Per esempio l’altra sera… Nella trasmissione Matrix, condotta da Enrico Mentana, si apriva un breve, animato, non sempre chiaro dibattito sull'opportunità di proseguire l'esperimento torinese della pillola RU486, che -come tutti sanno- è già usata con buoni risultati in molti Paesi d'Europa.
Da noi, con qualche prudenza, se ne sta testando l'efficacia e l'utilità nella Regione Piemonte. Ma il Ministro Storace ha deciso che non è più il momento, che il rischio è troppo elevato e che quindi la via più sensata suggerisce di mettere uno stop alla ricerca. A parte la discutibile posizione di chi, nel migliore dei mondi possibili, dovrebbe invece con entusiasmo e fiducia assicurare che la ricerca venga fatta, coscienziosamente ma anche doverosamente, ci chiediamo perché su questi temi delicati che riguardano soprattutto la salute della donna vengano chiamati in causa uomini neppure appartenenti al mondo scientifico.
Si dira' che questi sono anche temi della coscienza e che quindi, in qualche misura, riguardano la società nel suo variegato complesso. La Chiesa interviene, vuol dire la sua, e -come ricorda Ruini- non si fa intimidire… Manda i suoi sacerdoti, manda le sue coppie di coniugi che sembra non capiscano le domande e danno sempre le stesse risposte, come se le avessero incise su un mangianastri cerebrale. Parlano i parroci, i "mariti responsabili" che insistono a lodare la vita del feto e non riescono a immaginare che le situazioni siano diverse, spesso traumatiche, a volte drammatiche. Nessuno si ricorda più che intorno al feto c'e' una persona con una psicologia, con dei turbamenti, con un corpo che si trasforma.
Insomma, se uno sbaglio è stato fatto o se incidenti inaspettati sono stati subiti, non bisognerebbe infierire con atti che da una parte tutelano la vita nascente, ma dall'altro violano la volontà di qualcuno che già esiste e con fatica affronta la propria sorte. E' difficile sentir parlare un sacerdote di quel che una donna deve o non deve fare, lui che pur dedicandosi agli altri non può sperimentare le gioie e i dolori di una condizione familiare. E' difficile perché non diventerà mai padre -forse- e perché non concepirà mai un figlio nemmeno per ipotesi.
Dunque, se la Chiesa sente di manifestare la propria opinione etica e vuole farlo su un tema che tanto coinvolge il corpo femminile mandi in tv delle suore. La gerarchia ecclesiastica contempla -seppure tra gli ultimi ranghi- la presenza di religiose. Anche loro non diventeranno mai madri -forse- ma almeno sanno cosa significa avere un ciclo mestruale, sbalzi ormonali, desideri, paure, solitudini silenziose. Le suore in televisione parlano solo e raramente di calcio e di cucina. Perché non interrogarle su temi che interessano il genere cui appartengono? C'e', invece, un vago senso di sopruso che buca lo schermo ogni volta che un uomo vestito di nero si infervora a parlare dell'utero femminile e di "quel che deve starci dentro".
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