, di lavarci, vestirci, guidare ecc. senza bisogno di prestare una particolare attenzione a tutte queste modalità automatiche, esattamente come accade al pilota automatico di un aereo.

Il problema nasce quando la condizione di sonno nella quale si conduce la maggior parte della propria esistenza finisce con l'invadere anche aspetti legati al libero arbitrio, alla consapevolezza. Ad esempio, spesso ciò accade nella sfera degli affetti: dopo un momento di entusiasmo iniziale, in cui ci si sente veramente vivi con la persona amata, spesso si creano nuove sinapsi privilegiate e l'acqua dell'amore e dell'entusiasmo inizia a scorrere lungo ruscelli ben precisi, via via sempre più ripetitivi e predeterminati, fino a soffocare del tutto l'entusiasmo iniziale.

Conoscere questo meccanismo significa avere anche in mano la chiave per liberarsene: creare nuove abitudini e deprogrammarsi da quelle precedenti che non si vogliono più. Per questo, molte scuole di crescita interiore e di meditazione propongono, specialmente all'inizio, codici di comportamento rigidi e precisi tesi ad allargare là sfera delle proprie potenzialità e a creare nuovi percorsi da affiancare a quelli precedenti. A volte, purtroppo, invece di essere una fase di passaggio verso la propria libertà interiore, questi nuovi schemi prendono semplicemente il posto di quelli precedenti. Ecco che nascono nuovi fanatismi, nuove dipendenze, nuove prigioni per il sé.

La prima cosa che viene realmente richiesta a chi decide di intraprendere un cammino verso la propria libertà interiore è una costante, continua, incessante attenzione e osservazione per impedire che non si stia facendo altro che aver semplicemente iniziato un nuovo bel sogno: sognare di essere svegli è molto più rischioso del semplice dormire, in quanto ci si illude di essere più vicini a quello che realmente si è.


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(17/02/2006)