IL DECALOGO NERO DEL PONTE
Mentre si attende un responso su "Il caso del ponte sullo stretto di Messina", il WWF presenta il suo Decalogo nero: dieci buoni motivi per dire no.
di La Redazione
Basta fare un giro per le strade di Messina per rendersi subito conto di cosa pensa del "caso ponte" la gente che abita una delle sponde dello stretto. Le bandiere e gli striscioni con la scritta “no, ponte” ornano, infatti, da tempo le strade della cittadina, almeno quanto basta per capire che ai siciliani di Messina non necessita un ponte per sentirsi italiani. Non solo, ma nemmeno li alletta diventare una delle due basi su cui poggerà le sue estremità l’avveniristica opera d’ingegneria, che unirà la loro isola alla Calabria: il ponte a campata unica più lungo del mondo (3.300 metri!).

Da anni al centro di proteste e polemiche, la costruzione del ponte è una delle cause abbracciate dal WWF. W a una delle ultime manifestazioni organizzate dall'associazione in loco, era lo slogan ”Sì allo stretto, no al ponte” ad unire le 220 barche in parata che sono sfilate per l'occasione sllo stretto con striscioni e bandiere.

Il WWF, nell’ambito dell’evento ha presentato un decalogo “nero” ovvero dieci buoni motivi per scegliere di non avviare le lunghissime opere e cantieri, per bloccare entro il mese di agosto l’assegnazione del progetto definitivo esecutivo e della costruzione del ponte, impiegare i 6 miliardi di euro per adeguare le infrastrutture esistenti in Calabria e Sicilia e trasformare la Stretto di Messina SpA in una società per la promozione delle infrastrutture utili al sud.

Di seguito riportiamo i dieci buoni motivi per non costruire il ponte:

1- DISTRUGGE UN PATRIMONIO NATURALE UNICO: lo Stretto di Messina rappresenta uno dei luoghi a più alta biodiversità dell’Ecoregione Mediterraneo. Questa immensa ricchezza naturalistica è riconosciuta anche dall’individuazione di ben 11 aree protette indicate dalle Direttive Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (79/409/CEE) e una riserva naturale orientata, istituita dalla Regione Sicilia, presso la Laguna di Capo Peloro.

2- SBARRA UNA DELLE 3 ROTTE MIGRATORIE PIU’ IMPORTATI D’EUROPA, insieme al Bosforo e Gibilterra. Sono 312 le specie di uccelli europei che attraversano i Monti Peloritani, le colline di Ganzirri, poi lo Stretto di Messina, prima di giungere al continente europeo. Nel caso venga realizzato il ponte, migliaia di uccelli moriranno per l’impatto con le strutture aeree (torri altre 328,60 m, 166.600 tonnellate di cavi stesi per una lunghezza di 5 km per tenere il ponte; barriere di protezione dei tracciati stradali e ferroviari, l’impalcato stesso) per le alterazioni indotte alla laguna di Capo Peloro (luogo di sosta indispensabile per riprendere le energie perdute) e per l’effetto distorsione ottica che porterà molti di loro, a perdere l’orientamento.

3- DANNI ALLE SPECIE MARINE E ALLE RISORSE ITTICHE. Lo Stretto di Messina rappresenta un punto cruciale per il transito marino di numerose specie, trovandosi lungo una delle principali direttrici del Mediterraneo. Tra le specie più importanti, da un punto di vista ambientale oltre che economico, ci sono i grandi pelagici, come il Tonno, l’Alalunga, la Palamita, l’Aguglia imperiale e il Pescespada. Proprio la “ricchezza” di cibo nello Stretto determina che molti pesci transitino in acque superficiali e possano essere catturati con le particolari barche chiamate “passerelle” o “feluche” attive solo in questa parte del Mediterraneo. Inoltre, lo Stretto è un punto di passaggio obbligato per le migrazioni e gli spostamenti dei Cetacei, probabilmente è il più importante del Mediterraneo.
Gli effetti negativi, irreversibili e perenni nel caso venisse realizzato il ponte, sono l’effetto ombra e l’effetto luce che potrebbero causare un ostacolo alle migrazioni.

4- L’OPERA E’ PIU’ GRANDE RISPETTO A QUELLA PRESENTATA ALLA “VIA” Il ponte sospeso ad unica campata presentato alla Valutazione di Impatto Ambientale nel gennaio 2003, risulta ancora più lungo del precedente. Il doppio impalcato stradale e ferroviario è lungo 3.300 m, più di 200 m rispetto al precedente e le torri che lo sorreggono sono ancora più alte, 382,60 m rispetto ai 376 m del progetto del 1992. A questi dati sull’impatto dell’opera principale si deve aggiungere lo sviluppo delle opere connesse: infrastrutture stradali e ferroviarie per complessivi di 3,1 km di tratti su terra, 2,0 km di tratti su viadotto e 20,6 km di tratti in galleria.

5- MILIONI DI METRI CUBI DI MATERIALI DA SCAVO: La realizzazione del ponte e delle opere connesse comporterà, e sono dati prudenziali: un fabbisogno complessivo di inerti pari a 3.540.000 metri cubi di materiali (di cui 1.750.000 vengono da cave); e una produzione di materiali provenienti dagli scavi per un totale di 6.800.000 metri cubi (di cui 1.790.000 vengono riutilizzati e 5.010.000 andranno a deposito). Con un coinvolgimento non solo del territorio urbano del Comune di Messina ma di tutto l’hinterland densamente urbanizzato. Nel solo territorio di competenza del Comune di Messina sono previste ben 12 grandi aree di cantiere.


6- RISCHIO SISMICO: sull’assetto geologico e sismotettonico dello Stretto esistono interpretazioni discordanti. La faglia, causa del terremoto del 1908, è stata indicata come una spaccatura di circa 40 km di lunghezza e si trova sepolta sotto 3000 m di sedimenti per cui è detta “cieca” e non è direttamente osservabile.
Lo stretto, dunque, si imposta lungo un sistema di faglie che svincola il blocco siciliano e quello calabrese, all’interno di una zona crostale tra le più dinamiche del mondo, al di sotto di queste regioni, infatti, si realizza da milioni di anni, l’incontro-scontro tra la placca africana e quella europea, la presenza dei numerosi vulcani attivi, ne è l’evidenza più spettacolare. Sulle sponde dello stretto le città sono comunque edificate senza piano antisismico. E’ da sottolineare come nessuna delle tre città dello stretto sia dotata di un piano di evacuazione, mentre, solo il 25% delle costruzioni è antisismico. Durante il terremoto del 28 dicembre 1908 furono rase al suolo le città di Reggio e Messina con oltre 80.000 di magnitudo Ricther 7,1 intensità (intensità XI-XII Mercalli).

7 – POCHISSIMO IL RISPARMIO DEI TEMPI DI ATTRAVERSAMENTO
Anche secondo la relazione della Commissione del Consiglio comunale di Messina sulla sostenibilità sociale del ponte si dimostra che il ponte farebbe aumentare la percorrenza stradale per accedere all’infrastruttura di 20 chilometri e ridurrebbe i tempi delle operazioni di transito dello Stretto di Messina di soli 10 minuti rispetto al traghettamento.

8- CANTIERI DIVORATORI DI ACQUA in zone già carenti di risorse idriche. Il sistema idrogeologico verrebbe drammaticamente alterato. Occorreranno milioni di metri cubi di cemento per tutte la strutture dell’opera ponte, e questi dovranno essere impastati con altrettante migliaia di mc di acqua dolce. Si dovrà gestire l’uso della già scarsa quantità d’acqua esistente, nel modo migliore. Si dovrà scegliere se soddisfare i fabbisogni delle popolazioni già assetate di Calabria e Sicilia o utilizzare l’acqua per impastare il calcestruzzo. La popolazione locale potrebbe essere costretta a comprare l’acqua anche potersi lavare.

9- CENTINAIA DI ESPROPRI. Il ponte e le opere connesse hanno bisogno di spazio e per conquistarlo sono previsti centinaia di espropri. La durata dei cantieri sarà almeno doppia di quella preventivata dai progettisti (almeno 12 anni invece di 6). Infatti, oltre al ponte saranno realizzate infrastrutture ferroviarie e stradali per complessivi 3,1 km di tratti su terra, 2,0 km di tratti su viadotto e 20,6 km di tratti in galleria.

10- COSTA TROPPO. Il costo del ponte si stima ad oggi tra i 7,5 e i 9 miliardi di euro. Infatti, nei 6 miliardi previsti non è stato calcolato né l’aumento del 50% del costo dell’acciaio sui mercati internazionali, che dovrebbe portare ad un incremento di prezzo dell’opera attorno al 15%, né il rilevante aumento del costo del lavoro per il raddoppio dei tempi dei cantieri. E’ stato anche ampiamente sottovalutato l’aumento dei costi derivato dalle 35 prescrizioni di carattere tecnico e ambientale, richieste dal CIPE, in occasione dell’approvazione del progetto preliminare, che riguardano quasi tutti gli aspetti fondamentali (naturalistici, paesaggistici e urbanistici), tra cui quelli importantissimi, per l’area interessata dall’intervento, inerenti gli aspetti sismologici e geo-tettonici.


(22/07/2005)