Siamo in tanti. Migliaia. Migliaia di migliaia… Milioni! Siamo single…
Abitiamo in piccole case. Un monolocale, al massimo due camere e accessori che dividiamo con un gatto o con un pesce rosso, con un coniglio nano o con un furetto, un cane raramente… è troppo impegnativo.
Usciamo presto al mattino, torniamo tardi la sera e nel fine settimana non c’è sveglia che tenga… Il sabato, poi, la lavatrice è stracolma, la casa è in uno stato a dir poco pietoso, il frigorifero – asettico – piange miseria ed il supermercato ci attende sornione… E qui, nel tempio del cibo impacchettato, nell’apoteosi di scaffali traboccanti di “confezioni formato famiglia”, si consuma la vera tragedia del single.
Quasi rispondendo ad un occulto richiamo, ci ritroviamo – tutti insieme – a far la spesa all’ora di pranzo, un po’ stralunati, un po’ trasandati, molto indecisi…
Ci riconosciamo l’un l’altro da un fugace sguardo ai carrelli: tristemente semivuoti alcuni, stracolmi di “porcheriole” altri. Giriamo fra le mani, a lungo, confezioni d’insalata sufficiente ad una famiglia di quattro persone per quattro giorni e ci chiediamo come fare a consumarla prima che scada. Ma è il reparto del pane il vero banco di prova dell’orgoglio del single. Circondati da madri di famiglia che arraffano pagnotte e filoni, stentiamo a trovare il coraggio di chiedere, con un fil di voce, un solo panino professando, così, al mondo intero che, ebbene sì, siamo soli… siamo single.
Ed infine arriviamo alla cassa e qui, ben esposti, fra rasoi e piccoli snack, ci strizzano l’occhio i preservativi. Li abbiamo finiti e chi sa cosa ha in serbo per noi il sabato sera… eros e champagne? Ma come fare ad afferrarli senza farci notare, senza attrarre lo sguardo di caste vecchiette o di bimbi innocenti in coda davanti e dietro di noi? Forse è meglio restare in casa a guardare Panariello in tv, smangiucchiando un sofficino in ciabatte e pigiama…
Gli amici, quelli sposati e con prole, ci invidiano: per loro siamo l’emblema di una gaudente libertà. Immaginano, per noi, folli notti d’amore, file di insaziabili partner, agende fitte di impegni, pochi problemi, nessuna responsabilità.
Siamo la spalla ideale sulla quale versare le lacrime dell’ultima crisi di coppia, il posto ideale dove parcheggiare il cane, il gatto o il bambino. Siamo i figli senza figli di genitori ai quali abbiamo “negato la gioia” di essere nonni e che, per questo, ci trattano ancora come fossimo adolescenti immaturi. Però, quando serve, siamo anche i figli che – poiché senza figli – devono far da genitori a mamma o a papà.
E poi ci sono gli amici che vorrebbero vederci a tutti i costi sposati, che organizzano cene e serate all’unico scopo di farci conoscere qualcuno che “sembra fatto apposta per te”… Loro, sempre quelli sposati e con prole, ci rimproverano di non credere nel matrimonio, di essere solo degli egoisti, ci snocciolano dati sui recenti tassi di natalità, arrivano a farci i conti in tasca per dimostrarci – come se ce ne fosse bisogno – che vivere in due è meno costoso del vivere soli. Eppure, sono proprio loro, quelli sposati, a mettere in fuga la nostra ultima idea di “mettere su famiglia”.
Da anni assistiamo alle loro scenate, ci confidano – a turno – colpevoli infedeltà, sentimenti di odio e disprezzo l’uno per l’altro, istinti omicidi a stento repressi, rimpianti per occasioni perdute… e poi vorrebbero vederci sposati!
No! No! No! Siamo single e, tutto sommato, ci piace.
Abbasso La Fontaine e le sue tristi formiche. Noi siamo le allegre cicale che cantano e cantano.
Disincantati, crediamo ancora nell’incanto del Grande Amore anche se rintracciato attraverso una chat o fra le mura di un’agenzia matrimoniale.
E’ vero, pochi fra noi sono single per libera scelta o per vocazione sincera, mentre sono molti coloro che la vita, o il caso, o il destino, o cos’altro ha portato a trovarsi da soli. E’ altrettanto vero, però, che il single doc si distingue dai “soli” perché sa “godersi” la sua solitudine.
Come negare, infatti, l’ineffabile piacere di poter decidere – solo all’ultimo istante – come trascorrere una serata o un fine settimana? E del fumare a letto, o stare per ore nel bagno, o girare per casa discinti ne vogliamo parlare?
La sera torniamo a casa e nessuno ci accoglie. Siamo tristi o arrabbiati e nessuno ci ascolta. Siamo affamati e nessuno cucina per noi.
Pensiamo ai nostri amici, a quelli sposati con prole, ed una lacrima fa capolino mentre si affaccia alla mente l’immagine della felice famigliola raccolta a tavola. Poi il quadro si allarga… vediamo i bambini con le mani nel piatto, il padre incollato davanti ad una partita di calcio, la madre che cerca invano un po’ di attenzione e… paf! torniamo di colpo alla realtà: che bello essere single!
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