GLI HOPI E LA DANZA DEL SERPENTE: ALTRO CHE TENTAZIONE
I serpenti, nella nostra cultura, sono sempre stati associati a simboli negativi. In realtà...
di Giancarlo Tarozzi
Le culture matriarcali considerano come ugualmente importanti l'aspetto maschile e quello femminile del divino, il Dio Cielo, e Madre Terra.

Nell'aspetto legato a Madre Terra, Gaia, Gea, Pachamama etc., la passione viene considerata come uno strumento fondamentale per permettere allo spirito di vivere pienamente le esperienze che il corpo e la mente gli consentono.

Ho già avuto altre volte occasione di parlare dell'importanza della passione nello sviluppo naturale dell'essere umano. Uno dei simboli che nelle culture sciamaniche esprime sino in fondo la passione è il serpente, essere vivente che percepisce il mondo usando tutta la pelle, che poi però rinnova ogni anno nella sua crescita e questo suo liberarsi dall'involucro passato simboleggia anche il non attaccamento alle esperienze già vissute.

Un esempio tuttora vivo del rapporto sacrale con i serpenti è la Snake Dance, la "Danza del Serpente", celebrata ogni anno da Hopi, Zuni, Pueblo in Arizona e Nuovo Messico.

Nei giorni che precedono tale danza, alcuni Hopi si recano nel deserto per raccogliere i serpenti a sonagli; essi vengono poi condotti nei kiwa, i templi sacri, dove vengono curati e nutriti per alcuni giorni.

Quando arriva poi il momento della danza, con un rituale antichissimo che si ripete immutato nei secoli, per prima cosa i serpenti vengono posti su grandi disegni fatti con sabbie colorate sul pavimento del kiwa, (che ricorda molto da vicino i Mandala di sabbia rituali del buddismo tibetano); tali disegni, che vengono cancellati dal movimento dei serpenti, costituiscono veri e propri messaggi che gli Hopi assegnano ai serpenti stessi perché poi li "consegnino" a Madre Terra; cancellandoli, i rettili ne “assorbono l’essenza”. Il più importante di tali messaggi è la richiesta di una pioggia copiosa che aiuti i loro raccolti.

Come ulteriore connessione, durante la danza, gli Hopi tengono i serpenti a sonagli in bocca, e con essi celebrano la loro sacralità. Al termine del rituale, i serpenti vengono poi accompagnati nel deserto e liberati cosicché possano trasmettere il loro messaggio a Madre Terra.

Questo rituale, chiuso ai turisti ed a cui è possibile accedere solo dietro un preciso invito da parte di un membro della comunità, viene celebrato ogni anno in piena estate ed è la sorgente più antica di quella che poi per i nativi americani è diventata la "Danza della Pioggia".

Fatto sta che, come ho avuto personalmente occasione di verificare, nei giorni che seguono il rituale, inizia immancabilmente a piovere, e questo è essenziale per le popolazioni che vivono nel deserto, in quanto consente al grano, fonte basilare di cibo e al tempo stesso oggetto rituale, di completare la sua crescita.

Il serpente, simbolo fondamentale nelle culture matriarcali più antiche dell'energia della Dea e quindi del femminile, non a caso è stato demonizzato in tutte le culture patriarcali successive. Una rilettura diversa del libro della Genesi può mostrarci che quello che è realmente successo è stato che il serpente, la passione e la Dea, hanno spinto la donna a iniziare il percorso della conoscenza (del bene e del male). In tutte le culture tradizionali, del resto, è stata la donna la prima ad aver avuto accesso alla conoscenza.

Non è allora un caso che tutte le culture e le religioni patriarcali successive abbiano cancellato la sacralità del femminile e della passione, riducendoli ad elementi secondari o, troppo spesso, sporchi e peccaminosi, ed abbiano compiuto la stessa operazione nei confronti dei serpenti.

Si è creata così una profonda divaricazione tra culture e civiltà che propongono un rapporto armonioso con la Natura, intesa come manifestazione diretta del Divino, e che si ripropongono la realizzazione dell'armonia tra tutti gli esseri viventi, ed altre che esaltano invece la sofferenza, la repressione degli istinti, e che considerano l'uomo come qualcosa di distaccato e separato dalla realtà che lo circonda.


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(09/12/2005)