ALLUMINIO E MALATTIA. UN LEGAME TROPPO STRETTO
Conviviamo con l'alluminio tutti i giorni, nonostante le sue "virtù" siano note, ormai, a tutto il mondo scientifico e non. Ma non ancora abbastanza si è parlato dei suoi legami con il morbo di Alzheimer.
di Francesca Giomo
Esiste una malattia, che giunge silenziosa dopo i 60 anni e spesso, all’inizio, viene scambiata per “vecchiaia”. Questa malattia è l’Alzheimer, definita come la forma più grave di “indebolimento mentale” negli anziani. Si conosce quello che avviene, il deterioramento del tessuto cerebrale, soprattutto nelle parti che controllano la memoria, il pensiero, il linguaggio, ma non si conosce il perché tutto questo avviene.

E’ ormai qualche anno però che le ricerche, sebbene tali studi non siano ancora venuti manifestamente alla luce, si stanno occupando della correlazione tra Alluminio e Alzheimer. Questo perché in un numero elevato di pazienti affetti dal morbo, dagli anni settanta ad oggi, è stata costantemente rilevata un’alta presenza di Alluminio all’interno dell’organismo. In uno dei primi studi in merito, negli ammalati furono riscontrati livelli ematici della sostanza 1.4 volte più elevati di quelli dei soggetti sani (Biol Psychiatry 1978 Dec;13(6):709-18). Una ricerca successiva, addirittura, rilevò un’elevatissima concentrazione di Alluminio in lesioni trovate all’interno dei neuroni, denominate placche neurofibrillari (Ciba Found Symp 1992;169:217-27; discussion 227-36).

Sono centinaia gli studi medici cui rifarsi per convincersi che alti livelli di Alluminio del sangue danno alte possibilità di sviluppare la malattia o che comunque aumentano i rischi di contrarla. Resta difficile, però, capire perché tale sostanza sia utilizzata con tanta abbondanza nella produzione di oggetti, utensili, alimenti, farmaci, di cui tutti noi facciamo largo uso nella nostra vita quotidiana.

Secondo Gayla, J. Kirschmann e John D. Kirshmann (Almanacco della Nutrizione, Alfa Omega Editrice)"l’alluminio è un oligoelemento che può essere pericoloso e persino mortale se assunto in quantità eccessive." Sempre i tre autori ci parlano del fatto che “indebolisce i tessuti del canale alimentare” e che molti dei suoi effetti nocivi “vengono dalla distruzione delle vitamine”. Il fatto è che tale sostanza viene assunta molto facilmente dal corpo e accumulata nelle arterie, da cui si diffonde in polmoni, nella tiroide, nel fegato e, dulcis in fundo, nel cervello.

In un normale individuo adulto il tasso di alluminio varia da 0 a 150 milligrammi. Ingerendone giornalmente circa dai 10 ai100 milligrammi, il corpo riesce ad eliminarne fino al 96%. Questo vuol dire che quantità minime nella media sono accettabili, ma non tutti gli organismi rispondono allo stesso modo e non tutte le persone hanno la facoltà di eliminare con facilità la sostanza una volta ingerita (nei casi più gravi i giovani che soffrono di ipofosfatemia, ovvero che hanno uno scarso livello di fosforo nel sangue, o gli individui con disfunzioni del metabolismo osseo).

Da qui un lento accumularsi di alluminio nell’organismo, fino a provocare danni e malattie sempre più gravi, come nel caso del morbo in questione.
Ora la domanda sorge spontanea. Perché, nonostante gravi dubbi e gravi certezze che l’Alluminio sia una sostanza sufficientemente tossica per creare danni al nostro organismo, continua ad esser così presente nella nostra quotidianità?
La risposta potete trovarla da soli nel numeroso elenco di prodotti in cui potete riscontrarne la presenza e dai numerosi “interessi” che ne proteggono la diffusione:
- Acqua del rubinetto potabile, in quanto il solfato d’alluminio viene utilizzato come purificatore.
- Pellicole per avvolgere alimenti
- Sale da cucina per evitarne l’indurimento
- In alcuni farmaci, in particolare contro l’acidità di stomaco
- Utensili da cucina, come pentole di alluminio ecc ecc
- Nei deodoranti
- Nei formaggi fusi, utilizzato come emulsionante
- Nella farina bianca, usato, appunto, per sbiancarla
- Nel lievito
- Additivi alimentari
- Dentifrici
- Nei cibi già confezionati cotti
- Bevande in lattina
- Contenitori in cartone ricoperti all’interno di alluminio
- Ecc ecc

Dunque cosa fare, almeno per prevenire?
Sicuramente un buon apporto di calcio può aiutare almenoin caso di intossicazione, meglio se associato a un’alimentazione sana ed equilibrata, ricca di cereali integrali, frutta, verdura e legumi.
A questo va aggiunto il limitare l’uso di utensili in alluminio, di carta per imballaggio, di farmaci che ne contengono anche solo piccole dosi (sull’etichetta dovrebbe essere segnalata la presenza di Alluminio o derivati con All).

Essere più coscienti nella propria spesa e scartare l’”utile” e “veloce” in cambio del “sano”, anche se, a volte, più scomodo. Nessuno meglio di noi stessi può investire meglio sul nostro futuro…


(13/02/2006)