"FALCE E MARTELLO", FALCIATI E MARTELLATI. REQUIEM PER UNA CIVILTA'
Uno spettacolo che riporta alle radici di un popolo, alla sua identità dimenticata. Uno spettacolo imperdibile, ma da catturare al volo nella sua permanenza effimera sui palchi d’Italia.
di Nicola Francesco Dotti
Ferretti e Sparagna sono ormai arrivati al compimento di una trilogia assolutamente sopra le righe: tre opere di musica che non solo escono dalla media, ma diventano una nuova tappa fondamentale nella carriera di due grandissimi artisti.

Partiti dalle tarante salentini e passati per la religiosità laica dell’Appennino tosco-emiliano, ora Ferretti e Sparagna si presentano con una spettacolo che riesce, ancora una volta, a sorprendere un pubblico sempre più esigente.

“Il Martello – scrive lo stesso Ferretti - è simbolo del lavoro artigiano […]. È allegoria delle tribolazioni, delle necessità. E’ anche ritmo: martello battente. La falce a gamba corta, incrociata al martello, diventa con la modernità lo stemma dei partiti socialisti e comunisti in tutto il mondo. Simbolo della riscossa, programma di liberazione degli oppressi. Ognuno di noi può verificarne l’esito”.

Ecco che le note introducono ad un mondo dove i nostalgici dei CCCP, così fedeli alla linea da avere il coraggio di uno sguardo assolutamente disilluso sulla realtà oltre la cortina, restano disorientati. Eppure quest’opera è un tuffo nella tradizione.

La tradizione di Falce e martello non è quello della musica bolscevica, ma un’altra. Quella dei canti degli ultimi, dei diseredati e dei dimenticati. Una tradizione tutta italiana fatta di rivolte contadine e sommosse popolari finite, il più delle volte, nel sangue. Il comunismo è, talvolta, un fantoccio agitato contro i potenti di turno, ma Marx è tutt’altra cosa.

Con Ferretti e Sparagna la tradizione dei canti del popolo italiano, nelle pur diverse tradizioni regionali, rivive ma senza nostalgia. Non è il ricordo di tempi andati o una trovata folkloristica per turisti, è piuttosto un modo per interrogare la musica delle nostre radici donandole nuova vita. Non è neanche un limitarsi al rendere memoria è qualcosa che va ancora più in là: piuttosto è l’interrogare la storia. “È un modo per fare la pace con la nostra storia” dice Sparagna e forse la pace, dopo secoli di lotte e miserie, assume un senso rinnovato.

Lo spettacolo si distende con i ritmi incalzanti della taranta passando per i canti partigiani inserendo alcune canzoni degli stessi Ferretti e Sparagna in un percorso che tocca la storia italiana, quella dei morti che non entreranno mai nei libri.

Uno spettacolo imperdibile che, purtroppo, girerà poco (troppo poco) per l’Italia. Assolutamente consigliato per chi vuole ritrovare l’essenza profonda delle nostre radici.


IL PROGRAMMA DELLO SPETTACOLO
Nun c'era da venì e so' venuto (pizzica salentina)
I miei nonni (testo di Giovanni Lindo Ferretti - elaborazione musicale A. Sparagna)
Fra Diavolo (testo e musica A. Sparagna)
La morte del Padre Ugo Bassi (canto garibaldino, testo tradizionale - elaborazione musicale A. Sparagna)
Dies Irae (testo tradizionale - elaborazione musicale A. Sparagna)
La madre in cerca del suo Achille (canto garibaldino, testo tradizionale- elaborazione musicale A. Sparagna)
Il brigante Crocco (testo e musica A. Sparagna)
O Gorizia (canto tradizionale prima guerra mondiale)
Tuba Mirum (testo tradizionale - elaborazione musicale A. Sparagna)
Guardali negli occhi (testo di Giovanni Lindo Ferretti - elaborazione musicale A. Sparagna)
I ribelli della montagna (canto tradizionale partigiano)
Pizzica Cordella (strumentale)
Ricordare (testo tradizionale - elaborazione musicale A. Sparagna)
Montefusco Cosimo fu Nunziante (testo di Rocco Scotellaro)
Morti di Reggio Emila (testo e musica di F. Amodei)
Passaggio alla città (testo di Rocco Scotellaro, musica di A.Sparagna)
Sempre nuova è l'alba (testo di Rocco Scotellaro, musica di A.Sparagna)
Confutatis meledictis (testo tradizionale - elaborazione musicale A. Sparagna)
Orfani e vedove (testo di Giovanni Lindo Ferretti - elaborazione musicale A. Sparagna)
Nun c'era da venì e so' venuto (pizzica pizzica salentina)


(27/09/2005)