Negli ultimi tempi si sta assistendo all’incremento di una nuova forma di disturbo psicologico: la compulsione a fare compere.
Oggi è molto comune l’atteggiamento di autopremiarsi facendosi ad esempio dei regali. E su questo, nulla da commentare, anzi…
Il problema sopraggiunge quando acquistare degli oggetti per se stessi comincia ad essere staccato da una motivazione chiara di base, che può essere ad esempio: “sento di meritare e quindi mi voglio fare un regalo”, “ho bisogno di un tale oggetto perché realmente mi serve”, oppure ancora “voglio quella cosa perché mi piace, me la posso permettere economicamente e quindi la compro”.
Non avere una motivazione chiara che porta ad agire significa, invece, che il fare acquisti nasconde un bisogno o una paura del tutto staccati dagli oggetti comprati. Ossia, il bisogno compulsivo di acquistare dei vestiti non risponde, ad esempio, alla paura di soffrire il freddo o di rimanere senza abiti per coprirsi.
Può, invece, mascherare la paura di sentire un vuoto interiore, il bisogno di colmare un atteggiamento depressivo nei confronti della propria vita, oppure il bisogno di compensare momenti di frustrazione difficili da gestire.
Personalmente mi trovo d’accordo con l’osservazione secondo la quale i problemi e le patologie psicologiche cambiano seguendo le trasformazioni socio-culturali, come tutto ciò che in qualche modo si evolve.
Da questo punto di vista, nel nostro attuale momento, è meno frequente incorrere in patologie come l’isteria. Di contro ne sono sorte altre che sono proprio “figlie” del nostro momento storico.
Non è da trascurare l’influenza che i media hanno nel creare, trasformare, distruggere ed, in ultima analisi, condizionare orientamenti, gusti, disgusti, opinioni, idee di benessere e di malattia, ecc..
Pensate a certi spot pubblicitari: l’unione o il calore familiare che dipendono quasi dal condividere a colazione o a pranzo un certo tipo di fette biscottate o di pasta o di sughi, e così via.
Di conseguenza, il messaggio sottile che può passare è che il non uso di quei prodotti non favorisce l’unione familiare. Con questo non voglio demonizzare la pubblicità, che è anche strumento di informazione e spesso creazione artistica di un certo rilievo.
Bensì, il mio personale suggerimento riguarda l’adozione di un ”occhio critico” in relazione a quanto viene proposto dall’esterno. Anzi, vi invito a sperimentarlo già a cominciare dalla lettura di questo articolo!
Tornando al disturbo di personalità legato all’irresistibile bisogno di fare acquisti, ritengo che rispecchi anche un momento storico in cui, nella norma, il gioco tra gli opposti “avere-non avere” è diventato abbastanza pregnante.
E’ recente la notizia di una donna che ha prosciugato il suo conto in banca entrando in un negozio di un’area di servizio e svuotandolo, obbedendo a questa compulsione a comprare che le ha impedito di fermarsi volontariamente, sicuramente con grande gioia del negoziante!
In sostanza, se a qualcuno di voi dovesse capitare di pensare “mi sento giù di corda, entro in un negozio e cercherò qualcosa che mi tiri su”…suggerisco di fermarsi anche un attimo prima di pagare e trovare dentro di sé o con l’aiuto di qualcuno ciò che manca interiormente per stare bene con se stessi.
Dott.ssa Maria Rosa Greco
Psicologo clinico e psicoterapeuta della Gestalt
e-mail: greco.mariarosa@libero.it
tel. 338/7255800
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