ROCK E LENTO… PROGRESSO O SVILUPPO. RICORDANDO PASOLINI
Trent’anni fa è morto Pier Paolo Pasolini. All’Auditorium Parco della Musica un grande evento per ricordarlo, un po’ distrattamente.
di Daniela Mazzoli
La sera del 2 novembre si è ‘commemorata’ la morte di Pier Paolo Pasolini. Lo si è fatto a Roma, per esempio, con un grande spettacolo-evento in cui artisti hanno incrociato le proprie melodie alle parole del poeta, restituito ai quasi 3.000 spettatori grazie ai video degli archivi Rai.

C’era anche, tra gli altri, Patty Smith, che –all’insaputa di molti- aveva scritto in una lunga pagina di diario il proprio sentimento sulla morte del nostro amato, straziato autore: avrebbe voluto mettercene a parte, lei, nelle sue buone intenzioni. E si e’ portata dietro il libro in cui ce le aveva conservate quelle parole inglesi. Per un quarto d’ora ha letto il suo accorato, lacerante, illuminato addio a quel grande sognatore che aveva perso la speranza del domani e delle idee politiche usate come alibi. Purtroppo nessuno ci ha capito niente.

A nessuno, certamente alla maggior parte del pubblico presente – popolo incolto tanto caro a Pier Paolo- è stato possibile capire tutte le parole della mitica cantante. Eppure campeggiava alle sue spalle un maxischermo di dieci metri almeno: vuoto, immenso, inutile, spento. Nessuna commozione, nessuna traccia del compianto autore è arrivata dal presente in sala.

I filmati scelti tra i molti dell’archivio, erano già tutti passati varie volte in tv, i cantanti e la scaletta tutti piuttosto sciatti, tirati via così, senza un criterio, senza un appassionato lavoro di ‘costruzione’ del momento. Ancora una volta gli entusiasmi di un pubblico che aveva fatto il possibile per esserci sono stati delusi, in nome forse di un: ‘dato che è gratis non si lamenteranno’.

E invece ci si lamenta lo stesso. Perché anche il tempo ha un valore, e la vita e le attese. La fiducia non va tradita, l’intelligenza non va offesa. Il sindaco Walter Veltroni, preceduto dal suo assessore alla cultura Gianni Borgna – sempre pronti a presiedere circostanze imperfette - ha fatto il discorso di apertura: una pacata, moderata, ragionevole omelia.

Pasolini parlava del grosso divario tra progresso e sviluppo: il progresso, diceva, ha a che fare coi beni necessari, lo sviluppo con quelli superflui. La nostra società, constatava lui, va sempre più velocemente verso lo sviluppo senza progresso.

E nei piccoli segni, negli sfuggenti episodi come quelli del 2 novembre scorso si hanno continue prove della sua amara profezia.

La moda di dividere il mondo il rock e lento – sulla scia del monologo che ogni giovedì apre lo spettacolo di Celentano - può persino sembrare irritante. Ognuno ha le proprie categorie. E le cose non sono sempre bianche o nere, buone o brutte, belle o cattive. Ma se proprio dovessimo aggiungere una frase a quel monologo potremmo scrivere che dedicare una giornata a un amico scomparso è rock, farlo senza pensarci è lento…


(04/11/2005)