Il Bragadino
(1580)
di Don Valerio Fuligni
regia di Giuseppe Rocca
Una novità della fine del ‘500 che narra del conflitto fra Cristianità e Islam, messa in scena da una compagnia di giovani talenti, la Wunderkammer: questo in sintesi il contenuto della proposta che il Centro Studi sul Teatro Medioevale e Rinascimentale diretto da Federico Doglio, accosta alle giornate di studio del XXIX Convegno Internazionale, dedicato quest’anno al tema “Guerre di religione sulle scene del Cinque-Seicento”.
Il testo di Don Valerio Fuligni, scritto ad appena nove anni di distanza dalla tragica conclusione dell’assedio di Famagosta (1571), che vide il sacrificio e il martirio del senatore veneziano Marcantonio Bragadin, governatore della città, affronta con l’abilità di una professione letteraria onesta, assidua e consapevole, un argomento che conteneva in sé la matrice di un potente contrasto drammaturgico.
Famagosta, ultima roccaforte veneziana a Cipro, s’era opposta per oltre un anno all’assalto dell’esercito e della flotta del sultano Selim II, figlio di Solimano il Magnifico. Alla resa della città, giunta allo stremo delle forze, nonostante gli accordi stipulati da Bragadin con il comandante turco Mustafà Pascià, i turchi trucidarono gli ufficiali e ridussero in schiavitù i soldati veneziani superstiti, fecero strage degli abitanti della città mentre lo stesso Bragadin – che non aveva voluto firmare la resa presagendo il peggio – fu scorticato vivo, e la sua pelle “empita di paglia, l’han fatta vedere per tutte le riviere della Soria portata da una galeotta attaccata a un antenna”.
Già nel 1579 Vincenzo Giusti aveva affrontato il tragico epilogo dell’assedio di Famagosta nella tragedia “Irene”. Aveva però evitato di affrontare il nucleo di tematiche relative alla mancata difesa di Cipro da parte del governo veneziano e degli altri governi cristiani – in primo luogo la Spagna – e spostato l’accento dal martirio dell’eroe Bragadin alle sofferenze della moglie, Irene, appunto.
Di segno opposto l’opera del Fuligni – dedicata a Francesco I Della Rovere, Duca di Urbino e combattente nella vittoriosa battaglia di Lepanto – che imbriglia ogni vocazione al patetico, escludendo ogni figura femminile e procede incalzante sul filo della storia, quasi della cronaca, echeggiando, come una premonizione, gli attuali réportage di guerra. I suoi dialoghi appaiono fondati su circostanziate testimonianze e la sua fatica letteraria, di complessa resa scenica ma vibrante di autentica angoscia, meritava d’esser sottratta al plurisecolare oblio. Lo spettacolo si terrà da giovedì 6 a domenica 9 ottobre 2005, ore 21.00.
Degli esiti che i conflitti religiosi che insanguinarono l’Europa nel corso del Cinquecento e del Seicento, trovarono nella drammaturgia europea coeva si parlerà dal 6 al 9 ottobre, nel corso del XXIX Convegno Internazionale del Centro Studi sul Teatro Medioevale e Rinascimentale. “Guerre di religione sulle scene del Cinque-Seicento” si intitola infatti l’incontro ideato come tutti i precedenti da Federico Doglio. Esso sarà ospitato nella Sala Costantiniana della Parrocchia Santa Croce a Via Flaminia. Questa edizione del convegno, che prelude all’importante scadenza del trentennale, prevista per il 2006, ospita relatori e studiosi provenienti dalle Università di Roma, Torino, Bologna, Venezia e Firenze, dalla Pontificia Università Gregoriana, dalla Scuola Normale di Pisa e dalle Università di Parigi, Barcellona e Kiel.
Per informazioni:
Teatro Politecnico
Via G.B. Tiepolo 13a, Roma
Centro Studi sul Teatro Medioevale e Rinascimentale
V. del Nuoto 13 00194
Sala Costantiniana - Parrocchia Santa Croce a Via Flaminia - Via Guido Reni 2/d – Roma
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