ANTI-AGING: UNA MEDICINA PREVENTIVA
Senza pretendere l'immortalità, almeno fisica, è possibile vivere più a lungo, conoscendoci meglio attraverso la medicina anti-aging. Abbiamo intervistato a proposito il Dottor Damiano Galimberti.
di Francesca Giomo
Sempre più spesso, ormai, anche in Italia, si sente parlare di Medicina Anti-aging, ovvero di medicina anti-invecchiamento. Di cosa si tratta esattamente, però, poche volte è stato spiegato.

Il senso comune attribuisce al termine “anti-aging” un significato legato soprattutto a interventi di tipo estetico, quindi, di “superficie”, per la cura della bellezza della pelle e di alcune parti del corpo, attraverso l’impiego di cosmetici particolari o di pratiche di chirurgia.
In pochi già sanno che, invece, la Medicina Anti-aging è una medicina completa, un medicina che guarda dentro, di tipo preventivo, che gli addetti ai lavori definiscono “per sani”.

E proprio di questo ci parlerà direttamente il Prof. Damiano Galimberti, medico – chirurgo, specialista in Scienza dell’Alimentazione, Dietetica, Laserchirurgia e Laserterapia, nonché Presidente dell’A.M.I.A, la neo Associazione Medici Italiani Anti Aging.


D: Ultimamente sono state molte le pubblicazioni sull’anti-aging, le interviste perlopiù sono state spesso rivolte a gerontologi, il cui approccio alla tematica è risultato essere tradizionale e il contenuto diretto soprattutto a persone di una certa età. Volevamo, dunque, chiederle di farci capire cosa è esattamente la medicina anti-aging.

Dott. Galimberti: Per parlare di medicina anti-aging si deve, innanzitutto, fare una premessa fondamentale. Bisogna sapere, infatti, che esiste una netta differenza tra età anagrafica ed età biologica. Ognuno di noi ha, infatti, un’età anagrafica, cioè quella documentata dalla nostra nascita, certificata dalla carta d’identità, che non sempre, però, corrisponde alla propria età biologica.
Il nostro organismo può essere più vecchio o più giovane rispetto alla propria età anagrafica.

Fatta questa premessa, possiamo porre la domanda. In cosa consiste la medicina anti-aging?

Innanzitutto si compone, come per tutte le altre medicine, di una prima parte che è, la diagnosi, cui il “paziente” viene sottoposto per avere un punto della situazione. All’inizio, quindi, della pratica della medicina anti-aging vi è una domanda: Quale è la tua vera età rispetto a quella anagrafica?
L’invecchiamento, infatti, può essere paragonato a una sorta di edificio, in cui le fondamenta fungono da fattori genetici. Un abito costituzionale che ciascuno di noi ha ereditato.
Anche se le fondamenta sono stabili, se il risultato finale sarà un appartamento di 1 piano, 2 o un grattacielo dipende da come noi permettiamo che sia costruito. Fondamentale, quindi, è l’interrelazione tra noi e l’ambiente, a partire da quello che mangiamo, dal nostro stile di vita generale, sui cui fattori si può intervenire attivamente.

Pertanto la medicina antiaging, da una parte va a stadiare l’età di un individuo e valuta quanto i fattori ambientali interferiscono su quella che è la sua età biologica, cercando di migliorare i primi e di ottimizzarli. Dall’altra va a valutare l’aspetto genetico costituzionale, che, in un certo modo, può anch’esso essere “modificato”, facendo invecchiare meglio.
In questo senso un esempio convincente può essere il seguente: i primi del’900 l’età media era tra i 40 e i 50 anni ca, attualmente, solo in 100 anni, la media è praticamente raddoppiata. Oggi è impossibile raddoppiare, ma guadagnare 10/20/30 anni di vita è un’aspettativa del tutto lecita.
Inoltre, va sottolineato, che il raggiungimento dell’età senile si attua in una forma differente da prima. Si può invecchiare mantenendo ottimali capacità mnemoniche, cognitive, funzionamento del sistema nervoso, un buono stato di forma fisica.


Quindi alla fase diagnostica, segue la fase terapeutica, in cui si indicano i protocolli che possano andare a migliorare tutti quei fattori individuati come a rischio o con incidenza negativa nella parte diagnostica.

D: Quali sono le specializzazioni mediche e non, se ce ne sono, che caratterizzano la medicina anti-aging? E chi si rivolge alla medicinaanti-aging?

Dott. Galimberti: Una delle caratteristiche principali e innovative della medicina anti-aging è che opera attraverso un approccio trasversale.
C’è, infatti, chi l’invecchiamento lo vive male da un punto di vista estetico, persone che subiscono come un danno psicologico la propria decadenza fisica, la perdita di elasticità dei tessuti, la comparsa di rughe.
C’è chi lo vive negativamente sotto un punto di vista ormonale, per cui demonizza la menopausa, l’andropausa e tutte le conseguenze negative sul proprio stato fisico generale, come le vampate di calore, la riduzione della libido ecc..
Tutte situazioni che vengono vissute come un calo nelle proprie prestazioni di vita quotidiana.
Quindi si avvicina all’anti-aging per problematiche di tipo urologico, ginecologico, andrologico.

Può utilizzare la medicina anti-aging nella sua funzione preventiva chi ha problemi dal punto di vista cardiovascolare. Per esempio coloro che hanno avuto parenti vicini con infarti, angine, e che vogliono fare su se stessi un’opera di prevenzione.

La medicina anti-aging ha una capacità di valutazione molto approfondita anche nel caso di malattie degenerative del sistema nervoso, come il parkinson.

Si cerca per cui di migliorare lo standard e le aspettative di vita del soggetto a seconda della problematica sottoposta, da molteplici punti di vista.

D: Come operano in pratica la fase diagnostica e quella terapeutica?

Dott. Galimberti: La diagnosi comporta una serie di rilievi e un colloquio con il paziente da cui emergono le problematiche principali. Quindi essenziale è attuare un dosaggio dei radicali liberi. Forse, infatti, non tutti sanno che lo stress ossidativo può essere misurato, ovvero misurare quella entità di sostanze che arrugginiscono dall’interno l’organismo. Pratica, che consente anche di monitorare l’efficacia della terapia.

Quindi è fondamentale non solo sapere quanti radicali liberi si hanno, ma ci si sta difendendo,in base a quante sostanze anti ossidanti ha l’organismo.

A seguito del profilo stress ossidativo e della capacità di difesa dell’organismo si fanno alcune proposte terapeutiche per migliorare la situazione.

E’ importante sottolineare che le proposte vengono fatte sempre in base allo stilemi vita del paziente. Ad esempio può esservi la necessità di incrementare l’attività fisica, perché il movimento è uno stimolante di produzioni ormonali. Si interviene sulla qualità e sulla quantità nell’alimentazione, individuando quei passaggi che possono essere ottimizzati. Si può effettuare una supporto alimentare, vitaminico o di altro dove gli esami hanno evidenziato questo tipo di necessità.


Se la situazione lo richiede si procede con una terapia d’urto , cui segue una fase di mantenimento e di monitoraggio.

In qualsiasi caso l’approcio è sempre quello più naturale possibile. Quando ad esempio si parla di ormoni di supporto nella donna in menopausa o perimenopausa si tratta di estroprogestinici naturali ormai. L’Italia è ancora uno de pochi paesi in cui viene ancora consigliato di routine una terapia ormonale sostitutiva a base di estrogeni e progestinici. Negli Stati Uniti è stata da 2 anni abbandonata, a seguito della pubblicazione di studi, in cui è stato dimostrato che i rischi, di natura tra l’altro tumorale, e gli effetti negativi di tale terapia sono stati superiori rispetto agli effetti
Non si va mai a manipolare l’organismo e contrapporre il rischio che da un beneficio se ne traggano effetti negativi.


D: A che età bisognerebbe iniziare una terapia anti-aging a scopo preventivo?

Dott. Galimberti: I 35 anni sono l’età ideale. L’acme ormonale è stato ormai raggiunto e si comincia la “discesa”, che, a seconda di molteplici fattori, può essere più o meno ripida e veloce.
Ricodiamoci che a seguito della fase diagnostica e di quella terapica, la terza fase, quella del mantenimento è altrettanto importante. Sia che ci si sia sottoposti a un trattamento di tipo estetico – chirurgico, sia di tipo ormonale ecc...


D: Tornando, ora, a una tematica più generica, a che punto è in Italia la diffusione della medicina anti-aging?

Dott. Galimberti: In Italia fino ad ora se n’è parlato poco e male, spesso solo come appendice e scusa per effettuare della medicina estetica, oscurando la vera visione che è stata molto di successo negli Stati Uniti , e nei paesi di origine francofona come il Benelux.
Ora attraverso conferenze, seminari, anche all’interno di Università il messaggio sta passando.
Lo scopo è quello di fare aprire le discipline le une alle altre, collaborare per attuare un’azione sinergica. I medici e non solo devono avere una formazione a 360 gradi.
Bisogna riportare l’attenzione verso il corpo, sul corpo e dentro il corpo, attraverso un’azione unica.

In Italia se n’è appalto poco e male soprattutto per esigenze economiche del sistema sanitario nazionale, si è sempre parlato di cura e mai di PREVENZIONE.
Nei paesi esteri si spendono molti più soldi per la prevenzione e meno per la cura.
Mi riferisco agli Stati Uniti,ad esempio, quando ai tempi della presidenza Clinton è stato fatto un protocollo federale che regolarizzava la vendita dei prodotti integratori con l’intento dichiarato di recuperare una medicina di tipo preventivo avrebbe ridotto i costi a carico del sistema della sanità, e che si avrebbero avute meno patologie di tipo cardiovascolare, tumorale ecc. Si era parlat, quindi, di un investimento nella prevenzione.
In italia, non si opera ancora in questo senso, eccetto i casi sporadici di una qualche campagna preventiva.

Il messaggio, quindi è che se c’è la possibilità di monitorare la situazione prima che degeneri e diventi attiva, bisogna farlo.

Lo scopo dell’A.M.I.A.è quello, appunto, di diffondere a 360 gradi il messaggio di prevenzione, una sorta di ri-educazione all’approcio medico – terapeutico.


(28/06/2005)