I pretendenti al titolo erano tanti e probabilmente in molti avrebbero meritato il prestigioso premio, ma nelle ultime ore tre i nomi giravamo nelle sale del palazzo del Festival: David Cronemberg con A history of Violence, Lars Von Trier con Manderlay e infine l’austriaco Michael Haneke con Hidden. Tutti delusi, sì, tutti delusi e sconfitti perché la giuria guidata da Emir Kosturiça sceglieva i fratelli Dardenne che già nel 1999 si erano trovati sul gradino più alto del podio con quel capolavoro dal titolo di Rosetta. Il film di quest’anno si chiama invece L’Enfant, narra la storia di una coppia di giovani un po’ sbandata che ha un bambino. Il loro modo di rapportarsi alla maternità/paternità è ovviamente particolare e deviato, al punto che lui arriva a vendere per denaro, e anche con una certa disinvoltura, l’infante.
La rassegna dei premiati prosegue con il secondo posto di Broken Flowers di Jim Jarmush e quindi con The three burials di Melquiades Estrada di Tommy Lee Jones, ottimo esordio alla regia e vincitore invece del premio come miglior attore. Il susseguirsi delle premiazioni coinvolge infine anche Michael Haneke unico tra i favoriti a tornare a casa non proprio a mani vuote, si aggiudica, infatti, il premio alla miglior regia.
L’evento si svolge così senza intoppi ne preclusioni di sorta al punto che dopo mezz’ora tutto è già finito e concluso e le star possono dedicarsi alla stampa e alle televisioni che sono venute in Francia da ogni angolo del mondo. Una cerimonia sobria insomma, niente a che vedere con le vittorie di Benigni, ma sicuramente giusta sia nelle premiazioni che nella serietà di affrontare l’importanza della situazione e del momento storico mondiale. A questo proposito gli unici a fare una dichiarazione a riguardo sono stati proprio i Dardenne che dedicano la vittoria a Florence Aubenas giornalista francese tutt’ora prigioniera dei terroristi in Iraq.
Viste le premesse e il valore della selezione non si può dire che il Festival non abbia, nel suo finale, stupito. Le premiazioni e i premiatori ci riportano infatti con i piedi per terra dissolvendo quel sogno di cinema europeo superiore all’americano che avevamo paventato solo qualche giorno fa.
Da un alto, infatti, ha vinto un film francese che pur nei tanti pregi non ha sicuramente quel valore internazionale che ci aspettavamo dal vincitore del Festival di Cannes, dall’altro, invece, ci stupisce, come abbiamo detto prima, la presenza delle due star americane, Freeman e Swank, che per quanto possano essere importanti e di valore sembrano essere portatori di un messaggio poco condivisibile. Il cinema americano premia quello europeo, il cinema americano, in tal senso, si pone, o è posto, così ad un livello superiore, e questo dall’organizzazione francese del Festival non ce lo aspettavamo proprio.
Ecco l'elenco dei premiati.
Palma d'oro: 'L'enfant' di Jean Pierre e Luc Dardenne
Gran premio della giuria: 'Broken flowers' di Jim Jarmusch
Miglior regia: Michael Haneke per 'Caché'
Miglior attore: Tommy Lee Jones per 'The three burials of Melquiades Estrada'
Miglior attrice: Hanna Laslo per 'Free zone'
Miglior sceneggiatura: Guillermo Arriaga per 'The three burials of Melquiades Estrada'
Premio della giuria: 'Shanghai dreams' di Wang Xiaoshuai
Settimana della critica: 'Me and you and everyone we know' di Miranda July
Palma d'oro per il cortometraggio: 'Podorozhni' di Igor Strembitskyy
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