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L'IMPORTANZA DELLA CENTRATURA DEL CUORE NEL REIKI
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Nell’ambito del nostro percorso di conoscenza dell’universo Reiki, questa volta vi proponiamo un articolo che ci parla di uno degli elementi portanti di tale antica pratica: la centratura del cuore. Quando farla, cosa significa e perché è necessaria premessa dei trattamenti di Reiki.
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di Giancarlo Tarozzi
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La centratura del cuore è uno degli elementi portanti di qualsiasi trattamento di Reiki: è la prima cosa che viene insegnata, e viene riproposta come premessa indispensabile a tutti i trattamenti di primo, di secondo e di terzo livello.
Sul piano pratico è una tecnica semplicissima, che consiste nel poggiare le mani al centro del petto inviando Reiki a questo punto. Contemporaneamente ci si sintonizza con l’energia del cuore, ossia l’energia dell’amore incondizionato, premessa e coronamento di ogni trattamento.
Il Reiki, infatti, come abbiamo già visto in articoli precedenti, non è e non vuole essere solo una tecnica: non è, infatti possibile apprenderlo sui libri, ma solo attraverso una trasmissione diretta. Le stesse posizioni dei trattamenti non sono importanti di per sé, ma servono a guidare il modo di poggiare le mani sul corpo della persona da trattare: farlo, su se stessi o sugli altri, seguendo lo schema dei trattamenti senza aver ricevuto l’attivazione, non serve assolutamente a niente.
L’energia del Reiki è quella del cuore, e quando si parla di amore incondizionato ci si riferisce a un amore privo di ego, ossia alla capacità di dare senza nulla aspettarsi in cambio, come il sole invia la sua luce intorno a sé senza preoccuparsi del modo in cui essa viene accolta. Solitamente, invece, noi definiamo amore un rapporto di scambio e di richiesta. “Ti amo perché sei mio/mia”, “Ti amo perché voglio essere riamato”, “Lo faccio per il tuo bene” sono alcune delle innumerevoli frasi con le quali noi copriamo con parole quali “amore” e “affetto” il nostro bisogno degli altri, oppure il nostro desiderio inconscio di controllarli.
L’amore di cui parliamo in questo contesto è qualcosa di assolutamente diverso: è la capacità di dare perché per noi è naturale farlo. Per questo motivo, per esempio, durante i trattamenti di Reiki è essenziale cercare di non essere assolutamente coinvolti a livello emotivo e/o mentale in quello che stiamo facendo: qualsiasi aspettativa, anche nobile, sull’esito del trattamento, non fa altro che ostacolare il fluire spontaneo dell’energia.
Possiamo quindi affermare che la centratura del cuore, che aiuta ad ottenere questa condizione di non coinvolgimento emotivo, è l’elemento fondamentale dei trattamenti stessi. I motivi della sua importanza sono molteplici: come tutto ciò che riguarda il Reiki, ogni cosa proposta può essere inquadrata a diversi livelli di profondità, e da diverse prospettive.
In primo luogo, la centratura del cuore serve per rilassarsi, per disporsi in maniera positiva al trattamento che si sta per fare; in questo caso, parliamo di “centratura” in quanto essa ci stimola a sintonizzarci sull’energia del cuore e non su quella della mente, a lasciar andare qualsiasi aspettativa sull’esito del trattamento, e ad assumere quindi fino in fondo la condizione di distacco impersonale, premessa indispensabile per essere buoni canali energetici.
Spesso, infatti, nonostante dal punto di vista teorico si sia consapevoli che qualsiasi nostra interferenza sia di ostacolo al flusso dell’energia, può risultare estremamente difficile non “desiderare” fortemente la guarigione della persona trattata, specialmente se si tratta di un parente prossimo di qualcuno che amiamo.
In altri casi, l’egocentrismo con le sue sottili seduzioni cerca di convincerci a sentirci “buoni”, “guaritori”, etc: In tutti questi casi, la centratura può costituire realmente un momento di pausa, di stacco: una piccola meditazione per entrare in contatto con un’energia diversa.
Oltre tutto, su un piano più banale, ma non per questo meno importante, il fatto di usarla regolarmente finisce con il creare un vero e proprio riflesso condizionato: se ogni volta che canalizziamo Reiki ci centriamo nel cuore, disponendoci quindi nel modo migliore, con il passar del tempo si innesca un processo automatico: sarà sufficiente poggiare le mani sul chakra del cuore per rientrare immediatamente in tale condizione. Quando si parla di automatismi della mente, del fatto che il nostro piano mentale lavori molto spesso ad un livello estremamente abitudinario, ciò non significa affatto che si tratti di elementi negativi: al contrario, si tratta solo di capovolgere la situazione; invece di esserne dominati, possiamo sfruttarli a nostro vantaggio.
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E l’abitudine di praticare la centratura del cuore ne è un classico esempio: la tendenza della nostra mente a creare e adottare schemi ripetitivi diventa un ottimo modo per entrare sempre più facilmente nella condizione ideale per i trattamenti.
Che cosa succede quando ci si centra nell’energia del cuore? Per prima cosa ci si rilassa, il piano emotivo si acquieta ed è quindi molto semplice diventare testimoni distaccati di quanto avviene nel corso del trattamento.
Ogni volta che c’è un seminario, riviviamo la stessa bellissima esperienza: dopo una premessa teorica nella quale vengono illustrati i presupposti fondamentali, nei partecipanti sorgono generalmente molti interrogativi su come sia possibile non essere coinvolti in quanto si sta facendo, vincere per un momento la tirannia delle emozioni.
In una fase successiva, dopo la prima attivazione, non appena le persone imparano a centrarsi nel cuore e ad “ascoltare” in tutta semplicità quello che succede, si rendono regolarmente conto che tutte le domande che in precedenza erano state poste a livello teorico hanno già trovato risposta nella loro esperienza diretta.
Anche nei trattamenti di secondo livello, per non parlare delle cerimonie di attivazione, la centratura del cuore si rivela indispensabile; in questi casi, infatti, viene utilizzata la mente.
Essa serve per assecondare dolcemente il passaggio dell’energia: centrarsi significa allora avere la garanzia di “usare” la mente, e di non “esserne usati”. Se osserviamo, infatti, l’atteggiamento ideale da tenere durante i trattamenti di primo livello, abbiamo una fase nella quale la mente viene tacitata: si è testimoni non coinvolti, si osservano i movimenti della mente senza assolutamente prendervi parte; nel secondo livello, la mente viene recuperata e utilizzata, ma a questo punto è diventata uno strumento docile: è una condizione che ricorda quella del Carro dei Tarocchi, dove l’auriga guida con ferma dolcezza i due cavalli, malgrado essi tirino in direzioni opposte.
Nel terzo livello il processo diventa ancora più profondo, in quanto, durante l’attivazione il maestro, pur utilizzando in alcuni momenti anche la propria energia personale, rimane comunque un canale “pulito”. E questo, sempre grazie alla centratura.
Se consideriamo i tre livelli del Reiki come unprocesso dinamico evolutivo (corrispondente al piano fisico, mentale e spirituale), possiamo vedere come in ogni fase il giusto atteggiamento da tenere nel corso dei trattamenti corrisponda anche a un lavoro preciso di crescita personale.
In moltissime tecniche di meditazione, infatti, per prima cosa si impara a osservare la mente senza esserne coinvolti per tacitarla, in una seconda fase la si utilizza concentrando l’attenzione su un oggetto o un concetto e infine è possibile trascenderla... esattamente i tre atteggiamenti ideali da tenere nei tre livelli del Reiki. Vediamo allora come ogni volta che, nel nostro piccolo egocentrismo, siamo convinti di “essere buoni” perché “stiamo trattando gli altri”, in realtà, contemporaneamente, stiamo lavorando anche su noi stessi.
Possiamo dire che nel Reiki si incarna il principio comune alla maggior parte delle discipline spirituali, secondo il quale si cresce facendo Servizio: questo succede ogni volta che trattiamo una persona, una situazione o che teniamo un Seminario, a seconda del nostro Livello. E viceversa: ogni volta che ci autotrattiamo, che guariamo un periodo della nostra vita etc., inevitabilmente miglioriamo il nostro rapporto con gli altri e, quindi, portiamo armonia intorno a noi.
Ancora una volta possiamo dire “Come in alto così in basso”: ogni azione sull’individuo si riflette sulla realtà circostante, ed ogni azione esterna si riflette all’interno. Bene, in tutto questo la centratura del cuore può essere definita l’asse portante: è l’unico elemento che rimane uguale nelle tecniche di tutti e tre i livelli, un vero e proprio filo comune che guida il processo di crescita personale.
La centratura del cuore comporta, inoltre, benefici sia fisici che energetici: dal punto di vista fisico, quando appoggiamo le mani in corrispondenza del chakra del cuore, inviamo energia alla ghiandola corrispondente, il timo, che come è noto regola le difese del sistema immunitario: ogni volta che facciamo Reiki, quindi, stimoliamo anche le capacità di reazione del nostro organismo, cosa che non può che migliorare complessivamente le nostre condizioni fisiche.
Ma la centratura ha effetti anche sul piano energetico: da un punto di vista sottile, ogni volta che ci si centra nell’energia del cuore, è possibile riparare eventuali “buchi” o carenze energetiche nell’aura, e quindi rinforzarla.
Per questo motivo, oltre tutto, non siamo soggetti al rischio di assorbire le energie disordinate della persona che stiamo trattando. Se è vero, infatti, che nel Reiki non esiste alcun ritorno energetico attraverso le mani in quanto tutte e due “danno” energia, è anche vero che in certi casi di gravissimi squilibri energetici potrebbe verificarsi quello che viene definito “vampirismo psichico”, ossia la sola vicinanza di una persona debilitata può portarci a perdere un po’ della nostra energia personale, facendoci sentire alla fine spossati e scarichi.
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Questo non può però avvenire durante i trattamenti di Reiki, proprio per l’effetto tonificante che la centratura del cuore ha sulla nostra struttura energetica. E’ quindi un’ulteriore garanzia che ci consente di trattare con la massima tranquillità qualsiasi persona, indipendentemente dai suoi problemi.
Ovviamente, tutto quanto detto a proposito della centratura del cuore non è assolutamente da riferirsi solo alla preparazione dei trattamenti: “centrarsi” può diventare uno strumento estremamente utile anche al di fuori delle terapie, per esempio, per calmarci in momenti difficili o di grande coinvolgimento emotivo, predisponendoci in maniera più positiva prima di entrare in ambienti caratterizzati dalla presenza di un’energia “pesante” (ospedali, luoghi di sofferenza in genere, ma anche nei quali ci sia un’atmosfera violenta, come può accadere per esempio nelle metropolitane o in vicinanza degli stadi dove si siano svolti atti di violenza): chi ha il secondo livello dispone ovviamente di metodi più specifici (la gabbia di simboli) per schermarsi in tali situazioni; grazie alla centratura, comunque, tutti possiamo comun-que creare una protezione energetica positiva intorno a noi stessi.
Possiamo infine sottolinearne un ulteriore aspetto: il chakra del cuore ha una posizione mediana tra i sette centri energetici del corpo umano . Sintetizzando, possiamo dire che i primi tre partendo dal basso sono legati all’energia ses-suale, a quella vitale o potere personale e all’ego o volontà personale, e quindi esprimono il piano individuale, mentre i tre posti al di sopra del cuore sono legati alla comunicazione, al piano psichico ed extrasensoriale e al rapporto con l’energia cosmica, e si proiettano quindi nel piano extrapersonale.
“Centrarsi nel chakracentrale” si-gnifica quindi trovare un equilibrio tra la nostra dimensione personale e quella che ci circonda, tra micro e macrocosmo, recuperare la nostra condizione di uomini punti d’incontro tra cielo e terra, tra materia e spiritualità, e lavorare per imparare realmente ad “Amare il prossimo come se stessi”.
In ogni sua manifestazione il Reiki propone un superamento tra gli opposti: sul piano fisico l’energia non è pola-rizzata, ma neutra, la guarigione che viene innescata non è mai solo fisica o psichica ma sempreglobale.
Questo lavoro di sintesi e di unificazione viene vissuto a livello simbolico, e non solo, ogni volta che portiamo le nostre mani al centro del nostro petto, con un gesto che ricorda molto da vicino una posizione sacra per le grandi civiltà del pas-sato, dalla posizione rituale dei Faraoni al saluto di pace Esseno, alla posizione che assumono i monaci Zen nella pausa tra una fase di meditazione e quella successiva.
Per informazioni sui semninari di Reiki e sulle altre attività dell'Associazione Pachamama, consultare il sito web.tiscali.it/pachamama, scrivere a pachamama@inwind.it o telefonare al 069032785 o al 3387255800.
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(10/05/2005)
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