KUNDALINI YOGA. IL RISVEGLIO DELLA CONSAPEVOLEZZA
Il Kundalini yoga trova oggi sempre più piede nella società occidentale, entrando nelle abitudini della gente comune. Corpo, respiro, concentrazione, mantra. Teorie e tecniche di un’antica disciplina consapevole.
di Claudia Bruno
‘Quando siamo nati abbiamo urlato per l’ossigeno che ci bruciava dentro, l’aria è entrata per la prima volta nei nostri polmoni, l’abbiamo presa e respirata tutta, poi buttata via fino all’ultimo soffio. Ora non siamo più in grado di farlo.’
E’ pressappoco quello che chiunque sentirà dire al proprio maestro, all’inizio di un corso di Kundalini yoga. C’è chi sostiene che è stato il primo ‘no’, urlatoci contro ancora bambini, a inibire la nostra naturale facoltà di respirare utilizzando l’intero apparato respiratorio, facendo scorrere l’aria dalle narici, gonfiando la pancia e poi il petto nell’inspirazione e viceversa nell’espirazione. Come se quel ‘no’, ci si fosse bloccato all’altezza dello sterno, impedendo al respiro di fluire liberamente.

Altri imputano il tutto ad uno stile di vita frenetico. Resta il fatto che allo stato attuale, in età adulta ci ritroviamo ad aver disimparato l’atto primario della respirazione, utilizzando spesso soltanto una minima parte dell’intero apparato. Chi si riconosce nel respiro corto, veloce e superficiale, gonfiando a malapena la parte superiore del petto, saprà di cosa stiamo parlando. Un respiro non consapevole.

Il Kundalini yoga parte dal respiro. E la respirazione consapevole che mira a raggiungere (il respiro lungo, lento e profondo) funge un po’ da metafora per ogni tipo di consapevolezza verso cui le tecniche utilizzate da questo tipo di yoga ci possono condurre. Yogi Bhajan, il guru indiano che ha sistematizzato queste tecniche introducendole in occidente negli anni ’60, ha più volte definito il Kundalini yoga come yoga della consapevolezza, risveglio dell'energia latente nell'uomo. Da intendere come vera e propria tecnologia. Ma il kundalini yoga, come gli altri tipi di yoga, ha origini assai più remote nell’India di migliaia di anni fa.

Se analizziamo il carico di significati che le parole si portano dietro, ‘kundalini’ in sanscrito significa ‘arrotolato’. L’energia primordiale infatti, è immaginata come un serpente ‘dormiente’ avvolto su se stesso in corrispondenza del coccige, ultimo elemento della colonna vertebrale, l’’osso sacro’ latino. Gli antichi Rishi indiani, sostenevano che la Kundalini è il potenziale che dorme in ogni uomo. Sta a noi risvegliarla nel modo giusto, facendola fluire attraverso i tre canali energetici (nadi) che attraversano il nostro corpo lungo la colonna vertebrale, seguendo i sette chakra.

I chakra potrebbero essere definiti come centri energetici, distribuiti lungo la colonna vertebrale a partire dal coccige e terminanti sulla sommità del capo. In pratica sono concentrati nella zona del nostro organismo che contiene organi vitali. Non a caso ogni chakra rappresenta il centro di controllo della funzione relativa all’organo in corrispondenza del quale è situato.

Abbiamo allora il chakra basale (in corrispondenza del coccige), quello sacrale (sotto l’ombelico), quello del plesso solare (in corrispondenza del diaframma), del cuore, della gola (in corrispondenza della tiroide), della fronte e della calotta cranica.

In questo modo concentrarsi sul chakra del plesso solare significherà lavorare sulle funzioni vitali legate ad emozioni primarie, ansie, paure, ma anche creatività e facoltà mentali. Per lo stesso procedimento, concentrarsi sul chakra basale significherà improntare il lavoro in corso su tutta quella serie di istinti primordiali concentrati nella zona tra ano e genitali. O ancora concentrarsi sul chakra della gola comporterà conseguenze sul piano vocale e della comunicazione. E così via.
Inoltre i chakra coincidono con la posizione di alcune ghiandole endocrine, quindi sono strettamente collegati alla secrezione di ormoni, oltre che al sistema nervoso.


Secondo la disciplina del Kundalini, tutti e tre i canali partono dal coccige e procedono incrociandosi in corrispondenza dei chakra fino ad arrivare a quello posizionato più in alto, il Sahasrara, immaginato come una fontanella aperta sulla sommità del cranio che permette all’energia individuale di unirsi a quella cosmica. Questa unione di opposti (finito-infinito) si compie anche attraverso il completamento delle energie sessuali. Infatti la kundalini è un’energia tipicamente femminile, e soltanto dopo un corretto risveglio della stessa, il suo fluire raggiungerà l’ultimo chakra, dove è concentrata l’energia maschile.

Ma che significa risvegliare la kundalini?
L’unico modo per farlo corrisponde ad un forte e costante lavoro su di sé, da svolgere prima in presenza di un maestro, poi anche individualmente. In generale questo lavoro consiste in un insieme di Asana (posture statiche o dinamiche) combinate con diversi Pranayama (tecniche di controllo del respiro), Dharana (meccanismi di concentrazione) e Dhyana (meditazione attraverso il potere dei mantra) .

Il mondo dei mantra è a dir poco affascinante, queste formule rituali pronunciate nella lingua originale, il sanscrito, consentono una ‘sintonizzazione’ tra le nostre vibrazioni e la vibrazione universale, probabilmente la stessa originata dal big bang. Rispetto alle lingue moderne il sanscrito comprende 52 lettere. Proprio l’alto livello di composizionalità permette di creare circa 22850 monosillabi diversi per arrivare il più vicino possibile alla vibrazione ‘cosmica’.

Nel Kundalini yoga si fa spesso uso di un mantra iniziale (Ong Namo Guru Dev Namo Ad Guray Nameh, Jugad Guray Nameh, Sat Guray Nameh, Siri Guru Devay Nameh) attraverso il quale ci si inchina davanti all’infinita coscienza del sé, e si crea una sorta di scudo protettivo intorno alla propria individualità. Il mantra finale ‘Sat Nam’ ripetuto tre volte (un lungo Sat e un breve Nam) è seguito dall’inchino fisico al sè e alla partecipazione dei presenti.

Oggi il Kundalini yoga è sempre più praticato in occidente, la sua diffusione ha raggiunto davvero le abitudini di gente comune. Essere consapevoli non significa soltanto essere convinti di agire secondo coscienza. Spesso la fretta di vivere ci porta lontano da tale obiettivo. Allora imparare ad ascoltare il nostro respiro, sentire il nostro corpo concentrandoci su alcune zone, abbinando la pratica fisica alla meditazione e alla recitazione vocale, diventa un difficile lavoro di sincronizzazione di intenti. Fatichiamo per tornare uomini.

I benefici? Ricominciare a respirare attraverso un controllo non forzato ma consapevole, imparare ad interpretare i messaggi che il corpo comunica, trovare maggiore lucidità e prontezza nell’affrontare con intuito e tranquillità la vita quotidiana, ricongiungersi in qualche modo ad una forza universale che riconosciamo superiore alla nostra piccolezza. Il Kundalini yoga aiuta ad avere il coraggio di fermarsi nel caos. Ascoltare. Sentire. Anche quando il rumore di fondo è talmente forte da soffocare completamente i nostri suoni.
Ancora una volta dunque viene rispettata la trilogia del benessere fisico, mentale e spirituale, tre sfere fortemente interdipendenti, al di là di quello che le società attuali vorrebbero dimostrare.


(28/05/2007)