Mosche e moschini si intrufolano nelle nostre case attratte da ogni sorta di sostanza organica odorosa e in decomposizione, ma in alcuni casi anche dai fiori e dalla linfa delle piante.
Molti sicuramente sono infastiditi dalla loro presenza, forse, però, non tutti sanno che questi insetti sono allo stesso tempo pericolosi e utili per l’ uomo.
Anche la più comune mosca appartiene a una categoria di insetti, quella dei Ditteri. In Italia le specie di mosche si aggirano intorno a una ventina.
Fra queste, le più comuni sono la classica mosca (Musca domestica), il moscerino dell’ aceto (Drosophila melanogaster), il moscone (Sarcophaga carnaria) e la mosca verde (Lucilia sericata).
Sebbene la mosca sia un insetto che si può osservare ad occhio nudo, ancora poco chiari soo i motivi per cui infetta tutto ciò con cui viene a contatto con rigurgiti e deiezioni che emette dovunque.
Una tra le sue caratteristiche più interessanti deriva, invece, dal suo ciclo vitale molto veloce, che in condizioni ottimali permette all’uovo di trasformarsi all’ esemplare adulto in circa 6 giorni!
Per rendere un’ idea di ciò, basti pensare che indicativamente l’ evoluzione dell’ uomo attuale si è svolta in circa 200.000 generazioni, mentre quella della mosca in circa 5.000.000.000!!!
Ne potrebbe conseguire che uno studio adeguato di tali insetti permetterebbe di capire e forse anche anticipare quali e come saranno le prossime forme evolutive.
Forse non tutti sanno che, in passato, le mosche furono utili per la scoperta dell’ insulina nella cura del diabete. Durante un esperimento di vivisezione, infatti, un gruppetto di questi insetti golosi di zucchero si depositò sopra le urine di un cane al quale i ricercatori avevano appena asportato il pancreas, facendo intuire agli studiosi che tale organo aveva a che fare con lo zucchero e, in seguito, che produceva una sostanza in grado di controllarne quantitativamente la presenza nel corpo.
In realtà, però, dal punto di vista scientifico il dittero più importante è il moscerino dell’ aceto, presenza assidua in tutti quei luoghi dove si conserva la frutta o fermenta il mosto. Questo insetto è, infatti, facilmente allevabile e i cromosomi contenuti nelle cellule delle sue ghiandole salivari sono di dimensioni enormi, per cui semplici da studiare.
Attenzione, invece, sia al moscone che alla mosca verde, che possono causare gravi miasi (le infezioni dovute all’ introduzione di larve di ditteri nell’ organismo dei vertebrati) all’ uomo, in quanto, se si presenta l’occasione, depongono le loro uova e larve nelle piaghe o nelle cavità corporee.
Il più nocivo è il moscone, in quanto depone larve già attive e non uova che schiudono dopo diverse ore e che, con una corretta igiene, potrebbero essere rimosse senza problemi.
Ma ad ogni male il suo rimedio, infatti, il fattore interessante è che in alcune specie, fra cui la Lucilia sericata, le larve producono potenti antibiotici che vengono talvolta utilizzati in medicina contro particolari infezioni altrimenti difficili da curare.
Nonostante alcuni ricercatori affermino di essere stati i primi ad occuparsi di questi popolari ma ancora così poco “conosciuti” insetti solo a partire dal 2002, notizia diffusa su diversi siti internet, le proprietà terapeutiche delle mosche, in realtà, si conoscevano già prima del 1977. Perché, dunque, tali interessanti ricerche non sono ancora state adeguatamente approfondite?
Dulcis in fundo, un avvertimento a tutti coloro che sono soliti gustare il tipico “formaggio con i vermi”: se già non lo sapete, gli “innocui” vermetti sono larve della mosca del formaggio (Piophila casei) e non vengono uccisi dai succhi gastrici.
Quindi, se non vengono distrutti nella fase della masticazione, possono causare miasi, disturbi intestinali, vomito e febbre alta.
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