L’utilizzo di tessuti di origine umana è cresciuto negli ultimi anni in modo rapidissimo. Nel mondo, secondo gli ultimi dati disponibili, tra il 1992 e il 1999, i trapianti ossei sono aumentati del 140%. In Italia lo scorso anno ne sono stati eseguiti circa 2000. Purtroppo, però, i donatori nel nostro Paese sono stati pochissimi. Solo 200. Tanto è vero che si è dovuto ricorrere all’importazione di questi tessuti dall’estero.
La chirurgia ricostruttiva ha fatto grandi passi avanti. Un tempo, l’unica soluzione per chi aveva subito grosse perdite di sostanze ossee, a causa di malattie gravi, come tumori, o per artrosi o problemi causati da incidenti, soprattutto stradali, o sportivi, era l’amputazione. Oggi le soluzioni sono diverse. Si va dalle protesi, con le quali è possibile sostituire intere articolazioni o ossa, ai tessuti prelevati dallo stesso paziente e a quelli provenienti da altre persone donatrici.
Questa ultima fonte è però decisamente deficitaria nel nostro Paese. Vediamo perché. Il primo motivo è l’ignoranza.Quando una persona perde la vita, sarebbe opportuno che il personale che interviene a sostegno dei parenti del defunto spiegasse chiaramente l’importanza e il significato della donazione di tessuti. Ciò però avviene raramente e solo in poche strutture ospedaliere in Italia.
Il secondo motivo è la mancanza di organizzazione e la carenza tecnica. I tessuti, infatti, quando vengono prelevati da persone defunte vanno sottoposti a test in appositi centri specializzati, radiografati, schedati nelle banche dati. Quindi conservati e immagazzinati, anche per lunghi periodi di tempo. Un iter complesso che solo poche strutture possiedono. In Italia esistono, ad esempio, delle banche nazionali dell’osso a Treviso, Bologna e Firenze. Ma è soprattutto la Toscana che, da questo punto di vista, è all’avanguardia.
I rischi associati all’uso dei tessuti e delle cellule.Utilizzando tessuti e cellule umani si possono trasmettere malattie infettive (HIV, epatiti) cancro o, persino, malattie genetiche. Per ridurre al minimo questi tipi di rischio occorre una attenta valutazione dell’adeguatezza dei donatori, un’attività di prevenzione della contaminazione, rimuovendo o disattivando gli eventuali agenti infettivi.
D’altra parte, fino a quando non si realizzeranno sostituti artificiali o sintetici di uguale efficacia, l’esigenza di questi tessuti umani continuerà a crescere. In alcuni casi, gli interventi di trapianto non sono di vitale importanza, come per le ossa, i tendini o la cornea. In altri casi, risolvono gravi problemi come per il trapianto di pelle o di valvole cardiache. In altri casi ancora, possono essere indispensabili per la sopravvivenza, come nelle malattie genetiche (midollo osseo), tumori del sangue, immunodeficienze.
Come avviene l’espianto di tessuti. Quando i medici hanno l’autorizzazione a prelevare i tessuti dal corpo, devono averne prima constatata la morte cardiaca. Al contrario di ciò che avviene per la donazione di organi, per la quale ci si limita a quella cerebrale. Il prelievo deve avvenire entro le 12/24 ore successive al momento in cui il cuore ha cessato di battere.
In base alla direttiva europea del 2004 (n°23) anche nel caso di donazione di tessuti valgono i principi etici fondamentali, quali la necessità che si tratti di un gesto volontario e gratuito, senza scopo di lucro, che sia garantito l’anonimato sia del donatore che del ricevente, che si raccolga il previo consenso, fornendo adeguate informazioni al donatore o ai suoi famigliari.
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