Nel 1945 Berlino è in mano ai nazisti: uno di loro, il Dottor Martin Krieger, esegue strani esperimenti sulla deprivazione del sonno e fra le cavie da laboratorio si trova anche suo figlio Max. Altri due bambini, Thomas e Sophie, condividono con lui queste tristi e incancellabili esperienze che li perseguiteranno per tutta la vita.
Il nuovo thriller di Cinzia Tani, uscito da poco per Mondadori, è particolarmente avvincente e, come dice Ruben De Luca, criminologo, è un vero e proprio trattato di vittimologia: al contrario di quanto si trova più spesso nei libri, ovvero le ragioni degli assassini, qui vengono approfondite le motivazioni delle vittime, i tre bambini sopravvissuti agli esperimenti di cui si racconta nella narrazione. Il libro si divide in due parti: la prima a Berlino nel 1945 e la seconda, ubicata nel 1960 a Parigi, segue l’evoluzione dei tre personaggi diventati adulti.
Nodo dell’intreccio narrativo è un serial killer che Ruben De Luca, autore di un libro sui serial killer, I serial killer. Il volto segreto degli assassini seriali (scritto con Vincenzo M. Mastronardi, Newton Compton, € 19.90) ci tratteggia in questo modo: “si tratta di un tipico serial killer maschile che lascia la sua firma su ognuna delle sue vittime: di solito abbiamo due differenti comportamenti, uno per il maschile uno per il femminile, come Cinzia Tani ha ben indagato nei suoi saggi sulle donne assassine.
Mentre il serial killer maschio incide sempre un segno di riconoscimento, la firma appunto, sui corpi delle vittime, la donna, non essendo così narcisista ed esibizionista, elabora dei delitti silenziosi ed invisibili, soprattutto per quanto pertiene la modalità di azione”.
In questo romanzo osserviamo un nuovo tipo di serial killer piuttosto attuale: un serial killer itinerante tra tre città, Roma, Parigi, Monaco, che rende ancora più difficoltose le indagini seminando indizi quasi del tutto indecifrabili.
I personaggi della narrazione sono a tutto tondo e, come spiega l’autrice: “sono tutti stati studiati fin nei loro intimi particolari: i loro interessi, le loro passioni, e prima di tutto la loro infanzia che mi ha permesso di riconoscere il percorso evolutivo che avrebbero seguito più avanti nel corso della storia”. Cinzia Tani conduce un Corso di scrittura creativa proprio alla Libreria Mondadori di Via Piave e due caratteristiche basilari per scrivere un buon libro sono: la costruzione a 360° dei personaggi e la cura del ritmo narrativo che deve accompagnare il lettore attraverso un alternarsi di ostacoli e loro superamenti, esattamente come accade nella vita vera.
Lei ha cominciato con due romanzi alquanto autobiografici ed il vero salto lo ha avuto con quelli successivi, mentre l’interesse per i serial killer è giunto insieme alle sue indagini sulle donne assassine con il libro Assassine, uno dei pochi sul legame tra donne e delitti.
Ma perché si uccide? Ruben De Luca risponde a questa domanda del pubblico: “Alla base dell’omicidio vi è sempre una motivazione profonda: è la ricerca di un potere che ci si è visti negare e non si riesce ad affermare in nessun altro modo.
Una volontà di potenza che viene placata con l’esplosione di rabbia che si esprime nel delitto”. Chi uccide è colui o colei che non riesce ad integrarsi socialmente e ad ottenere quella soddisfazione che deriva dall’intessere rapporti con gli altri, dal successo personale e professionale.
Vi è una forma particolare di capacità di resistenza alle frustrazioni che viene chiamata resilienza: le persone negative, che tendono a distruggere gli altri, non contano sulle loro risorse interne che strutturano questa “resilienza” e, tendendo ad isolarsi, amplificano la rabbia interna che esplode in comportamenti distruttivi.
Purtroppo non sono persone semplici da riconoscere perché nella maggior parte dei casi costruiscono una facciata esterna che li difende dagli altri, rendendoli assolutamente irriconoscibili dal di fuori, esattamente come i personaggi di questo intrigante romanzo.
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