COME SONO BELLI I DELFINI: STERMINIAMOLI!
Ogni volta che entriamo in un delfinario, inconsapevolmente, contribuiamo alla sofferenza e allo sterminio di migliaia di delfini. Il Giappone è tra i paesi più coinvolti in questo tipo di mattanza. Chi non vuole essere complice dell’ennesimo sterminio compiuto dai nostri simili, l’8 ottobre può partecipare alla la giornata mondiale contro le mattanze dei delfini in Giappone. E dire basta.
di Daniel Tarozzi
I delfini sono tra gli animali più intelligenti e sensibili del nostro pianeta. Tutti li amiamo. I loro movimenti sono aggraziati, le loro urla infondono allegria, i loro “sorrisi” emozionano e colpiscono.

Tutti amano i delfini e molti sognano di vederli, di toccarli. I delfinari, dove è possibile incontrarli da vicino e vederli nelle loro “esibizioni”, sono costantemente “invasi” da visitatori adulti e meno adulti.

Ci piace vederli saltare e piroettare. Tutti amiamo i delfini, ma questo nostro amore contribusice al loro sterminino, alle loro atroci sofferenze. E il come vi verrà spiegato nel comunicato riportato più avanti, redatto da Ilaria Ferri, Direttore settori cattività e ambiente marino, Animalisti Italiani.

Intanto vi segnaliamo una data importante, l’8 ottobre, in cui, in molte città del mondo, si terrà la giornata mondiale contro le mattanze dei delfini in Giappone, promossa da Ric O’Barry, esperto di mammiferi marini (www.savetaijidolphins.org, www.dolphinproject.org).

La manifestazione è prevista per le ore 11.30 di fronte all'Aambasciata del Giappone a Roma in via Quintino Sella n. 60. Sarà una manifestazione pacifica e non violenta.

In Italia saranno gli Animalisti Italiani a coordinare la manifestazione. Chi ama veramente i delfini non può esimersi dal partecipare. Chi ama veramente i delfini non può non SMETTERE di frequentare i delfinari. Chi ama i delfini non può non contribuire alla diffusione di quanto segue:


Mattanze in Giappone: prima per competizione, ora per denaro.

Di Ilaria Ferri, Direttore settori cattività e ambiente marino, Animalisti Italiani.

Sebbene nell’isola di Iki già nel 1980 lo staff di Sea Shepherd fu in grado di convincere i pescatori che un delfino o una balena vivi per il whale watching sono molto più redditizi che da morti, in altri luoghi del paese del Sol Levante la mattanza di cetacei non si è mai fermata, e oggi ancor più di prima, continua.
Se prima la ragione che portava ad uccidere crudelmente questi mammiferi marini avanzata dai pescatori, era la competizione nella pesca, ora il denaro è la ragione primaria per cui i delfini vengono catturati.
Nel branco vengono selezionati gli esemplari “giusti” per i delfinari di tutto il mondo e poi barbaramente uccisi i rimanenti.


La carne di delfino viene utilizzata a scopi alimentari umani, nonostante l´agenzia investigativa per l´ambiente (Enviromental Investigation Agency) e numerose ricerche scientifiche abbiano dimostrato che questa, soprattutto in Giappone, è pericolosamente ricca di tossine quali: mercurio ed altri metalli pesanti, ddt e altri pericolosi contaminanti.

Spesso viene anche venduta come carne di balena. I delfini sono predatori all’apice della piramide alimentare e tendono ad accumulare grandi quantità di inquinanti come il mercurio, mentre ciò accade in misura minore nelle balene che sono dei filtratori. Studi recenti hanno dimostrato che in alcuni campioni di carne di delfino in vendita sul mercato giapponese, il contenuto di mercurio era mediamente 900 volte al di sopra del limite massimo consentito dalla legge vigente in materia.

Gli scarti della carne di delfino vengono anche utilizzati come cibo per animali e come fertilizzante. Una confezione, grande come una saponetta, di carne di delfino costa, sul mercato attuale, circa 2000 yen.

A Futo, pochi giorni fa, 100 delfini sono stati spinti e rinchiusi nel porto della città, l’imboccatura era bloccata da una rete. Ai mercanti è spettato il macabro rituale di scegliere i “migliori”, quelli ancora piccoli, cuccioli paragonabili ad un bambino di 5 anni, per essere venduti ed addestrati nei delfinari di tutto il mondo. E ai pescatori, il compito di uccidere ed arpionate i rimanenti.

Il mare si tinge di sangue e le grida e i lamenti delle madri separate dai loro piccoli, scelti per essere utilizzati come pagliacci o pseudo taumaturghi nelle galere di cemento e di vetro di tutto il mondo, giungono a noi attraverso immagini per le quali non si può non provare rabbia, sdegno e dolore.

La ragione delle nuove mattanze di Futo è motivata dalla domanda dei delfinari che richiedono sempre nuovi esemplari da utilizzare nei “programmi di nuoto con i delfini”, per rimpiazzare quelli che muoiono per lo stress.

I “programmi di nuoto con i delfini” e la “terapia assistita con i delfini” sono diventati il nuovo grande business delle strutture di cattività di tutto il mondo. Essi consistono nella presenza in vasca di persone convinte di interagire liberamente con i delfini.


In realtà ogni interazione è rigidamente controllata dall’addestratore che tiene in pugno i delfini attraverso la deprivazione alimentare, ovvero se il delfino fa bene un esercizio riceve in cambio un pesce, altrimenti nulla.

In Giappone, ogni anno, vengono uccisi da 20.000 a 22.000 delfini di specie diverse (stenelle, tursiopi , globicefali e focene).
Oltre che a Futo i delfini vengono uccisi a Taiji, presso la penisola di Izu e nell´isola di Iki. Taiji è villaggio di pescatori nell´arcipelago giapponese del sud la cui estremità si estende nel Pacifico.

Qui, circa 400 anni fa, iniziò la caccia alle balene. Ogni anno la stagione di caccia ai delfini inizia ad ottobre e finisce a marzo.
Questo tipo di mattanza avviene attraverso la cosiddetta pratica "drive fisheries" ovvero "pesca guidata".

I pescatori si dirigono verso il mare aperto incrociando le rotte migratorie dei delfini e una volta avvistato il branco, iniziano a colpire con dei martelli i pali di acciaio posti lateralmente alle loro imbarcazioni. In tal modo creano volontariamente un muro di suoni sottomarino che causa panico e disorientamento nei delfini, i quali, cercando di allontanarsi dai rumori, nuotano nella direzione opposta.

Ciò permette ai pescatori di compattare il gruppo e di dirigerlo all’interno di piccoli fiordi o baie, a questo punto viene impedita la fuga dei delfini con l’utilizzo di reti poste all’imboccatura della baia.

I delfini in preda al panico cominciano a "piangere", ad emettere suoni ("fischi") e vengono lasciati in questa condizione per tutta la notte. Il giorno seguente, i pescatori con una piccola imbarcazione entrano nella baia dove vengono selezionati i delfini "giusti" da utilizzare nelle strutture di cattività (delfinari, oceanari e acquari) e tutto ciò avviene in presenza di addestratori e commercianti che dopo aver scelto gli animali "da delfinario", assistono alla strage.

I delfini terrorizzati vengono portati a riva, percossi e sommariamente smembrati con arpioni e coltelli e successivamente issati a bordo delle barche. Spesso non sono ancora morti, anzi la morte arriva dopo interminabili ed atroci minuti, se non ore.

Chiunque si rechi in un delfinario deve essere consapevole che si rende complice anche delle mattanze da cui derivano molti esemplari rinchiusi e che, in ogni caso, lo show business di queste strutture alimenta il prelievo di esemplari in natura, favorisce la disinformazione scientifica e la diffusione di uno scorretto rapporto uomo animale.

Nel 2003 l’agenzia per la pesca Nipponica ha autorizzato solo a Taiji il massacro di:
300 globicefali
300 grampi
300 pseudorche
890 tursiopi
450 stenelle striate
450 stenelle frontalis.

Altre informazioni sul sito www.animalisti.it in Campagne>Cattività: Delfinari - acquari.

Vi chiedo di garantire la vostra presenza e di segnalarci la vostra partecipazione al numero: 06-23232569 chiedendo di Graziano o Daniela oppure all’email: natiliberi@animalisti.it

Ilaria Ferri


(08/09/2005)