Il festival della letteratura di Mantova non è una novità. Ormai è un evento che attira appassionati da ogni dove, non solo d’Italia, ed è diventato un riferimento fondamentale per il settore letterario italiano. Forse, stiamo assistendo alla nascita di quel “qualcosa” come lo fu Venezia per l’arte e il cinema. Ma procediamo con ordine.
Credo che il festival della letteratura (che per questo 2005 si è appena concluso), anzi il festivaletteratura non necessiti di presentazioni: una settimana fittissima di eventi di stampo letterario (in senso ampio) in una delle città più belle d’Italia.
Un programma con oltre duecento eventi in cinque giorni; un festival che non può essere raccontato tutto: troppi gli stimoli, gli inviti, le occasioni. Qualcosa per forza si perde, ma va bene così. Piuttosto, può essere interessante raccontare un punto di vista sul festival.
Districarsi tra duecento eventi è un’opera titanica per cui la scelta di abbandonarsi a quello che offre Mantova può rivelarsi una decisione vincente. Chi ha provato, non è rimasto deluso.
Camminando per Mantova si percepisce che nell’aria c’è qualcosa di strano, ma la cultura cittadina, in questo decisamente lombarda, non mette in piazza ciò che è personale. E la letteratura richiede qualcosa di un po’ privato, presuppone un intimo legame tra il lettore ed il “suo” libro.
Ecco allora che i cortili e le corti, i chiostri o alcuni vecchi edifici aprono le porte per accogliere un pubblico incredibilmente eterogeneo, fatto di giovani (anche giovanissimi) e adulti, di raffinati lettori di mezz’età assieme ad aspiranti scrittori bohemien venuti ad incontrare gli autori.
Mantova dispiega un patrimonio di luoghi di primissima qualità: se Piazza Sordello e Piazza delle Erbe sono idealtipi della piazza italiana, esiste tutto un fitto patrimonio di luoghi “secondari” che trovano nuova vita grazie alla letteratura.
Di tutti gli incontri del festival, uno merita di essere citato in particolare. Premesso che il criterio di tale scelta è strettamente legato al sottoscritto, si tratta dell’incontro con Barbara Garlaschelli sul tema “corpo e scrittura”.
L’autrice, costretta su una sedia a rotelle dall’età di quindici anni, racconta la sua (ri)scoperta della fisicità grazie ad un dialogo con l’amico Massimo Cirri coinvolgendo attivamente il pubblico.
L’incontro è risultato particolarmente felice per la capacità, da attribuire a entrambi, di comunicare contenuti tutt’altro che banali e leggeri con una leggerezza ed un’allegria assolutamente sopra le righe.
L’arma vincente sta proprio nell’evento, nella capacità di far incontrare pubblico e autori, un’occasione rara ma che permette di spezzare la mediazione del libro facendo riacquisire al libro nuovi significati.
Mantova dimostra di aver avuto un’ottima idea, presto copiata da altre città come Modena (filosofia), Bergamo (scienza) e Parma (architettura), ed una buona capacità organizzativa (forse la città pecca ancora nella possibilità di ospitare i visitatori per più giorni), ma senza dubbio il festivaletteratura è già da annoverare tra gli appuntamenti fissi da consigliare anche a chi è meno vicino al mondo dei libri.
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