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VIAGGIO TRA ANTICHE TRADIZIONI SCIAMANICHE
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All'interno del viaggio da noi intrapreso alla scoperta di antichi percorsi di guarigione, nel seguente articolo verrà approfondito il tema Caccia all'anima, di tradizione sciamanica, soffermandoci sulla ricerca del proprio animale di potere.
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di Giancarlo Tarozzi
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Gli sciamani non vanno mai da soli a fare i loro viaggi nelle dimensioni parallele. Hanno sempre di fianco qualche manifestazione dello spirito: elfi, elementali, ma molto più spesso animali di potere. Secondo lo sciamanesimo ogni essere vivente ha sempre accanto a sé una o più guide che hanno la funzione di proteggere e guidare in momenti difficili (una concezione simile é quella dell’angelo custode della cultura cristiana). La forma che tali creature assumono può variare in base al momento ed alla situazione.
L’animale di potere è un elemento essenziale nelle tradizioni e nelle tecniche sciamaniche: rituali quali la caccia all’anima e la trance dance, per esempio, prevedono come prima esperienza proprio la ricerca e la “danza” dell’animale, che poi rimarrà come guida e riferimento nelle esperienze successive.
Con termini occidentali, in questo caso approssimativi e limitanti, potremmo definirlo come un archetipo di forze naturali, nello stesso modo in cui per esempio nel mondo indiano ed in quello egizio spesso gli dei hanno testa e caratteristiche animali.
Vorrei suggerire infatti a quelli tra di voi che sentissero l’esigenza di accostarsi in prima persona alle esperienze sciamaniche di partire sempre e comunque dall’esperienza diretta, in ogni fase del lavoro, e cercare solo in un secondo momento conferma e confronto in quella di altri, per non correre il rischio di rimanere suggestionati e condizionati nella nostra interpretazione di quanto vissuto. Quando nei seminari di caccia all’anima i partecipanti condividono le loro esperienze non fornisco mai alcuna interpretazione, ma li stimolo e guido a trovarla dentro di sé. La tentazione occidentale di catalogare e schedare ogni esperienza non si adatta alla Terra di Mezzo, in essa valgono altre regole…
Del resto, spesso accade che l’animale che incontriamo rimanga al nostro fianco per un periodo preciso, dopo di ché ci lasci e in seguito ne incontriamo un altro, più adatto alla nostra mutata situazione interiore. Questo è successo di recente anche a me: dopo un lungo periodo di simbiosi con il Condor, che mi era stato a fianco fin dal mio primo contatto con la dimensione sciamanica, da un po’ di tempo ha iniziato a “manifestarsi” in maniera sempre più netta un nuovo animale, il Drago, che alla fine mi ha comunicato che era venuto il momento di un “passaggio di consegne” con l’animale precedente. Ammetto sulle prime di aver fatto una certa resistenza, per una forma di “attaccamento“ ad una dimensione più conosciuta; mi sono poi reso conto, come spesso accade, che l’attaccamento al passato non è che un limite che impedisce di aprirsi a quanto di nuovo la realtà ha in serbo. Gli animali che incontriamo nei nostri viaggi sciamanici parlano, comunicano con noi come nelle fiabe e nei miti sull’Eden o su terre fatate popolate da gnomi ed elfi.
Del resto, quando un autore crea un racconto o una mitologia prende forma, spesso attinge agli immensi serbatoi dell’inconscio collettivo, nel quale sono immagazzinate tra le altre cose tutte le nozioni e gli archetipi sviluppati dall’umanità nel corso della storia, quindi non c’è nulla di strano se ritroviamo coincidenze tra racconti e miti delle varie tradizioni e le dimensioni nelle quali penetriamo con i viaggi sciamanici.
In molte culture dell’antichità é stato un animale a portare all’uomo la conoscenza. Solo per fare qualche esempio, per gli Hopi l’iniziatrice dell’umanità del Quarto Mondo (quello attuale) é stata la Donna Ragno, mentre per gli egizi Thoth, il dio della conoscenza, é rappresentato con la testa di ibis.
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Purtroppo la cultura giudaicocristiana é rimasta fortemente condizionata da alcune frasi contenute nella Bibbia, dove si racconta che Dio diede all’uomo la Terra, le piante e gli animali “perché se ne servisse a suo piacimento”…
In quasi tutti i testi più o meno sacri che hanno giustificato l’affermarsi del patriarcato sulle culture matriarcali, si racconta come il rapporto armonioso con la Natura (Eden, Età dell’Oro…) ad un certo punto sia stato spezzato, e da maestra ed amica essa sia divenuta per gli esseri umani, specialmente quelli di sesso maschile, solo uno sfondo sul quale giocare i propri giochi da scimmia bellicosa e dominatrice.
In un magistrale racconto di Dino Buzzati, il “Segreto del Bosco Vecchio”, gli elementali, cioè gli spiriti della Natura, parlano e interagiscono liberamente con i bambini che riescono a vederli perché nessuno ha ancora spiegato loro che la cosa é impossibile, e salutano con tristezza il giovane protagonista che si trasferisce in città avvertendolo che quando sarebbe tornato in seguito non sarebbe più riuscito a vederli e parlare con loro, cosa che puntualmente accade…
Recentemente é stato prodotto un film,“La sottile linea rossa”, che parla della seconda guerra mondiale da un punto di vista decisamente diverso: le lotte tra i marines e i giapponesi in un’isola del Pacifico vengono mostrate come manifestazioni di animali estremamente idioti mentre per contrasto viene messa in primo piano l’armonia della Natura, del tutto indifferente nella sua bellezza e nei suoi ritmi ai giochi bellici che stanno avvenendo…
Non solo le culture sciamaniche danno importanza al concetto di “animale di potere”; anche in occidente, perfino in Italia, ritroviamo questo concetto quando parliamo per esempio di “animali totemici” delle città: la lupa é il simbolo di Roma fin dall’antichità, e la sua rappresentazione sacra é conservata sulla collina del Campidoglio, al centro della città; Torino é legata al toro, e nella centrale Piazza San Carlo c’é una raffigurazione in ottone di tale animale; quando ero bambino mi spiegarono che é posta nel centro simbolico della città, e camminarci sopra porta fortuna…
L’elenco potrebbe continuare a lungo, dai nomi delle contrade di Siena all’Aquila, l’antica usanza di consacrare un luogo ad un animale giunge fino ai nostri giorni. Tutti abbiamo visto film in costume nei quali i legionari romani portavano l’insegna dell’aquila.
Ma l’utilizzo simbolico degli animali non riguarda solo le città : in Borsa di parla di fasi del Toro oppure dell’Orso…
Lavorare con un animale di potere significa realmente mutare la nostra relazione con tutte le forme di vita nostre sorelle con le quali condividiamo il nostro pianeta, ricordarci, come ci ripropone continuamente lo sciamanesimo, di non essere altro che parti di un Tutto molto più grande con il quale, se vogliamo crescere, dobbiamo inevitabilmente armonizzarci.
Per informazioni sui seminari di Caccia all'Anima e sulle altre attività dell'Associazione Pachamama, consultare il sito web.tiscali.it/pachamama, scrivere a pachamama@inwind.it o telefonare al 069032785 o al 3387255800.
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(19/07/2007)
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