DATI CLINICI SUL REIKI
Chi ha seguito altri articoli dedicati al Reiki in questa rubrica sa come questo strumento di crescita e guarigione, per quanto consente di fare un lavoro spirituale molto profondo, si basa su presupposti scientifici e misurabili (la “Porta della guarigione fisica”).
di Giancarlo Tarozzi
Da anni vengono effettuate ricerche e studi di laboratorio volti a dimostrare ciò che succede quando l’energia scorre attraverso le mani dell’operatore di Reiki.

Riporto qui alcuni esempi di quanto è stato finora verificato; si tratta ovviamente di un “work in progress” aperto a continui sviluppi ed aggiornamenti.

Sono state fatte molte sperimentazioni riguardanti le variazioni della cosiddetta “aura Kirlian” della ma-no dell’operatore di Reiki: scattando le fotografie del campo energetico prima e dopo l’attivazione al primo livello, oppu-re in condizione di riposo o mentre il soggetto invia Reiki alla lastra fotografica sono emersi molto significativi, in quanto la variazione dell’aura tende a riproporsi fondamentalmente uguale a se stessa al di là dell’identità della persona fotogra-fata: il campo energetico intorno alle dita è regolarmente più intenso e compatto.

E’ pur vero, però, che al momento non si hanno certezze su quello che realmente significhi la fotografia Kirlian, per cui l’indicazione citata, per quanto degna di attenzione,è ben lungi dal fornire indicazioni chiare su ciò che realmente succede nel corso di un trattamento.

Nella Conferenza del 1994 a Gwatt, in Svizzera, la Reiki Alliance ha deciso tra le altre cose di finanziare una commissione di ricerca, incaricata di raccogliere documentazioni cliniche e altri dati scientifici sugli effetti del Reiki; quando la casistica sarà sufficientemente ampia verrà senz’altro resa pubblica.

Tra i casi che vengono studiati, c’è una clinica in Nigeria nella quale, come a Tokyo ai tempi di Hayashi, il Reiki è lo strumento terapeutico fondamenta-le, e un progetto sponsorizzato dal governo brasiliano per lo studio degli effetti del Reiki sui malati di Aids.

Un’esperienza interessante è quella di Beth Gray, maestra di Reiki iniziata da Hawayo Takata, che ha effettuato una serie di sperimentazioni in collaborazione con l’Università di Stanford negli Stati Uniti: sottoponendo ad una serie di rilevazioni energetiche un operatore di Reiki è stato rilevato che, nel corso del trattamento, l’energia entra dal chakra coronale per poi distribuirsi nei due emisferi del cervello e da lì dirigersi nel corpo della persona trattata.


Nel 1985 due ricercatori americani, Schlitz e Braud, hanno condotto una serie di sperimentazioni per appurare se il trattamento a distanza inducesse una condizione di rilassamento nelle persone trattate. Le condizioni dell’esperimento prevedevano l’invio di energia per trenta secondi circa, mentre nella pratica del Reiki la durata ottimale sui aggira intorno al quarto d’ora.

I soggetti dell’esperimento hanno riportato le sensazioni provate mentre ricevevano energia, tra cui brividi, tremori muscolari, formicolio, calore, necessità di respirare profondamente, perdita della sensibili-tà in alcune parti del corpo. Alcuni dissero di aver avuto anche un’esperienza di bilocazione (o viaggio astrale). Tre af-fermarono di aver provato sensazioni mai vissute in precedenza.

Recentemente Nancy Eos, dottoressa allopatica statunitense iniziata al Reiki ed oggi Master, ha pubbli-cato un testo estremamente interessante, “Reiki and Medicine”, nel quale riporta le esperienze da lei vissute negli ultimi anni utilizzando il Reiki nel reparto di pronto soccorso di un ospedale americano.

Tra i problemi da lei felicemente risolti, opportunamente documentati, troviamo casi di shock anafilattico, tossicodipendenza, arresto cardiaco in seguito a scossa elettrica, epiglottide, arresto di emorragie, etc...

Nel testo sono riportati una ventina di casi particolarmente signi-ficativi, tra i quali quello che ci ha colpito di più riguarda una persona di 67 anni, ricoverata d’urgenza in seguito ad arre-sto cardiaco provocato da un collasso.

L’autrice racconta che l’elettrocardiogramma è rimasto piatto durante tutto il tra-gitto fino al pronto soccorso, e che il cuore si è rimesso immediatamente a battere non appena le porte dell’ambulanza si sono aperte e lei ha avuto la possibilità di poggiare le mani sul corpo del paziente.
La cosa che la stessa Nancy Eos trova sconvolgente è che l’ambulanza ha impiegato venti minuti a raggiungere il luogo dell’incidente e altri tre quarti d’ora prima di far ritorno al pronto soccorso, per cui il paziente è rimasto per circa un’ora con l’elettrocardiogramma piatto e privo di pulsazioni cardiache spontanee, per quanto stimolato dal personale paramedico lungo tutto il tragitto: erano or-mai tutti pronti a stilare il certificato di morte clinica.

Tra le ricerche effettuate finora, una delle più interessanti dal punto di vista strettamente scientifico è stata con-dotta nel 1988 da un’équipe di ricerca californiana, illustrata in un saggio di Wendy Wetzel.

I ricercatori si sono basati sui lavori della Dr. Dolores Krieger nel campo del Terapeutic Touch, terapia energetica che pre-senta qualche analogia con il Reiki in quanto lavora anch’essa sul principio dell’energia neutra.

In questa sperimentazio-ne, vennero misurati i valori dell’emoglobina di una serie di pazienti sottoposti a tale terapia, e nella quasi totalità dei casi tali valori registrarono un significativo aumento.

In base a questo risultato la Dr. Krieger formulò l’ipotesi che l’emoglobina, essendo un indicatore del trasporto di ossigeno nel sangue, costituisca un parametro che esprima al tempo stesso il trasferimento di energia vitale.

Basandosi su queste ricerche, gli sperimentatori californiani si servirono di quarantotto volontari, utilizzando al tempo stesso un gruppo di controllo non coinvolto nel Reiki, costituito da dieci persone.

I due gruppi vennero strutturati in modo da esprimere gli stessi parametri per quanto riguarda istruzione, età media, razza e condizione sociale. Ai mem-bri di ogni gruppo vennero effettuate analisi complete del sangue in due separate occasioni, a differenza di venti-quattr’ore, nelle quali solo il primo gruppo ricevette le attivazioni al primo livello di Reiki.


In particolare, vennero presi in considerazione i valori relativi all’emoglobina ed all’ematocrito. Mentre nel gruppo di controllo i valori rimasero sostanzialmente identici, nel gruppo di neo-iniziati al Reiki si registrò in maniera omogenea un mutamento significativo dei valori.

In 28 casi i valori erano cresciuti, e negli altri 20 diminuiti; in tutti i casi la variazione mirava a ristabilire l’armonia nei soggetti (cresceva in chi aveva valori bassi e viceversa). Ciò conferma il presupposto basilare del Reiki, secondo il quale l’energia tende a tonificare dove ci sono carenze ed a disperdere in presenza di eccessi.

I ricercatori citano in particolare l’esempio di una donna di 58 anni, a cui era stata diagnosticata un’anemia da mancanza di ferro, che in quel periodo non stava prendendo medicine e non aveva mutato le proprie abitu-dini alimentari. Prima del seminario il valore dell’emoglobina era 9.5, e l’ematocrito 32. Al termine dell’esperienza l’emoglobina era salita a 11.8 e l’ematocrito a 38: entrambi i valori avevano riportato un aumento pari circa al 20 per cento.

Intervistata tre mesi dopo dai ricercatori, la donna dichiarò di non aver preso alcuna medicina nel corso di quel periodo ma di essersi autotrattata con il Reiki tutti i giorni, e che ripetendo le analisi del sangue aveva scoperto che i suoi valori erano ancora migliorati: aveva un’emoglobina di 12.8 ed un ematocrito di 38.7.

Secondo la relazione sull’esperimento, anche se questo fu il caso più significativo oltre il 90 per cento dei parte-cipanti dimostrò variazioni sostanziali in uno od entrambi i valori presi in considerazione, cosa che non accadde a nessun membro del gruppo di controllo.

Gli esami vennero condotti da personale di laboratorio con oltre dieci anni di esperienza, e vennero prese tutte le precauzioni per garantire l’integrità dei campioni prelevati e quindi dei risultati clinici. Inoltre, le stesse apparecchiature furono utilizzate per entrambi i gruppi.

Del resto, generalmente i valori di emoglobina ed ematocrito non registrano va-riazioni consistenti nell’arco di ventiquattr’ore in circostanze normali. Già nel 1974 un gruppo di ricercatori (Wintrobe, Lee, Boggs, Bithell & Athens) stabilì che in assenza di emorragie attive, processi di disidratazione o trasfusioni, tali valori rimangono sostanzialmente stabili nel breve periodo.

E’ chiaro che quanto riportato non vuole essere una conclusione ma semmai un inizio, uno stimolo per-ché ricerche analoghe vengano ripetute ed approfondite in modo da poter disporre di dati sempre più precisi ed incontro-vertibili.

Per quanto mi riguarda, sono comunque interessato a raccogliere dati e documentazioni relative a ricerche me-diche e/o scientifiche riguardanti il Reiki, per ampliare la conoscenza generale su tutto ciò che esso ci consente di fare.

Per informazioni sull'attività di Giancarlo Tarozzi e dell'Associazione Pachamama, consultare il sito web.tiscali.it/pachamama, scrivere a pachamama@inwind.it o telefonare al 069032785 o al 3387255800


(04/08/2005)