E’ fondamentale, prima di tutto, chiarire che l’occuparsi sempre più diffuso - sia in ambienti di medicina allopatica che complementare - dell’alimentazione come fattore basico per una buona salute psico-fisica non è una tendenza, bensì una realtà che finalmente viene presa in considerazione.
In questo articolo in particolare, ci occuperemo del rapporto tra cibo e tumore.
Prendiamo in esame, ad esempio, l’obesità, come caso paradigmatico di quanto sbagliate abitudini alimentari possano causare effetti a catena disastrosi per la propria salute e in particolare per la stimolazione del formarsi di tumori.
Ad aiutarci sono in primo luogo numeri che vengono dagli Stati Uniti, dove un caso su 10 di malattia di carattere tumorale, che sono circa 100.000 all’anno, è da collegare all’obesità. Quindi, secondo ricerche aggiornate all’ultimo studio sulle infermiere americane Nurse’s Health Study II, il 4 per cento dei tumori al colon, l’11 per cento di quelli alla mammella, il 49 per cento delle neoplasie dell’endometrio, il 31 per cento di quelle renali ecc ecc… sono riconducibili a una situazione di sovrappeso patologico.
Ricercatori dell'Harvard Medical School of Public Health di Boston hanno affermato che un decesso su tre per cancro potrebbe essere evitato se solo si cominciasse a bere di meno, a smettere di fumare, a fare più sport, e, dulcis in fundo, a mangiare meglio e meno.
Come sosteneva l’architetto Mies van Der Rohe: ”Less is more" e questo, in particolare, anche in soggetti non necessariamente obesi per quanto riguarda i dolci.
E’ recente, infatti, la pubblicazione sulla rivista Annals of Oncology di uno studio di Alessandra Tavani, responsabile dell’Unità di epidemiologia delle malattie croniche dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, che si occupa del rapporto tra il consumo di dolci e l’aumento del rischio di cancro al seno.
La ricerca condotta dalla studiosa ha preso in esame 2.500 donne già malate di tumore alla mammella, affiancate da volontarie di età compresa tra i 23 e i 74 anni. I due gruppi, quindi, sono stati confrontati e analizzati in base alle personali abitudini alimentari e, in specifico, in base all’apporto abituale di zuccheri. Il risultato del confronto ha rilevato che le donne che hanno segnalato una maggiore dimestichezza con i cibi dolci hanno mostrato un aumento di rischio di contrarre il tumore par al 20 per cento in più rispetto alla media.
Con cibi dolci si intendono le brioche o le merendine della mattina, i biscotti, i gelati, le torte, le marmellate e le bevande…difficile escluderne qualcuno...
Ma cosa succede esattamente all’organismo durante l'apporto di zuccheri? Alessandra Tavani spiega che: ”Per quanto riguarda la mammella, la responsabilità è soprattutto degli zuccheri lavorati e dei grassi saturi come il burro, quasi sempre presenti nei dolci, che possono causare una resistenza all’insulina, la quale, a sua volta, è un fattore di rischio importante per molte neoplasie, tra cui quella del seno, perché scatena il rilascio di fattori di crescita che favoriscono la carcinogenesi. Inoltre la golosità porta sovente al sovrappeso o all’obesità”.
Il dott. Francesco Bottaccioli, studioso di Psiconeuroendocrinoimmunologia (www.simaiss.it) nel suo articolo Il troppo dolce non piace al seno, spiega che: ”L’assunzione di cibi dolci stimola non solo la produzione di insulina, che è l'ormone prodotto dal pancreas necessario all'ingresso del glucosio nella cellula, ma anche la produzione di un fattore insulino-simile, noto come IGF-I. Questa sostanza (…) rappresenta un fondamentale segnale di attivazione cellulare: sotto il suo stimolo, le cellule possono proliferare. Per questo, l'indice glicemico dei cibi, il carico glicemico complessivo, insulina e IGF-I sono da tempo sul banco dei sospetti come promotori del cancro in generale e al seno e alla prostata in particolare.”
Attenzione, però, perché se da una parte l’abuso di dolci può fare male, dall’altra non è automatico il processo "dolci uguale cancro". Infatti, il legame tra eccesso di cibo e rischio di tumore è molto complesso e oggetto di molteplici ricerche e studi. Per cui niente inutili allarmismi, ma allo stesso tempo è importante iniziare a liberarsi delle nostre cattive abitudini alimentari e cominciare a riconoscere il cibo per quello che è, ovvero la nostra prima medicina, senza considerarlo solo l’oggetto privilegiato di un momento di godimento gustativo. Questo sì che potrebbe essere un buon passo in avanti.
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